Matrix ed i suoi simboli

di Luigi Cioni*

Non è purtroppo infrequente, passeggiando tra letture quotidiane, incontrare analisi di un mondo giovanile che appare sconcertato e spesso frastornato, che si concludono con un’accusa, spesso superficiale e di maniera, diretta verso le nuove tecnologie; “stanno sempre a guardare quel telefonino!”, “non riflettono più!”.

Ed io non voglio negare i pericoli che un abuso, non solo delle TIC, ma di ogni cosa comporta nella vita e nella psiche degli adolescenti (e non solo!). rifiuto invece categoricamente l’idea che a soluzione di questo problema si possano invocare la proibizione o addirittura il ricatto.

Come in ogni campo credo che alla base di un uso ragionato e perfino virtuoso degli strumenti e delle risorse che abbiamo a disposizione stia sempre e comunque l’educazione.

Sicuramente questo ci impegna tutti in un cammino molto difficile che perché vedo adulti sempre meno educati a questo scopo e quindi del tutto inadeguati al loro compito trasmissivo e valoriale.

Eppure modi per riuscire a far leggere a dei ragazzi la loro realtà, trovando direttamente in essa i criteri di interpretazione per una esistenza più autentica e consapevole esistono! Basta saperli leggere (ancora una volta).

Mi permetto di suggerire un solo esempio, di enorme successo di pubblico, quindi molto conosciuto, anche se non recentissimo. Spero che, proprio per questo motivo, abbia fatto almeno un po’ di scuola!

Mi riferisco al celebre film “Matrix”, nella sua prima opera (considero la II e III parte di questa saga un abuso di segnali e simboli senza un coerente piano complessivo che invece, secondo me era presente nel primo film).

Certamente moltissimi dei nostri giovani avranno visto questa pellicola come un film di azione senza ulteriori sollecitazioni, ma basta approfondire appena un po’ lo sguardo per notare altre piste di lettura che cerco di riassumere schematicamente.

 

Una pista di lettura pedagogica: “Svegliati Neo!”; con questa frase si apre praticamente la storia. È una chiamata al risveglio, a seguire indicazioni anche altrui che cercano di rispondere alle esigenze interiori del protagonista. Deve seguire un cammino, il “coniglio bianco” in una evidente ed esplicita citazione dei celeberrimi libri di Carroll, ma anche con una meno esplicita citazione di un filosofo contemporaneo, Lean Baudrillard, nel cui libro Neo nasconde del software illegale. Si tratta di un filosofo totalmente impegnato proprio su una riflessione educativa rispetto al posto dell’uomo in un mondo ormai “televisivo” e “spettacolare”. La tana del bianconiglio è il luogo dove Neo deve immergersi per trovare se stesso. Questo fino all’incontro con Morpheus, che rinnova la metafora e che poi lo conduce dall’oracolo. Anzi lo conduce fino alla soglia: “tocca a Neo decidere se la vuole attraversare”.

 

Una pista di lettura filosofica: alla base di tutto c’è sicuramente una filosofia di stampo neoplatonico: non solo i due livelli di realtà richiamano immediatamente alla memoria il famosissimo mito della caverna della Repubblica di Platone, ma anche l’uso simbolico del numero non ci permette di sottrarci a suggestioni, appunto neoplatoniche, in cui la prospettiva numerica richiama all’idea del progresso, dell’ascesi, della necessita di raggiungere l’Uno, il Bene.

Il nome stesso Neo è anagramma di “one” (colui che viene cercato, anche se nella versione italiana si è preferito indicare questo con il nome di “Eletto”). Uno dei compagni si chiama Switch (che richiama al due). La donna di cui si innamora si chiama Trinity (sic!), ed il suo nemico, traditore, si chiama Cypher, che oltre ad essere abbreviazione di  Lu-cypher, il demonio, indica anche la cifra, cioè lo zero immettendo in maniera immediata nella mente di tutti l’opposizione del codice binario 0-1 a cui si può ricondurre l’intero universo informatico.

 

Ed infine la pista di lettura religiosa che completa ed unifica tutte le altre:

non solo la nave di Morpheus si chiama Nabucodonosor, il re babilonese che ha distrutto Gerusalemme; non solo la città rifugio si chiama Zion (la Sion biblica), non solo la targa dell’auto dell’Agente Smith rimanda ad un versetto biblico, ma il quadro complessivo dell’opera tende a suggerire una visione dell’uomo in cui il rapporto con Dio non è eliminabile.

L’uno, che è l’atteso e l’eletto, si innamora del “tre”, deve salvare l’umanità e lo fa morendo e risorgendo, proprio per amore, lo fa risvegliando tutti alla propria dignità e alla vita vera, lo fa mostrando loro tutte le loro potenzialità non nel dominio e nella potenza, ma con l’esempio e la guida. In poche parole attraverso una immersione, che definirei una vera e propri chenosi, nella realtà umana più profonda, al fine di creare una umanità nuova.

 

I riferimenti cristologici si sprecano, l’azione e le avventure di Neo tengono lo spettatore legato allo schermo attraverso la visione di un mondo in cui la tecnologia mostra anche il suo volto più pericoloso.

Potremmo dire anche che l’intero film può essere visto come una invocazione alla resistenza. Sicuramente sì, ma una resistenza fatta dal di dentro, dall’interno di una umanità povera ed indecisa che rischia di perdere la propria vita e la propria autenticità e che la può ritrovare soltanto imparando ad usare ogni mezzo in maniera critica, anche strumentale al proprio fine. Certamente l’appello iniziale viene rivolto anche a tutti gli spettatori: “Svegliatevi!”