SHEKINAH E RADIO INCONTRO: PROGRAMMI PER MEDITARE

*di Elisa De Marco

Il 19 ottobre 2020, grazie ad un’idea di Mons. Giusti Vescovo di Livorno, i giovani della Segreteria della Pastorale giovanile, guidati dal loro Direttore Don Federico Mancusi, si sono lanciati in una nuova avventura, sbarcando su YouTube e sulle altre piattaforme social, improvvisandosi come speaker di una nuova stazione radiofonica: “Radio Shekinah Giovani”. Il progetto è sempre stato molto ambizioso, alle sue radici infatti c’è il desiderio di riuscire ad utilizzare un nuovo canale di comunicazione per poter raggiungere tutti i giovani e non soltanto quelli presenti nelle nostre parrocchie.
Questo nobile intento ha da subito fatto superare tutte le paure e le difficoltà dei giovani della segreteria che non si erano mai misurati in un’esperienza simile, e ha permesso loro di trovare il coraggio di rischiare, per provare a raggiungere un bene più grande.
Ma partiamo con ordine! Il nome della radio racchiude in sé l’obiettivo finale di questo progetto, “shekinah” in ebraico vuol dire “tenda” ed era la tenda dove dimorava la presenza di Dio, e dove quindi il popolo di Israele, aveva la possibilità di fare questo preziosissimo incontro con Dio (Yhwh). Questo infatti rimane il principio e il fine di ogni puntata della radio: condurti all’incontro con Dio, non necessariamente parlandoti di Lui in maniera diretta, ma piuttosto facendoLo trasparire dalle testimonianze di vita dei conduttori e degli ospiti.
Andiamo adesso a scoprire le rubriche di questa nuova radio:

– “Chiamati fidati” è una rubrica che prova a rispondere a moltissime tematiche giovanili, attraverso le testimonianze degli speaker e dei loro ospiti;
– “Music Line” è un programma dedicato interamente alla musica raccontata attraverso
le interviste di cantanti, deejay, cantautori e cover band;
– “Una parola e una canzone” è una rubrica curata da Gipo Montesanto che con una
piccola riflessione approfondisce il significato di una parola, e lo rende ancora più
profondo associandoci una canzone da ascoltare;
– “In ascolto” è uno spazio dedicato a tutte le realtà presenti sul nostro territorio,
per adesso hanno partecipato a questo programma l’ufficio missionario, e la Caritas
con una puntata dedicata al servizio civile;

– “Chiedilo al Don” è stata la novità del 2021, è uno spazio diretto e curato dal Direttore dell’ufficio Don Federico Mancusi, che risponde in maniera profonda ma allo stesso tempo molto comprensibile, a tutte le domande che i suoi giovani gli pongono.
Dal 12 Aprile due giovani dell’equipe di Radio Shekinah sono approdati a Radio Incontro, la radio della Diocesi di Pisa che trasmette in FM alla frequenza 107.75. Anche questo salto in qualcosa di sconosciuto è stato vissuto da Gipo Montesanto ed Elisa De Marco, con la stessa fiducia con cui avevano iniziato a Radio Shekinah, ovvero la fiducia in un bene più grande.
Le rubriche che conducono sono:
– “Per una gioia più grande” è una rubrica bisettimanale condotta da Gipo Montesanto
che intervista tantissime persone che con la loro vita testimoniano fino in
fondo la bellezza di vivere sentendosi amati da Dio ed amandolo a loro volta. Il titolo
di questa rubrica è inoltre il titolo di un inedito di questo cantautore.
– “Per Elisa” è condotta settimanalmente da Elisa De Marco che racconta i segreti e
le storie nascoste all’interno delle sue canzoni, cercando sempre di lanciare messaggi
positivi e di speranza.
Grandi novità attendono tutta l’equipe della segreteria, per scoprirle rimanete aggiornati sul nostro sito e sulle nostre pagine social.
Canale Youtube: Pastorale Giovanile Livorno
Radio Incontro: FM 107.75
sito web: http://giovani.diocesilivorno.it/

GESÙ, COLUI CHE CI MOSTRA DIO PADRE

*di Matteo Salvemini

«Quanto è pericoloso credere in Dio, tanto è garante e benefico e salvifico credere in Dio Padre». La prima volta che lessi queste parole, provenienti dagli scritti di David
Maria Turoldo, rimasi in silenzio. Non avevo mi ero mai soffermato su quelle semplici parole che pronunciamo ogni domenica a messa all’inizio del Credo. Le davo per scontate, come un semplice pro forma che ribadiva un concetto ormai acquisito. Invece, grazie a Turoldo, ho capito come non vi fosse nulla di ovvio nel dire “Dio Padre”.
Non a caso il motto «Ad maiorem Dei gloriam» (“per maggiore gloria di Dio”) ha animato nel passato «le interminabili lotte di religione, i fanatismi, le sacre inquisizioni, le guerre sante»1. Nel nome di Dio è stato sparso molto sangue, compreso quello di Gesù, che, come ci ricorda il Vangelo di Matteo, «è reo di morte» perché «ha bestemmiato»2 .

