Farsi prossimo nella rete

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L’ambiente della rete offre potenzialità di comunicazione e di relazione che legano tra loro le persone

*di Andrea Tomasi*

Tutti sappiamo che la rete nasce per comunicare informazioni a distanza, senza limiti geografici. I social network  permettono di entrare in relazione tra persone distanti fisicamente, ma rese vicine  dal l’ambiente della rete. Così diventa esperienza di ogni giorno l’appuntamento per salutare una persona cara che è andata a studiare all’estero, o mantenersi aggiornati su quello che succede e talvolta condividere un momento di preghiera tra amici, anche da lontano, ma resi visibili attraverso la webcam. Ed è ormai un dato di fatto la connessione quasi permanente dei giovani, e di molti adulti, in tutte le ore del giorno e anche della notte, specialmente con l’uso di cellulari e smartphone.

Ma la cronaca ci riporta anche quotidianamente fatti estremamente negativi. Persone che in rete vengono perseguitate da bulli che spesso si nascondono dietro l’anonimato, o persone ingannate e truffate, coinvolte nella spirale del gioco d’azzardo o dello scambio a pagamento di fotografie e filmati pornografici. Recentemente un delitto è stato facilitato dalla possibilità di “seguire” online gli spostamenti della vittima, attraverso le segnalazioni della sua attività in rete.

Non c’è da meravigliarsi. L’ambiente della rete offre potenzialità di comunicazione e di relazione che legano tra loro le persone, mescolando situazioni estremamente reali insieme ad uno stile di relazione che spesso è artificiale. Numerosi studi psicologici e analisi sociologiche aiutano a illuminare il mondo delle reti sociali e i comportamenti che le persone assumono in rete, ma mi limiterei qui a sottolineare alcuni aspetti, da approfondire in futuro se il tema suscita interesse.

Il primo punto riguarda la percezione di quanto siamo prossimi agli altri in rete: è diverso incontrare chi già frequentiamo oppure persone  che non conosciamo affatto. Anche dal punto di vista della distanza dagli altri e della frequenza con cui contattiamo i numerosi “amici”: una relazione continua viene mantenuta con poche persone, e la stessa possibilità di incontrarsi o di avere notizie delle attività e della presenza in rete dei nostri amici è “pilotata” da meccanismi che non controlliamo. Gli algoritmi di funzionamento del sistema ci mostrano solo una parte dei contenuti e selezionano le notizie da presentarci, che riguardano solo alcune tra le tante persone con cui siamo in contatto.

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Il “samaritano digitale” è colui che si fa prossimo anche attraverso la rete. Farsi prossimo in rete significa allora essere “autentici” e “prudenti”

Il secondo punto riguarda la qualità del nostro avvicinarci agli altri attraverso la rete. La vicinanza mediata dallo schermo porta a vivere la relazione in modo diverso rispetto alla presenza fisica, con meno imbarazzo, con maggiore intensità delle emozioni, sia positive che negative. La rete di per sé non produce sentimenti, ma amplifica e deforma quelle sensazioni che ci portiamo già dentro, e ci spinge ad esprimerle con immediatezza e talvolta senza controllo. Gli atteggiamenti di riservatezza personale, il pudore, il rispetto per l’altro, possono quasi sparire lasciando il posto a comportamenti negativi. E si dimentica che tutto quello che facciamo e scriviamo rimane conservato in copia da qualche parte.

Anche senza volerlo, le persone quando si esprimono attraverso la rete non sono esattamente le stesse persone che incontreremmo (o che saremmo) in carne ed ossa. In particolare possono essere modificati alcuni equilibri personali. Se siamo sempre connessi abbiamo una forma continua di presenza in mezzo agli altri, ci viene a mancare il tempo per noi stessi e l’incontro con le altre persone non può essere preparato dal tempo dell’attesa. In rete la distanza con l’altro è “appiattita”, costante, non riusciamo ad alternare momenti di maggiore intimità e momenti di sano distacco, che ci aiuta a vedere le cose nella giusta luce. E la comunicazione sulla rete diventa uno stile che lascia poco spazio all’interiorità personale, portando facilmente ad esibire i propri sentimenti e il proprio corpo, cercando l’approvazione degli altri.

“Farsi prossimo” in rete significa allora, a mio avviso, essere “autentici” e “prudenti”. Il valore dell’ autenticità in rete non è nell’ esibizione di se stessi, e non è una cosa diversa dal nostro “essere” nella vita di tutti i giorni; autenticità significa coerenza tra il modo di presentarsi e quello che rendiamo visibile negli altri momenti della giornata, nella corrispondenza tra parola e comportamento, personalmente e come appartenenti alla comunità cristiana. I punti critici riguardano il controllo delle proprie emozioni e l’ uso del tempo, per evitare che la connessione prenda il sopravvento sulle altre attività della giornata o sul riposo notturno.

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La connessione non deve prendere il sopravvento sulla vita, e sulle altre attività della giornata. Si può essere autentici anche in rete e questa autenticità è un ottimo biglietto di presentazione per chi entra in relazione con noi. Il “samaritano digitale” è colui che si fa prossimo anche attraverso la rete. Rendere più umano e vivibile l’ambiente dei Social Network è pertanto il risultato di scelte non occasionali e di atteggiamenti meditati da parte del “samaritano digitale”.

L’autenticità, quando viene percepita dagli altri, diventa una presentazione della persona e ci fa “entrare in relazione” con chi si incontra in rete, ma ci espone anche in modo trasparente e quasi indifeso al contatto con gli altri. E’ opportuno pertanto essere prudenti quando siamo in rete, in particolare verificando l’ identità delle persone che incontriamo e mantenendo un costante autocontrollo per sviluppare efficaci “relazioni di aiuto”, specialmente nei contatti a due, cercando quando è possibile una relazione personale diretta “in carne ed ossa”, con la necessaria gradualità e con le opportune cautele.

Il “samaritano digitale” è colui che si fa prossimo anche attraverso la rete, non chi condivide la stessa sorte della vittima dei briganti. E la comunicazione sui social network, dove spesso prevalgono il chiacchiericcio e il conformismo, espressi frequentemente con frasi violente e toni sarcastici e denigratori nei confronti di chi dissente, costruiscono un linguaggio, una sorta di pensiero unico che diventa una forma di schiavitù dello spirito.

Rendere più umano e vivibile l’ambiente dei Social Network è pertanto il risultato di scelte non occasionali e di atteggiamenti meditati da parte del  “samaritano digitale”.

Infine il servizio più grande che credo possiamo fare a noi stessi e alle persone che sempre più si avvicinano al mondo della rete è quello di maturare quella consapevolezza che è base necessaria per il discernimento: comprendere ed usare in maniera adeguata gli strumenti, sapendo che possono condizionare il nostro stile di vita, ma che sono anche un luogo prezioso di incontro e di comunicazione con gli altri.