Mi tocca urlare per farlo venire a catechismo
L’esperienza della parrocchia San Tommaso a Certaldo

sentinellaErano circa 120 cresimati ogni anno a Certaldo, parrocchia di S. Tommaso, e, incredibile a dirsi, otto giovani dai 20 ai 24 anni si rendevano dosponibili a tuffarsi nel servizio di animatori. La situazione davvero favorevole prometteva copiosi frutti di pastorale giovanile: nascerà un bel gruppo dopocresima! E così si parte: corso per animatori, visita alle classi di catechismo per farei conoscere ai ragazzi, mini campo scuola prima della cresima per far scoprire la belleza di essere gruppo. Fatta la cresima a novembre, si invitano i ragazzi a ritrovarsi una sera in parrocchia per organizzare un altro mini campo scuola da farsi nelle vacanze di Natale. Rispondono sei ragazzi che a febbraio saranno diventati. … uno. Verifichiamo con gli animatori, cerchiamo le cause, ci facciamo venire nuove idee: il prossimo anno andrà meglio. La storia invece si ripete e così anche l’anno successivo, quando i cresimati erano 136. Gli animatori tengono duro nonostante il terzo anno di flop, decisi a realizzare qualcosa e questa loro tenacia ci permette di continuare a tenere alta l’attenzione sul fenomeno giovanile della nostra parrocchia. C’era soprattutto da capire il motivo per cui non si riusciva a coinvolgere gli adolescenti. Fu un pomeriggio, camminando per strada con il mio viceparroco che, inaspettatamente, ci arrivò un flash che ci fece aprire gli occhi. Discutevamo sull’età dei cresimandi, se fosse meglio anticipare di un anno, all’inizio o alla fine della seconda media. Una signore che camminava sul marciapiede opposto, attraversò la strada, . ci raggiunse e con un tono quasi angosciato prima si scusò di aver ascoltato il nostro discorso e poi aggiunse:” mica vorrete posticipare la cresima, vero?” La rassicurammo, dicendole che semmai si sarebbe anticipata. E lei: “meno male, perchè è una gran fatica far venire i nostri figli a catechismo, spesso mi tocca urlare!”

certaldoCome? Una attività che vorrebbe essere un aiuto alle famiglie, un sostegno all’opera educatrice dei genitori, in realtà è un pensiero per loro? Occasione di contrasto con i figli e motivo di arrabbiatura? No, non ci siamo, non è questo il catechismo che vogliamo. O il catechismo da serenità alle famiglie e i genitori attraversano la strada per dirti “grazie per quello che fate per i miei figli”, o non se ne fa di nulla. Non può essere il catechismo fonte di angoscia per le famiglie e la faccia di quella madre era piuttosto angosciata. Allora fermiamoci e guardiamo il nostro sistema di catechismo da una certa distanza, sotto l’aspetto fenomenologico. Come si presenta? C’è la classe di catechismo, il testo, l’insegnante, l’orario, il registro delle presenze, l’anno che va da settembre a giugno ….. ma è una scuola! Se è una scuola non vedo l’ora che finisca, poi. …. scappo! Bisogna, si disse, recuperare la catechesi con il suo intento originario: iniziare il catecumeno alla vita della comunità. Dunque più catechesi e meno catechismo, più esperienza cristiana, che dottrina cristiana (che rimane comunque indispensabile). Ci confrontiamo e proviamo a ridefinire il catechismo parrocchiale. Fino alla prima media tutto rimane così. In seconda media tutto cambia: i ragazzi non hanno più l’incontro settimanale tipo scolastico. Chiederemo loro di partecipare a sei momenti significativi della vita parrocchiale distribuiti durante l’anno, da ottobre a giugno: la festa dei giovani, il pellegrinaggio parrocchiale a piedi, un giorno di volontariato nella caritas parrocchiale, un giorno di ritiro, due domeniche vissute come “giorno del Signore” con la liturgia animata da loro e agape a seguire con momento ricreativo ben preparato. A settembre un corso intensivo di dottrina con tre ore settimanali come preparazione immediata alla cresima. Presentiamo il progetto ai genitori: si cominciano a vedere sorrisi sui loro volti.

sentinella2 Risultato: i ragazzi cominciano ad affezionarsi ai locali parrocchiali, soprattutto grazie alla caritas. Le signore che gestiscono la raccolta e distribuzione di viveri e di vestiario in stanze della canonica accolgono con affetto i ragazzi, gli preparano la merenda, li fanno sentire utili, qualcuno poi comincia a venire per conto suo. Nel giro di due anni si diffonde l’immagine della canonica come luogo di ritrovo dei ragazzi. Ogni giorno i primi arrivano alle due del pomeriggio, due stanze al piano terra sono riservate a loro e durante il pomeriggio si riempiono, gli animatori vengono a turno a fargli visita, gli ultimi se ne vanno alle 20. Cominciano a sentire la parrocchia come loro casa, alla festa dei giovani vengono in tanti. Qualcosa si è sbloccato, finalmente!

Stefano Manetti

UNA LETTURA PEDAGOGICA SU QUESTA ESPERIENZA

Riflettendo sul post Cresima

Di Maria-Chiara Michelini

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Pensando e interrogandosi reciprocamente le cose sal-tano fuori. Occorre coltivare il dialogo, la riflessione, il confronto, beni sempre più preziosi perchè sempre meno frequenti. E poi occorre prendere sul serio le pre-occupazioni che arrivano anche dalle famiglie, troppo spesso liquidate velocemente.

