GESÙ E LA SCUOLA: UN MESSAGGIO ANCORA POSSIBILE?

*di Martina Antognoli

Comunicare ai ragazzi il messaggio di Gesù oggi è innanzitutto una sfida: i numerosi e variegati spunti che il mondo offre loro porta sicuramente a un pregiudizio di fronte a determinati temi, ma anche una buona dose di curiosità. Spesso gli adolescenti sono considerati disinteressati, persi nel loro mondo virtuale, con pochi stimoli di senso e tanto tempo perso; e il rischio è che davvero diventino tali. Ma se si ha il coraggio di scavare un po’, si trova in loro una grande sensibilità, un interesse a ricevere alt(r)i messaggi, proposte profonde, che abbiano un contenuto solido e concreto. Insegnare Religione Cattolica oggi significa anche essere come i minatori, che non hanno paura del buio e dell’imprevisto: armati di elmetto, torcia e corde, scendono nelle miniere col coraggio e la voglia di scavare in profondità. Così è trasmettere il messaggio di Gesù Cristo oggi, avere il coraggio e la voglia di scendere nella profondità della mente e del cuore degli alunni che abbiamo di fronte, presentare un messaggio di coerenza e responsabilità, che arrivi a toccare le corde più sensibili di quelli che un domani saranno adulti, chiamati a compiere decisioni importanti per se stessi e per la società.

Nella mia esperienza triennale in un liceo di Genova ho incontrato questo desiderio di profondità in quasi tutti i miei alunni: molti, pur avvalendosi dell’IRC, conoscono poco la storia di Gesù, il contesto in cui viveva, il semplice messaggio che portava, così scontato oggi, ma ancora così rivoluzionario. Attraverso il confronto diretto con alcuni passi del Vangelo, il confronto con l’attualità è lampante e spesso l’ora settimanale non basta per esaurire il dibattito che ne scaturisce: dal Buon Samaritano al giovane ricco, sono tanti gli spunti che questo grande influencer propone, tra tutti amore per se stessi, riconoscersi dono per gli altri, avere uno sguardo ampio su chi ci circonda. Certo, non è un insegnamento facile: i pregiudizi e le false credenze da debellare sono tanti, ma il compito di un cristiano è essere sale e luce, chiamato a offrire una prospettiva diversa sul mondo. Colpisce i ragazzi la trasversalità di questa materia, tanto che incrociamo spesso brani di filosofia, testi latini e greci, storici e professori di italiano e soprattutto le grandi dichiarazioni e costituzioni che si esplorano nella neonata Educazione Civica. E allora come non rileggere la Dichiarazione Universale dei diritti umani, quando parliamo dell’amore per il prossimo perché persona come me, con pari diritti e dignità? Come non esplorare la Dottrina Sociale della Chiesa, partendo dall’enciclica Laudato Si’, quando si riflette su economia circolare, lotta alla povertà, ecologia? Come non guardare alla ribellione propria dei grandi Santi di fronte a ingiustizie precostituite, quando oggi riflettiamo sul lavoro degli Influencer e la loro capacità di esser portatori di un valore?
Riflettere sul messaggio di Gesù di Nazareth oggi è quanto mai importante, in una cultura dello scarto, come dice Papa Francesco, in cui lo sguardo verso l’altro è spesso schermato da molti fattori. Se l’educazione passa attraverso la scuola, essa non può esimersi dal narrare quella che per noi è la buona novella. È importante però che questa narrazione sia libera: l’ora di religione è un’ora di trasmissione di una cultura cristiana che ha avuto l’onore e l’onere di essere fondativa per l’Europa e non solo, ed è fondamentale che i ragazzi ricevano questo insegnamento senza l’imposizione o l’obbligo della fede. Molti alunni si dichiarano atei o agnostici, molti sono cristiani tiepidi, molti non si pongono domande, ma tutti accedono con curiosità e gioia a questo insegnamento, che richiede tempo da sottrarre a altro. Ma è proprio in questo sacrificio che si determina la profondità dei ragazzi e la loro voglia di mettersi in gioco, di essere stimolati, di saperne di più. E molti
scoprono che gli insegnamenti di quest’ora possono e devono essere applicati nel loro quotidiano, perché suscitano in loro domande, più che offrire risposte.
E come minatori, è importante che gli insegnanti non perdano l’entusiasmo e il desiderio di caricarsi di elmetto, torcia e corda, per scendere nel cuore degli alunni e far loro scoprire la loro dimensione interiore e spirituale che molto spesso, soprattutto oggi, è al buio e aspetta solo che qualcuno la porti alla luce. E d’altra parte, come scrisse Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi, «La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture. Esse devono essere rigenerate mediante l’incontro con la Buona Novella. Ma questo incontro non si produrrà, se la Buona Novella non è proclamata.»