Cristo non è mai virtuale

di don Gianfranco Calabrese*

Prima di ascendere al cielo Gesù risorto ha inviato in tutto il mondo i suoi discepoli, per annunciare il Vangelo e battezzare nella fede: «Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio» (Mc 16, 19). Per questo motivo non si può che accogliere con atteggiamento positivo e propositivo lo sviluppo tecnologico e i new media che caratterizzano la società contemporanea e che hanno una grande ed incisiva influenza sulle nuove generazioni, al punto che alcuni sociologi hanno affermato che sono «nativi digitali». In effetti se si osservano con attenzione le abitudini delle nuove generazioni e degli adulti ormai influenzati dalle nuove tecnologie, non si può che confermare che l’uso e l’abuso dei nuovi media secondo le diverse forme hanno ormai modificato antropologicamente, culturalmente e praticamente il costume e le consuetudini personali, familiari, sociali ed anche ecclesiali. Non si può e non si deve demonizzare né condannare questo sviluppo, ma come in altre epoche storiche, anche in questa la chiesa è chiamata con sapienza e prudenza a servirsi dei social network per comunicare, annunciare e costruire ponti per un’efficace evangelizzazione, soprattutto degli adolescenti e dei giovani. Per raggiungere questo scopo occorre conoscere le nuove tecnologie, la loro influenza sull’uomo e sulla vita sociale ed ecclesiale, le potenzialità ed i limiti. Ma soprattutto è necessario conservare alcuni principi che nella storia bimillenaria della chiesa hanno permesso di annunciare il Vangelo e offrire la salvezza in Cristo con rispetto delle diverse epoche storiche e, al tempo stesso, in modo profetico e libero senza tradire il contenuto dell’evangelo e, al tempo stesso, trasmettendolo in modo vitale e significativo. D’altronde nella catechesi e nella pastorale per gli adolescenti e per i giovani insieme alle famiglie, l’accoglienza, l’uso e lo sviluppo delle nuove tecnologie di comunicazione e di dialogo non possono che permettere e favorire, in modo unico, originale e provvidenziale, la missione della chiesa di Cristo. La chiesa è cattolica sia in senso spazio- temporale sia intergenerazionale e culturale. La velocità dei collegamenti e dei contatti permette alla chiesa cattolica e ai cristiani di raggiungere tutti in modo comprensibile ed efficace per annunciare la salvezza in Cristo.

Per accogliere le nuove tecnologie e al tempo stesso non tradire l’originalità del Vangelo occorre riaffermare che il dono della salvezza deve essere sempre gratuito, rispettando la libertà dell’ascoltatore e la generosità dell’annunciatore. Inoltre non è possibile condurre al Vangelo di Gesù Cristo se lo si riduce ad una verità semplicemente virtuale, che non sollecita in chi annuncia e in chi riceve il coinvolgimento personale e vitale, la conversione e il discepolato. Non è sufficiente essere collegati e leggere le verità, in maniera puramente teorica, ma è necessario incontrare i testimoni, la loro vita trasformata e desiderare diventare, nel dono dello Spirito santo, testimoni ed icone della nuova ed eterna alleanza. In qualche modo l’illusoria neutralità e la falsa presunzione di non voler influenzare coloro che utilizzano i new media deve esser smascherata; è opportuno combattere la tentazione di volersi sostituire a Dio, creando nuovi linguaggi che si allontanano di fatto dall’annuncio e dall’ascolto autentico della Parola. Questa tentazione può essere arginata se non ci si lascia affascinare dai mezzi e dagli strumenti, ma si conserva l’intenzione di incontrare le persone “in carne ed ossa” e se si lascia il tempo per meditare, riflettere e rimodulare il messaggio senza esagerare nell’imporre il proprio contatto e la propria presenza. La rete è il nuovo ambiente simbolico della missione apostolica ed ecclesiale. I pastori, gli educatori, gli animatori sono invitati a rileggere la chiamata che il Signore Gesù ha rivolto sul lago di Galilea ai primi apostoli (cfr. Lc 5, 1-11) e a fidarsi del Signore e della sua Parola sulla quale si fonda ogni possibile cammino di conversione e di salvezza. Tutto può servire per incontrare il Risorto e i suoi testimoni viventi, ma è sempre necessario raggiungere l’uomo e il suo cuore nella concretezza della propria storia e del proprio vissuto. Per questo motivo le nuove tecnologie aiutano il cammino pastorale della chiesa, ma rendono sempre più urgente una formazione virtuosa e spirituale, per conservare la libertà, sconfiggere ogni forma di dipendenza e senso di onnipotenza ed intraprendere un vero e costante percorso di discepolato. Anche grazie ai new media e ai social network tutti i cristiani possono non solo incontrare il Vangelo, ma diventare annunciatori e messaggeri della buona novella del Regno di Dio.