Sant’Agostino: una parrocchia livornese dove convivono realtà giovanili diverse

La parrocchia di S. Agostino ha una caratteristica unica, un dono prezioso rispetto alle altre parrocchie della nostra Diocesi: la presenza di un’associazione parrocchiale di Azione Cattolica numericamente significativa. La presenza dell’AC in questi ultimi 30 anni ha donato alla comunità parrocchiale un bel numero di adulti corresponsabili nella pastorale e tutt’oggi gode della collaborazione e del servizio di un bel gruppo di adulti e giovani. Tra i vari servizi che svolge l’AC è di particolare importanza quello dell’ACR (Azione Cattolica Ragazzi), un percorso formativo per i ragazzi dai 6 ai 14 anni, e quello dei Giovanissimi (15-18 anni). I soci adulti e i giovani si mettono al servizio dei più piccoli per far fare anche a loro esperienza associativa, ovvero per farli crescere in uno stile di collaborazione e corresponsabilità nell’annuncio del Vangelo. Dai primi anni ’90, a livello nazionale, all’AC è stata data la possibilità anche di proporre percorsi di iniziazione cristiana. Ecco che a s. Agostino, grazie alla presenza dell’AC, esiste un percorso di iniziazione cristiana che dalla prima elementare accompagna i ragazzi fino ai 18-20 alla Solenne Professione di Fede! Quest’anno, per la prima volta, un gruppetto di “superstiti” del gruppo Giovanissimi giungerà al termine del percorso: in agosto andremo in pellegrinaggio a Santiago de Compostela e sulla tomba dell’apostolo Giacomo saranno chiamati a dire il loro sì definitivo a Cristo recitando solennemente il Credo.

A fianco della proposta dell’AC si va ricostituendo un percorso di catechesi parrocchiale non associativo e dall’ottobre 2016 in parrocchia è presente anche l’AGESCI con il gruppo Livorno 7, autorizzato dal Vescovo a proporre un cammino di iniziazione cristiana con un progetto proprio che si conclude con la famosa Partenza. Per i genitori c’è così la possibilità di scelta tra tre percorsi formativi diversi, ma tutti di iniziazione cristiana, ovvero con l’obiettivo comune di accompagnare il ragazzo verso i 18-20 anni a prendere la decisione di essere cristiano.

Quest’ultimo punto è un nodo cruciale e non possiamo nascondere la difficoltà che anche a s. Agostino si ha nel far comprendere ai ragazzi, ma soprattutto ai genitori, che il catechismo non “serve” per prepararsi alla Comunione e alla Cresima. Questo è un retaggio del Concilio di Trento e così andava bene fino a 50 anni fa: il catechismo, come lo intendiamo comunemente, nasce davvero come un periodo breve in cui qualcuno, di solito il parroco che aveva una certa preparazione teologica, preparava i ragazzi alla Comunione e alla Cresima, ma si inseriva all’interno di un’educazione cristiana solida che si riceveva in famiglia ed era sostenuto da una società cristiana. Oggi non è più così! Si rende necessario un percorso integrale di educazione alla vita cristiana, alla vita di preghiera, alla carità, senza certamente dimenticare l’aspetto dottrinale. Perché questo si realizzi è necessario dunque un tempo più lungo, durante il quale non solo essere costanti al catechismo, ma anche e soprattutto acquisire la “buona abitudine” di non mancare mai alla Messa domenicale ed essere educati a vivere la carità. Nel percorso rivestono un ruolo fondamentale i campi estivi ed invernali, momenti nei quali si può sperimentare la bellezza del vivere insieme nell’amicizia del Signore Gesù, si possono fare esperienze forti, si possono creare relazioni e si può maturare così un senso di appartenenza al gruppo, prima, e alla comunità parrocchiale, poi.

Non è facile rompere questo legame catechismo-sacramenti e far comprendere che i sacramenti sono solo delle tappe del percorso. A s. Agostino ci stiamo provando, con qualche difficoltà, ma anche con qualche frutto. Nel rispetto delle indicazioni del Vescovo, che prevedono almeno 4 anni di catechismo prima della Comunione e 6 prima della Cresima con tutta una serie di requisiti, e d’accordo col Vescovo, già da qualche anno non celebriamo un’unica Messa di Prima Comunione a maggio tutti insieme! Non si riceve più la Comunione ad una certa età! Ogni ragazzo ha il suo percorso personale e il suo tempo per le tappe sacramentali. Questa sperimentazione è favorita e sta dando frutti in particolare nell’ACR, perché il percorso prevede una suddivisione dei ragazzi in fasce (6-8; 9-11; 12-14) e non in classi, spesso troppo simili alle classi scolastiche. All’inizio dell’anno vengono presentate ai genitori alcune date (un paio in autunno, un paio in inverno e una in primavera). I genitori dei ragazzi che stanno frequentando il 4° anno di catechismo (non importa l’età, dipende da quando si è cominciato!) in un rapporto di confronto col parroco e con gli educatori decidono quando è arrivato il momento e chiedono di fare la Comunione in una determinata data. Quando abbiamo cominciato molti si sono quasi scandalizzati: “Cosa c’entra la Comunione a dicembre!”. Perché tanta meraviglia? La Comunione non si fa tutte le domeniche? Tale sperimentazione rende anche la celebrazione della Prima Comunione, che è un evento straordinario, al tempo stesso ordinaria: i ragazzi sono un piccolo gruppetto e non c’è la folla dei parenti, la comunità parrocchiale non viene avvisata (altrimenti i fedeli vanno ad altre Messe per evitare la confusione) e la celebrazione è davvero vissuta come un qualcosa di ordinario, non che si fa una volta sola nella vita, ma che si comincia a fare oggi e ci si augura di farlo per tutta la vita!

Quest’anno stiamo provando una sperimentazione simile anche con la tappa della Cresima. Il Vescovo Simone si è reso disponibile a venire due volte l’anno ad amministrare questo sacramento. Così, tra i ragazzi del gruppo 12-14 dell’ACR, con lo stesso spirito di collaborazione coi genitori, si cerca di capire per chi è arrivato il momento di celebrare questa tappa. Per la Cresima si richiede che sia assodata la partecipazione alla Messa domenicale e che ci si impegni a svolgere un piccolo servizio nella comunità parrocchiale.

Non è semplice la via che stiamo sperimentando, ma penso che il Signore ci stia guidando e sostenendo col suo Spirito in questa direzione. I frutti non mancano. Non mancano anche delle difficoltà, ma ci proponiamo di verificare continuamente il cammino intrapreso e di riuscire a comprendere come migliorare il tutto per riuscire davvero a generare cristiani!

Don Valerio Barbieri