L’esperienza della Cresima a San Tommaso di Certaldo, da un punto di vista squisitamente pedagogico è di estremo interesse, a prescindere dall’esito che ha avuto e che potrà avere in futuro. Si tratta di un’esperienza davvero esemplare da cui possiamo trarre tanti insegnamenti. Ma, vorrei sia chiaro: se qualcuno dovesse cadere nella trappola del considerarla una ricetta, una buona idea da provare ed applicare, riducendola a una tecnica interessante per…, ne tradirebbe il senso e, probabilmente, maturerebbe un altro insuccesso nella sua realtà.

Partiamo dalla questione da cui muove: l’effetto fionda nel post cresima (tanto più sono stati “tirati” prima, tanto più si allontanano poi). Per chi si occupa di pastorale è il problema dei problemi, che si ripropone pressoché ovunque, con una trasversalità imbarazzante: parrocchie grandi e piccole, catechisti attrezzati e non, giovani o adulti, nord e sud, cresima anticipata o posticipata rispetto all’età ….

Il parroco e il vice parroco si interrogano, ne parlano, cercano di capire le ragioni, cercano soluzioni con questi meravigliosi animatori che “tengono duro”, le provano tutte, ma…..Questi ragazzi sembrano sfuggire ad ogni tentativo di coinvolgimento.

Poi, un giorno accade un episodio rivelatore: una mamma in ansia, li sente parlare per strada, va loro incontro, preoccupata che vogliano posticipare la cresima, motivando che è così difficile far venire a catechismo questi figli, che spesso bisogna urlare….

L’ansia e la preoccupazione di questa mamma, che i due riconoscono e non lasciare sfuggire via, diventa occasione di riflessione autentica, sull’immagine che il catechismo ha agli occhi dei ragazzi e delle loro famiglie: un obbligo, un vincolo, una fonte di angoscia.

A seguito della riflessione, già lungamente allenata, grazie a questa mamma preoccupata, il focus si sposta dal comportamento dei ragazzi (sono cambiati, non si riesce più ad interessarli in alcun modo, etc), al senso e alla struttura della proposta catechistica (che cosa noi intendiamo offrire e cosa realmente offriamo). Ci si rende conto che, proposto nella sua forma tradizionale ad impianto scolastico, il catechismo è trasmissione di dottrina teorica, sradicata dall’esperienza, mentre a San Tommaso di Certaldo si vorrebbe offrire la partecipazione ad un esperienza comunitaria vera, in cui la parrocchia viene sperimentata come una casa in cui vivere i momenti tipici, il servizio, la festa, la gita, la distribuzione dei viveri ai poveri e la merenda a questi ragazzi….

Qualcosa si è sbloccato!

La chiave di volta, da un punto di vista pedagogico, sta nell’atteggiamento riflessivo: in questa parrocchia si fanno domande, si fanno ipotesi, ci si chiedono le ragioni, con atteggiamento non giudicante o moraleggiante. Pensando, interrogandosi reciprocamente, prima o poi le cose saltano fuori. Occorre coltivare il dialogo, la riflessione, il confronto, beni sempre più preziosi perché sempre meno frequenti, per ragioni che sarebbe troppo lungo spiegare.

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Genitori e figli: anche nella fede un legame importante

L’autenticità di questa chiave di volta sta nel modo in cui le parole di questa mamma vengono accolte: c’è apertura, c’è un prendere sul serio la sua preoccupazione, c’è una capacità di guardarsi nello specchio delle sue parole e, soprattutto, dei suoi sentimenti veri. Quante volte i genitori (le mamme in primis) vengono liquidati molto velocemente con giudizi incapaci di capire anche solo lontanamente la complessità del loro vissuto?

Spesso si verificano episodi rivelatori come questo dell’incontro con la mamma, ma il loro potenziale rimane inattivo, in quanto non li si osserva, non li si ascolta, lasciando che gli schemi mentali con cui giudichiamo la realtà attuino tutti i loro pigri automatismi.

Invece quest’episodio rivelatore ci consente di vedere distintamente la struttura vera della proposta catechistica, nell’immagine che essa acquista agli occhi delle famiglie. Di qui, finalmente, l’illuminazione: ma quale immagine vogliamo che passi? Quella di un’esperienza di fede comunitaria vera in cui la dottrina si inserisce, con il suo ruolo, ma, radicato in una realtà vissuta, è la risposta di Certaldo.

C’è almeno un ulteriore elemento: tutto questo avviene in una comunità in cui, dopo una riflessione, che porterà ad una riorganizzazione del tutto, ciascuno mette il suo contributo: i giovani fanno turni in canonica dalle 14 alle 20, le signore della Charitas preparano la merenda per tutti, i preti… i genitori che, nel frattempo hanno ritrovato il sorriso……

Riflessione, ascolto, comunità. Sono queste le parole con cui vorrei sintetizzare il senso di questa esperienza. Proviamo a riflettere, ad ascoltare le persone che transitano nelle nostre parrocchie, proviamo a fare tutto ciò nel confronto aperto con gli altri nella comunità.

Qualcosa si sbloccherà, finalmente!