Gesù va incontro alla morte per un concetto di Dio sbagliato. La salvezza non viene dal credere in Dio, ma dal credere in Dio Padre; «credere, per mezzo del Figlio, Gesù Cristo nell’unità del loro unico e medesimo Spirito, che è l’Amore senza fine»3 .
Ecco così che la preghiera di Cristo risuona come preghiera di tutti i credenti verso il Padre: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo».4

GESÙ, UOMO LIBERO
Il fanatismo è nemico della fede. La fede rende l’uomo compartecipe della vita con un senso di profondo mistero, di fronte al quale dialoga con Dio in un profondo silenzio. La superstizione, affermando vacue e inverificabili certezze, fa sentire l’uomo sullo stesso piano di Dio e lo esorta a farsi giudice di quell’umanità di cui lui stesso è parte. Il fanatismo è il germe dell’intolleranza e di tutte le sopraffazioni. Assai pericolosa è quella che Turoldo chiama la «dittatura religiosa», in cui la religione diviene il grimaldello attraverso il quale invadere ogni spazio del cuore e della mente. A perire è la libertà dell’uomo. Ma Cristo per primo è uomo libero ed è dalla sua libertà che proviene la controversia nei suoi confronti da parte degli altri giudei. Come ricorda Duquoc, nei Vangeli viene di continuo rinfacciato a Gesù «di vivere secondo usi e costumi che fanno pensare che egli sia peccatore». Gesù viveva secondo una libertà che a quel tempo «nessun uomo timorato di Dio osava attribuirsi»5 . Da questa libertà manifesta deriva la sua successiva condanna a morte. Ma che libertà è quella di cui Gesù è testimone? Per rispondere a questa domanda, trovo illuminanti le parole di Paolo Ricca, teologo valdese: «La libertà di Gesù non è oggetto di un discorso ma di vita; è una libertà che si invera nella prassi»6.

Gesù vive nella libertà e la sua vita è un esempio pratico da tenere sempre a mente e da attuare, in quanto fratelli e sorelle liberi e libere in Cristo.

GESÙ, L’INSOCIEVOLE
Gesù era il primo ad essere consapevole che le sue idee non sarebbero state accettate da tutti. Non a caso lui stesso definisce sé stesso come «la spada». Le idee sono divisive. Nessuna idea nella storia dell’uomo ha mai unito spontaneamente tutti gli uomini e le donne del mondo. Questo ampio supporto ha sempre interessato solo unamaggioranza più o meno ampia di individui ed è stato creato di volta in volta  ricorrendo o alla coercizione o alla propaganda. Non è un caso che, già all’alba del pensiero,Eraclito affermasse: «Polemos è padre di tutte le cose»7. Le idee sono destinate fra di loro a confrontarsi e, in alcuni casi, anche a scontrarsi. Gesù stesso, rivolgendo la sua parola ai farisei, provoca innumerevoli scontri intellettuali che si risolvono spesso e volentieri in condanne e accuse reciproche. Tutto ciò accade perché l’uomo si rapporta con i suoi simili secondo un rapporto di “insocievole socievolezza”, come definito da Kant. L’uomo ha necessità di vivere insieme ad altri individui ma al tempo stesso vorrebbe comandare su di essi. Eppure, la discordia fra gli uomini è necessaria al progresso, perché ogni individuo, nel tentativo di essere migliore degli altri, migliora la società. Ma come evitare che questa necessaria discordia non sfoci in scontri violenti e infruttuosi, ovvero che non innescano il progresso sociale di cui parla Kant? La risposta che mi sono dato viene dall’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti, dove è scritto:
«In una società pluralista, il dialogo è la via più adatta per arrivare a riconoscere ciò che dev’essere sempre affermato e rispettato, e che va oltre il consenso occasionale. Parliamo di un dialogo che esige di essere arricchito e illuminato da ragioni, da argomenti razionali, da varietà di prospettive, da apporti di diversi saperi e punti di vista, e che non esclude la convinzione che è possibile giungere ad alcune verità fondamentali che devono e dovranno sempre essere sostenute»8 .

