GIOVANI DI PAROLA
L’esperienza dell’AC della Diocesi di Fano Fossombrone -Cagli – Pergola

Sentieri N5_High_Affiancate_Pagina_07_Immagine_0004“L’ignoranza delle scritture è ignoranza di Cristo”. La maggior parte dei cattolici “ferrati” attribuisce la citazione a San Girolamo, chiedendolo ad un giovane della Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola la paternità verrebbe sicuramente affibbiata a “Giovani di Parola”.  (Scopri la diocesi di Fano su http://www.fanodiocesi.it/)
“Giovani… di Parola” nasce come risposta a un’esigenza diffusa e condivisa, emersa lampante a un campo-educatori di AC del settembre 2011 che tenemmo vicino ad Ancona per partecipare anche noi al XXV Congresso Eucaristico: rimettere al centro le Scritture, studiarle, conoscerle e meditarle.
Già a giugno 2011, da don Armando Matteo all’Assemblea Pastorale della nostra diocesi era giunto forte l’invito a non essere (o continuare a essere) “cristiani per convenzione, ma per convinzione”.
Così ci siamo resi conto che un primo passo verso questa fede consapevole era quello di riappropriarci personalmente della Mensa della Parola, una priorità che molte volte lasciamo in secondo piano, presi “dall’organizzare e dal fare”.

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prima una lectio divina, poi l’aggiunta di momenti di confronto e gesti significativi

Perché questo nome? Una duplice valenza:
–   per darci l’ambizioso obiettivo della “Fedeltà” a Gesù Cristo e alla Sua Parola;

–   perché “Giovani… di Parola” è un appuntamento pensato per tutti i giovani: dai tanti ragazzi impegnati come operatori pastorali nella nostra diocesi (di tutte le associazioni e movimenti) agli universitari fuori sede, per chi frequenta la parrocchia ma non è necessariamente coinvolto negli impegni pastorali, per chi sente la necessità di accostarsi alle Scritture con regolarità e metodo.
E perché poi, di fronte all’antichità millenaria della Scrittura, siamo veramente tutti giovani. Anche chi ha qualche hanno in più. Veramente per tutti.

Gli strumenti? Bibbia, penna, matita, gomma, fogli/quadernino per appunti e soprattutto un po’ di tempo per l’Ascolto paziente e profondo.
Giovani di Parola ha assunto nei primi due anni di vita la forma della semplice Lectio, tenuta da un religioso/a, alla quale i giovani della Diocesi intera erano invitati a partecipare.

Per i due anni successivi è diventata un incontro più strutturato in cui oltre all’ascolto ed alla riflessione sono stati aggiunti dei gesti ed un momento di confronto. Con l’obiettivo di arrivare nelle parrocchie più disparate della Diocesi gli incontri hanno iniziato ad essere alternativamente zonali e diocesani.

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Partire dalle Scritture per compiere un percorso di approfondimento è una strada positiva. Dalla parola alla vita il salto è breve. Essere cristiani significa esserlo tutti i giorni, in ogni occasione e quella Parola ascoltata, confrontata e interiorizzata si traduce in grazia, testimonianza viva e promessa.

Nell’ultimo anno Giovani di Parola si è evoluto in “Giovani di Parola e Partecipazione”: a due incontri incentrati sul tema della Misericordia sono susseguiti due incontri in cui la Parola si tesse con la Vita. Sono stati ospiti di “Giovani di Parola” dei ragazzi che scontano la loro pena detentiva alla Comunità Papa Giovanni XXII ed uno dei responsabili della Fattoria della Legalità legata a Libera.

L’evoluzione futura? “Giovani di parola” è nato dalle esigenze dei Giovani di una Diocesi delle Marche e si è evoluto aderendosi al loro modo di cercare Cristo, il domani non può essere altro che la concretizzazione delle loro necessità di essere cristiani per convinzione nei modi che meglio permetteranno loro di sentire la vicinanza del nostro Signore.
L’equipe Giovani di AC della diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola.

 

 

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L’esperienza che nasce da un’esigenza

I fatti e le Parole
Maria-Chiara Michelini legge per noi l’esperienza di Fano

Giovani… di Parola non è solo un’efficace espressione linguistica, ma, soprattutto una felice esperienza a misura di giovani impegnati nella Chiesa. Analizziamo alcune caratteristiche che la rendono un esempio interessante e potenzialmente fecondo.

Anzitutto è un’esperienza che nasce da una valutazione autentica, si direbbe in gergo pedagogico. Giovani… di Parola, infatti ha origine da un gruppo di giovani impegnati nella chiesa, che hanno considerato attentamente e autonomamente le proprie esigenze, nello specifico, di riappropriazione della Mensa della Parola.

