FORMAZIONE E MISSIONE ALLA CARITÀ: UN BINOMIO INSCINDIBILE!

di don Fabio Menicagli*

“Perché donarsi agli altri?”… “Perché devo a fare un servizio per gli altri?”. Sono queste le domande che risuonano spesso nei nostri percorsi catechistici. La proposta che facciamo ai ragazzi è quella di fare “esperienze di Caritas” durante l’anno, per scoprire il valore del dono di se stessi agli altri, perché un cristiano non può non fare opere di carità! Utilizziamo volutamente l’espressione “ esperienze di Caritas”, per indicare il servizio che facciamo fare ai ragazzi, grazie all’azione delle Caritas diocesane o parrocchiali, per prendere coscienza della povertà e
di come sia bello aiutare gli altri. Vi sono, però, due rischi opposti nella proposta da delineare:

1. Il primo rischio è “mettersi sopra dell’altro”: pensare che i poveri siano gli altri rispetto a noi, gli utenti, che si rivolgono al centro servizi,
ai quali noi bravi cristiani diamo un aiuto.
2. Il secondo rischio è “sentirsi falliti”: comprendere che il nostro aiuto è soltanto palliativo e non serve a risollevare l’altro, perché la sua
situazione è complessa e non si risolve solo con un piatto di pasta o un pacco viveri.
Abbiamo evidenziato questi due rischi perché dobbiamo essere chiari quando nei nostri percorsi catechistici facciamo delle proposte. Il cristiano non “fa del bene agli altri”, ma … “si dona al fratello”.
La proposta, quindi, potrebbe diventare: “come vorresti donarti ai fratelli?”.
Questo perché la logica che deve trasparire è quella del dono di sé, in altri termini la via oblativa del cristiano.
L’origine di questa via la troviamo nella Carità, altro termine che molto spesso è confuso con “fare del bene”. Al contrario, la Carità, come
emerge dal dato biblico, è visibile nel dono che Gesù Cristo ha fatto di sé sulla Croce. Potremmo dire in altri termine che la Carità è all’origine
di ogni azione della Chiesa e addirittura ne è lo “start”, cioè, ciò che avvia la volontà di agire nella comunità cristiana.
Se è vero quanto diciamo, comprendiamo che solo attraverso l’incontro con Gesù Cristo, che sulla croce ci ha mostrato la Carità, possiamo
donarci ai fratelli. Comprendiamo allora che non esiste il percorso di catechesi scisso dal servizio di carità. Dobbiamo sempre più pensare a percorsi di formazione cristiana, intesa come percorsi che “formano a Cristo”, che prevedano necessariamente momenti di incontro con la persona di Gesù Cristo. Gesù Cristo è sorgente della Carità, che suscita in ognuno di noi il bisogno di riversarla ai fratelli. È l’incontro con Cristo che rende servo di Carità, cioè servo nel Suo amore. Ecco che colui che si mette al servizio di Cristo diventa così un compagno di viaggio, che accompagna alla sorgente coloro che hanno bisogno di aiuto per dissetarsi, qualcuno che li aiuti mettendosi accanto non per “fare del bene” ma per fare un tratto di cammino con lui.
L’articolo potrebbe finire così, ma prendiamo spunto dall’ultima canzone di Francesco Gabbani che si intitola “Viceversa”. Il cammino deve
essere biunivoco. Prendiamo atto, che, se anche il cammino logico-spirituale è quello proposto, non sempre i nostri percorsi formativi sono
capaci di far incontrare Gesù Cristo come sorgente di Carità. Come allora unire il binomio formazione e servizio alla carità? Aiutando i ragazzi a fare “esperienze di Caritas” e contemporaneamente a mediare il loro vissuto. Far sì che da esperienza pratica possano comprendere il valore di ciò che stanno facendo, magari aiutandoli ad esprimere le loro emozioni e sentimenti, a comprendere ciò che sta accadendo nella loro vita, scoprendo un ambiente a loro distante, o a volte troppo presente da affrontare nella loro vita. Qui si innesca allora il processo contrario: partire dal servizio alla carità per incontrare Cristo origine del mio agire. Rimanendo nell’ambito della sorgente, il percorso è quello di fare un tratto di cammino verso la sorgente insieme al fratello, per accorgersi che quell’acqua parte da una sorgente che non vediamo apparentemente ma che dona e riversa acqua in modo continuo. Concludiamo sottolineando che non importa il percorso che scegliamo, ma che la proposta catechistica conduca all’incontro con Cristo sorgente della vera Carità, partenza della via oblativa.