1 David M. Turoldo, Amare. “Non dire nulla cerca solo di essere”, Edizioni San Paolo, Milano 2002, pag. 39
2 Mt. 26, 65-66
3 David M. Turoldo, ibid., pag. 40
4 Gv. 17,3

5 Ch. Duquoc, Gesù uomo libero, Brescia 1974, p.50

6 P. Ricca, La libertà di Gesù

7 Eraclito, Sulla natura, frammento 53, in Hermann Diels, Walther Kranz, I presocratici. Testimonianze e frammenti,

a cura di Angelo Pasquinelli, Einaudi, Torino, 1976
8 Francesco, Lettera enciclica Fratres omnes (3.10.2020), n. 211

SABATI DELLA CARITÀ: “i poveri” generatori di fede e maestri di vita

A cura di: Le Figlie della Carità di La Spezia*

Come fare perché la Cresima non diventi l’ultima tappa nel cammino di fede? Come trasmettere la passione per Cristo e per l’uomo ai ragazzi? Come poter mostrare che una vita senza Dio è una vita vuota, triste, senza orizzonte? Come poter rispondere al bisogno di sicurezza,
stabilità, benessere, felicità, amore dei ragazzi? Questi sono alcuni degli interrogativi che quotidianamente ci assillano … chi ha incontrato Cristo, chi sperimenta il Suo Amore non può trattenerlo per sé ma desidera mostrarlo e donarlo al mondo, San Vincenzo de Paoli ripeteva “non mi basta amare Dio se il mio prossimo non lo ama”. Ma possiamo noi aiutare i ragazzi ad amare Dio? Noi possiamo essere “facilitatori d’incontro”, possiamo metterli davanti a un incontro e poi pregare. Sì, pregare perché i loro occhi sappiano “vedere”, le loro ginocchia sappiano piegarsi, la porta del loro cuore si possa aprire, l’incontro possa avvenire, la vita acquisire un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. Questa convinzione ci ha spinte a promuovere “i sabati della Carità”.
Iniziati con il gruppo del post-cresima e superiori all’interno di una parrocchia, sono ora l’espressione della collaborazione di 4 parrocchie
all’interno della Diocesi di La Spezia. Tanti di questi ragazzi sono nostri ex alunni che tante volte non hanno una parrocchia di riferimento ma che sentono la scuola come loro “casa”.
In cosa consistono i “Sabati della Carità”?
Nella Scuola delle Figlie della Carità alla Spezia incontriamo i ragazzi il sabato ogni 15 giorni. La cadenza quindicinale è per poter lasciare due
incontri formativi al mese all’interno della parrocchia di appartenenza e non rischiare di perdere il legame con la propria comunità, alimentando la consapevolezza di essere “inviati” dalla stessa. I ragazzi arrivano intorno alle 16.45/17.00 per un primo momento di
gioco, dialogo e merenda insieme. Dopo la preghiera, l’invocazione allo Spirito, ha inizio “il servizio ai poveri”. In realtà non ci piace chiamarli poveri, chi ha sperimentato lo sa, … chi è più povero: chi dona o chi riceve? Allora preferiamo chiamarli “fratelli”, “amici” … Finita la preghiera “usciamo per le strade” e mentre i ragazzi più grandi delle superiori a piccoli gruppi di due o tre vengono inviati per le visite a domicilio ai “nonni”, anziani soli, e ad alcune famiglie in difficoltà per la consegna del pacco viveri, i giovanissimi del post cresima si mettono in cammino per le strade del centro.
Possiamo riassumere questa esperienza in 5 punti.
CERCARE. PIEGARSI. CHIEDERE PERMESSO. GUARDARE NEGLI OCCHI.
LASCIARSI TRASFORMARE.
L’incontro con i questi fratelli non può lasciarci come prima. Chi incontra i “poveri” può non vederci subito Gesù, i ragazzi scoprono però che, nella misura in cui aprono il cuore alle persone che hanno davanti, la vita cambia, pian piano si trasforma. Essi diventano per loro veri maestri. Il contatto con le loro storie e l’incrocio di sguardi e sorrisi diventa quella piccola goccia che pian piano lavora la roccia e la trasforma …. Su questo punto vogliamo riportare direttamente la voce al alcuni ragazzi:

• Ho capito che è cambiato in me qualcosa da quando ho iniziato a intraprendere questa esperienza perché facendo del bene alle persone
che si aiutano si riceve la gioia di aver aiutato qualcuno.
• Ho consapevolezza che c’è sempre qualcuno che sta peggio di me e questo, anche se poco, cambia le mie azioni quotidiane.
• È cambiato di vedere il mondo con occhi diversi.