Questo principio, apparentemente semplice e scontato, trova molte resistenze in campo educativo. Si tende a ritenere di sapere che cosa sia bene, o che cosa sia preferibile, per le persone di cui ci si sta occupando, e non a considerare prioritario creare le condizioni perché ciascuno si interroghi ed esprima le proprie esigenze. Tale principio non dipende dall’età cronologica per cui, ad esempio, al di sotto di una certa soglia non valga. L’assioma è universale e, per noi cattolici, discende direttamente dall’essere creature pensate e volute libere dal Dio creatore. Che cosa vogliano i giovani di oggi, che esigenze abbiano, va, anzitutto domandato ai giovani stessi, mettendoli nelle condizioni di comprenderlo da sé. Non è un caso che i giovani della Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola abbiano scoperto e manifestato tale esigenza nel corso di un campo scuola di educatori di AC, preparatorio al XXV Congresso Eucaristico. Quella era, come le tante iniziative analoghe, una situazione di confronto, di approfondimento, di scambio di espressione di sé.  La Chiesa, madre e maestra, ha il dovere di creare queste occasioni, questi ambienti in cui le persone possano riflettere e manifestare le proprie esigenze profonde. Naturalmente abbiamo ben presente il rischio di una deriva autoreferenziale; per evitarlo occorre anche accompagnare l’interpretazione di quanto emerso, attraverso il dialogo e il confronto a più voci. Certamente, però, la voce che non può mancare è quella dei soggetti, nel nostro caso i giovani, che devono poter far sentire la propria voce nella Chiesa (e non solo ovviamente), devono potersi interrogare sui propri bisogni e sulle modalità con cui interpretarli.

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i giovani vanno cercati e seguiti nei loro percorsi esistenziali

Le resistenze all’affermazione di questo principio, sono in gran parte riconducibili alle concezioni trasmissive ed etero-dirette che, sotterraneamente, governano i modelli educativi ed organizzativi prevalenti anche in campo ecclesiale, in cui predomina la preoccupazione dottrinale (che cosa è bene che i giovani facciano, che cosa è necessario che i giovani sappiano per….etc.). Giovani… di Parola, al contrario, è l’esempio di un modello che da fiducia ai giovani, non pretende di sapere sempre e comunque cosa essi preferiscano, ma al contrario desidera anzitutto ascoltarli e, sull’esempio di Gesù chiedere loro: «E voi chi dite che io sia?».

I giovani di FFCP hanno espresso la loro autonomia, letteralmente, dando un nome ad un’esigenza che si sono riconosciuti da sé. Alla Chiesa locale va il merito di aver creato le condizioni perché tale esigenza potesse emergere e, successivamente, realizzarsi concretamente.

Una seconda caratteristica interessante è legata alla disseminazione territoriale dell’iniziativa. Gli incontri, infatti, non si svolgono sempre nella stessa sede, né, tantomeno, in quella centrale della Diocesi (nello specifico la città di Fano), ma hanno carattere itinerante, raggiungendo anche le zone più periferiche e geograficamente distanti. Ad un certo punto, addirittura, gli incontri hanno assunto una forma alternata rispetto allo svolgimento (tra zona e diocesi). I giovani hanno così cercato di interpretare in forma dinamica il rapporto centro/periferia della Chiesa locale, a vantaggio del coinvolgimento delle periferie (impervie, isolate, scarsamente popolate) rispetto al centro (citta popolosa, marittima, ben collegata). Ciò ha permesso anche di valorizzare risorse qualitativamente significative. Questa scelta risponde ad una logica pedagogica importante: le persone (i giovani, nello specifico) vanno cercati, in qualche modo seguiti nei loro percorsi esistenziali, non accontentandosi della soddisfazione dei numeri, per cui le iniziative normalmente si svolgono dove è più facile riempire le sale o le piazze. In questo senso il magistero di papa Francesco ci insegna moltissimo e sintetizza, anche per il nostro discorso, molte cose che non serve aggiungere al riguardo.

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I giovani sono di loro natura persone alla ricerca di ragioni, di risposte, di motivazioni. Per questo l’esperienza dell’AC della diocesi di Fano Fossombrone -Cagli – Pergola è significativa: nasce da un’esigenza di approfondimento, ma per trovare risposte al proprio agire, per andare oltre, per incrementare il proprio impegno, per partecipare attivamente alla vita della Chiesa, per crescere insomma! Sicuramente è un’esperienza che è segno di speranza

La terza caratteristica va al cuore di Giovani…di Parola: il riposizionamento tra l’agire e la Parola. I giovani impegnati (e sono tanti e sono meravigliosi) rischiano di venire fagocitati dal fare, dalle esigenze organizzative, dal moltiplicarsi delle iniziative che li vedono coinvolti.  La Parola rischia di essere messa in secondo piano e, con essa, le ragioni profonde del fare. Giovani…di Parola è un esempio, voluto da giovani per i giovani, di come si possano concretamente creare occasioni in cui Gesù possa ripetere l’invito: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’» (Mc 6,31).  Non si tratta, infatti, di incontri immediatamente finalizzati che so, ad un tema che si intenda approfondire, né prettamente organizzativi, in vista di cose-da-fare-per….Sono incontri in cui i giovani incontrano la Parola, con l’aiuto di qualche esperto, per il loro essere persone alla ricerca di ragioni e non di convenzioni.

Come si comprende dall’epilogo della presentazione dell’esperienza, ciò, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si traduce in una sottrazione di impegno, ma nella generazione di nuove e più autentiche forme di partecipazione attiva alla vita della Chiesa.

In estrema sintesi Giovani… di Parola è un segno di speranza per la Chiesa e un esempio di Chiesa che sia anche dei giovani.