La ricerca di sé

di Luigi Cioni*

www.youtube.com/watch?v=m_MwzTC1aPg

La ricerca di sé o la ricerca di Dio all’interno di noi; la ricerca delle nostra o della sua volontà; una ricerca autonoma e privata oppure simile a quella di ogni uomo, giovane o vecchio; Ulisse che cerca Itaca anche se pietrosa e arida. “Se tu guardi un monte che hai di faccia senti che ti sospinge a un altro monte, 
un’isola col mare che l’abbraccia ti chiama a un’altra isola di fronte”.  Ricerca infinita alla luce della fede oppure fede cieca che ci spinge alla ricerca di Dio e fare in mondo che i suoi sì ed i suoi no diventino anche i nostri. Io credo un dilemma sempre vivo.
Esiste una frase ricorrente, una risposta con cui spesso chi non crede apostrofa noi “credenti”: “Buon per te che hai la fede! Tu non hai dubbi!

A parte il fatto che , in sé, non avere dubbi significa essere morti, intellettualmente e spiritualmente, questa frase denota un chiaro fraintendimento della esperienza interiore di chi vive la “difficile ricerca del credente”.

Una ricerca che forse , o almeno non sempre, non si configura come una ricerca all’esterno di sé, di proposizioni su cui fondare una visione intellettuale dell’esistere, ma è invece una perseverante, continua, infinita, esplorazione all’interno di sé, tesa a comprendere chi siamo, che cosa il Signore vuole da noi, come poter realizzare la nostra vita, in dialogo con Dio e con i fratelli.

Una ricerca che spesso contraddice le nostre stesse aspettative, perlomeno quelle immediate e più apparenti, e ci porta su strade sconosciute, in una errabonda odissea. (Ulisse è marinaio o contadino?)

belloUna ricerca che ci pone di fronte isole da esplorare e sempre nuovi mari da attraversare, per arrivare all’isola successiva.

Una ricerca che mette a confronto ciò che ci aspettiamo da noi stessi, ciò che gli altri credono di noi, e ciò che noi riusciamo, via via, a scoprire della chiamata di Dio.

E tutto questo in una dinamica incessante, del tutto simile a quel percorso che anche chi non ha una posizione definita rispetto alla fede, è necessitato a fare.

Certo, per chi crede, si tratta di un percorso di fede, alla luce della Grazia di Dio e della vita della comunità dei fratelli.

In compagni del proprio gruppo, della vita di comunità, dell’animatore, del Padre spirituale, del parroco… ma chi può dire di avere tutto questo? A chi è mai successo, nella propria esistenza, di vivere tutto secondo i dettami dell’intelletto?

La ricerca inesausta di chi siamo, di ciò che Dio vuole da noi, e che noi crediamo sia anche ciò che ci rende veramente uomini, è dura, difficile, irta di tentativi ed errori, in definitiva sempre solitaria e spesso sconfortante; a volte contro Dio stesso (“contro gli dei e contro la paura”), in un mare pieno di false rotte e leggende fuorvianti.

bello2Eppure il guardare al Signore e cercare di accordare i nostri sì ed i nostri no ai sì e a i no di Dio ci distrugge e ci esalta, ci rende il cammino impervio, ma ricco di isole incantate, amori divini, porti sempre nuovi, anche se i Lestrigoni e i ciclopi sono spesso nel tuo cuore.

E questo fino ad Itaca , sempre intravista e sempre sfuggente, sempre promessa e sognata, anche se apparentemente è solo una piccola isola pietrosa. Eppure tu sai che senza di lei, mai ti saresti  messo in viaggio e ormai, esperto più di tutti i tuoi compagni, sai che cosa Itaca significhi.

Tutto questo ci mette al riparo dalla sofferenza, dal dubbio, dal buio? Certamente no! Ma di questo, della notte dell’anima, parleremo la prossima volta.

 

 

bello3BUON PER TE CHE HAI LA FEDE
Una riflessione particolarmente attenta su questo aspet-to è stata rivolta a tutti noi come augurio pasquale da un non-credente molto particolare, attento a tutte le di-mensioni spirituali dell’animo umano:
Pasqua è voce del verbo ebraico che significa “passare”. Non è festa per residenti ma per coloro che sono migra-tori che si affrettano al viaggio.
Da non credente vedo le persone di fede così, non im-piantate in un centro della loro certezza ma continua-mente in movimento sulle piste. Chi crede è in cerca di un rinnovo quotidiano dell’energia di credere, scruta perciò ogni segno di presenza. Chi crede, insegue, per-seguita il creatore costringendolo a manifestarsi. Per-ciò vedo chi crede come uno che sta sempre su un suo “passaggio”. Mentre con generosità si attribuisce al non credente un suo cammino di ricerca, è piuttosto vero che il non credente è chi non parte mai, chi non s’azzarda nell’altrove assetato del credere. Ogni volta che è Pasqua, urto contro la doppia notizia delle scritture sacre, l’uscita d’Egitto e il patibolo romano della croce piantata sopra Gerusalemme. Sono due scatti verso l’i-gnoto. Il primo è un tuffo nel deserto per agguantare un’altra terra e una nuova libertà. Il secondo è il salto mortale oltre il corpo e la vita uccisa, verso la più inte-grale risurrezione. Pasqua è sbaraglio prescritto, unico azzardo sicuro perché affidato alla perfetta fede di giun-gere. Inciampo e resto fermo, il Sinai e il Golgota non sono scalabili da uno come me. Restano inaccessibili le alture della fede.
Allora sia Pasqua piena per voi che fabbricate passaggi dove ci sono muri e sbarramenti, per voi operatori di brecce, saltatori di ostacoli, corrieri ad ogni costo, atleti della parola pace.
Erri de Luca

 

In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, 
nè nell’irato Nettuno incapperai 
se non li porti dentro 
se l’anima non te li mette contro)

Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

C. Kavafis, Itaca

 

*guarda il video di Luigi che spiega il suo articolo