Argomenti tabù

È meglio defilarsi?
È meglio defilarsi?

*di Igino Lanforti*
Diciamocelo con franchezza: ci sono degli argomenti che come educatori abbiamo difficoltà ad affrontare con i nostri ragazzi. Sono tabù culturali autoimposti per evitare di andare a sbattere contro il pensiero dominante.
Preferiamo scantonare o quanto meno differire, fino a quando proprio non si può fare a meno, fedeli alla regola che le “rogne è meglio non andarsele a cercare”. Alcuni esempi: morte ed eutanasia, sessualità, fedeltà e verginità, aborto, contraccezione e regolazione delle nascite. Sono temi caldi sui quali il Magistero della Chiesa Cattolica si
è ripetutamente espresso per chiarire ed ha fornito insegnamenti, alla luce della Scrittura e della ragione umana, contenuti in documenti che dovremmo saper maneggiare – su tutti il Catechismo della Chiesa cattolica (CCC). Di fronte ad essi, lo sappiamo, si è schierato un fuoco di fila molto violento, prodotto dalla quasi totalità dei Media e
da agenzie culturali, che hanno la loro radice in una filosofia relativista e radicale ben sostenuta e pubblicizzata
da un mix di interessi ideologici, economici e politici e che si fa rappresentare presso il mondo giovanile dal cantante, dal rapper o dal vip di turno.
Questo fuoco di fila umanamente ci intimorisce, ci sembra insormontabile, una partita persa in partenza e allora… allora scantoniamo, torniamo indietro o camminiamo lungo il muro in attesa di trovare prima o poi un varco per aggirarlo. Non è detto che ciò non possa accadere, ma neppure che il varco ci sia e che lo spostamento lungo il muro sia sempre la soluzione buona. Forse vale la pena di saggiare se il muro sia davvero così consistente come appare e se non si tratti di una “fata Morgana”.

Aprire un varco o camminare lungo il muro?
Aprire un varco
o camminare
lungo il muro?

Nei mesi scorsi era in corso il dibattito parlamentare sulle DAT (disposizioni testamentarie anticipate), momentaneamente sopito, ma pronto a riemergere alla luce dei riflettori televisivi e mediatici non appena verrà ridiscusso o si presenterà il prossimo caso eclatante di suicidio. Con un gruppo di ragazzi è stato affrontato, senza andare ad analizzare direttamente la proposta di legge, ma quello che vi sta dietro e/o sotto. Ho partecipato alla discussione in modo indiretto e ho dato ai ragazzi e ai loro educatori la possibilità di ascoltare la testimonianza di una donna che ha vissuto per undici anni insieme al marito ammalato di SLA (un report dell’incontro è leggibile sull’inserto di Toscana Oggi, Vita Apuana, del 18 maggio scorso). Hanno successivamente ascoltato anche
un medico anestesista. A distanza di alcuni mesi ho chiesto agli animatori del gruppo di poter sottoporre ai ragazzi un questionario anonimo con alcune domande alle quali dovevano rispondere con un punteggio da 1 a 10 per ciascuna di esse o con una scelta tra sì, no, non so. Propongo alcuni dei risultati ottenuti attraverso la media dei voti:
1. Hanno molto apprezzato (8.5) la discussione a l’approfondimento del tema.
2. Ritengono che i Media siano poco completi e obiettivi (5,8) e abbastanza sbilanciati a favore delle DAT (6.5).
1457955616-eutanasia_fmt3. Ritengono che l’approvazione di una legge in merito sia giusta solo al 5.25 e, con analogo punteggio, che lo Stato legiferi in materia.
4. Temono che, una volta approvata, possa indurre procedure e mentalità eutanasiche nei confronti di persone adulte gravemente malate (7).
5. Ritengono che il dolore fisico non sia la causa preponderante (5.5) che induce alla decisione di togliersi la vita,
ma piuttosto il senso di solitudine e abbandono (6.8) e che la presenza di cure amorevoli da parte dei familiari e di personale medico siano determinanti (8.5) per non decidersi alla scelta eutanasica.
6. Pensano che la fede sia importante nelle decisioni eutanasiche per evitarle (7.25) o, se assente, per prenderle (6).

L’IMPORTANTE E’ PARLARNE
Affrontare certi argomenti un po’ difficili e scomodi è il minimo che gli educatori possano fare per i ragazzi.
Parlarne insieme può aiutare a chiarirsi le idee, ad avere una visione più ampia delle cose e soprattutto a non omologarsi passivamente al pensiero comune. Se facessimo dei sondaggi forse ci renderemmo conto che i ragazzi la pensano diversamente su tanti argomenti. Proviamoci.