• Sì, ora mi sento qualcosa nel cuore grazie a voi signori della strada.
• Ho capito il senso della povertà, i sacrifici, e che si può vivere anche senza tutte le cose che abbiamo.
• Vedendo alcuni anziani ho imparato che la vita è una e non dobbiamo sprecarla.
• Ho imparato ad essere altruista.
• È cambiata la mia vita. Prima ci passavo vicino e provavo disprezzo, mentre ora mi calo nei loro panni.
• Sì, ho imparato a non sprecare il cibo; anche se sono piena o non mi piace, lo mangio lo stesso perché so che ci sono persone che non hanno quello che ho nel piatto..
• Da quanto ho incontrato questi fratelli più poveri sento di essere più generosa e altruista con il prossimo.
• Adesso se mi metto nei panni dei poveri riesco a capire di più.
• Dopo che li ho incontrati metto più impegno nelle cose che faccio. Ho imparato inoltre a non sprecare nessun tipo di cosa per qualsiasi motivo.
• Ho capito che io sono molto fortunata e che mi devo accontentare delle cose più semplici perché sono quelle essenziali.
• Ho capito che le cose per me normali per tutti non lo sono, quindi devo cercare di apprezzare di più quello che ho senza darlo per
scontato.
• Ha cambiato la mia sensibilità. So che sono fortunata ad avere degli amici perché nei loro sguardi ho notato solitudine.
• Mi sono resa conto che devo imparare ad essere meno superficiale.
• Pensando alla forza con cui affrontano la vita i poveri non mi butto giù per ogni stupidità ma penso che ci sono cose peggiori.
• Vedo i poveri sotto un’altra prospettiva: li sento tutti come amici.
• Quest’esperienza non solo mi dona gioia ma mi ha anche aiutato a superare la timidezza che avevo, e mi fa capire che aiutare i più poveri
è una cosa veramente importante.
• Ho capito meglio come vivono. Sono più consapevole.
• Grazie! Grazie Signore, perché ogni volta ci dai l’opportunità di incontrarti, di stringerti la mano e di tornare a casa più ricchi…non di cose, ma di qualcosa che si chiama gioia, senso della vita, dono ricevuto
• ci insegnano grandi valori quali: la pazienza; il coraggio nell’affrontare situazioni difficili; la riconoscenza e la capacità di essere felici per le piccole cose; la solidarietà tra di loro; l’affidamento la capacità di soffrire in silenzio che si esprimono nell’atteggiamento dignitoso dello stare lì seduti spesso senza neppure chiedere, ma pronti ad aprirsi nel dialogo con chi, fermandosi un poco, li fa sentire accolti come persone, vivi perché qualcuno si accorge di loro…
Alle 19.00 generalmente rientriamo e i sabati della Carità proseguono
con il momento di formazione in Chiesa e a seguire alle 19.45 la pizza e poi i giochi insieme. Questo è un punto di forza perché risponde al bisogno molto forte a questa età di parlare, di essere ascoltati e soprattutto di stare insieme.
San Vincenzo questo ce lo ha trasmesso e noi vogliamo ripeterlo a voi, lui aveva capito che Dio non lo attendeva nei libri o nelle contemplazioni estatiche, non lo attendeva nel silenzio di un monastero ma lo attendeva nell’uomo: nel piccolo, nel misero, nel carcerato, nello straniero, nel sofferente, nel peccatore e in ogni persona povera di amore, bisognosa di Dio stesso. Anche noi lo abbiamo trovato lì. Ciascuno di noi ha un luogo in cui il Signore lo aspetta, ciò che ci consente di trovarlo è il desiderio e la voglia di cercare, piegarsi, chiedere permesso, guardare negli occhi e lasciarsi trasformare.

Mi tocca urlare per farlo venire a catechismo
L’esperienza della parrocchia San Tommaso a Certaldo

sentinellaErano circa 120 cresimati ogni anno a Certaldo, parrocchia di S. Tommaso, e, incredibile a dirsi, otto giovani dai 20 ai 24 anni si rendevano dosponibili a tuffarsi nel servizio di animatori. La situazione davvero favorevole prometteva copiosi frutti di pastorale giovanile: nascerà un bel gruppo dopocresima! E così si parte: corso per animatori, visita alle classi di catechismo per farei conoscere ai ragazzi, mini campo scuola prima della cresima per far Continua a leggere “Mi tocca urlare per farlo venire a catechismo
L’esperienza della parrocchia San Tommaso a Certaldo