*di Edoardo Volpi Kellerman* Un brano scanzonato, divertente e coinvolgente. Sound da ballare, testo da meditare.
Ecco la ricetta del successo di Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani, canzone vincitrice del Festival di Sanremo 2017.
Ma le polemiche sono accese, sul Web. Due tifoserie si affrontano: una che accusa il testo di “finta profondità”, di essere un’accozzaglia di riferimenti a caso, da Desmond Morris (1) a William Shakespeare, da Eraclito a buddismo e alla filosofia orientale; l’altra che, proprio appoggiandosi a tali citazioni, sottolinea le possibili chiavi di lettura del testo. Testo che intende ironizzare sulla superficiale ricerca di “spiritualità” dell’uomo occidentale, spesso rivolto al pensiero orientale senza veramente comprenderlo e cercando anzi di “indossarlo” a suo piacimento, come un abito alla moda.
Chi scrive non intende appoggiare nessuna delle due tesi, ma piuttosto analizzare il fenomeno da un punto di vista più sociologico e musicale. Francesco Gabbani non è nuovo a questa formula, che trova fra le sue radici “Sono solo canzonette” di Edoardo Bennato e “L’albero da trenta piani” di Adriano Celentano (con il quale Gabbani ha collaborato, fra l’altro), e secondo qualche critico musicale anche diverse canzoni di Franco Battiato.
Si tratta di uno stile comunicativo che nasconde una volontà didascalico-provocatoria, di denuncia mascherata col sorriso.
Nel 2016 il singolo dell’ultimo disco “Eternamente ora” di Gabbani già recitava: “Elaboriamo il lutto con un amen… dimentichiamo tutto con un amen”. Parole dure, soprattutto per chi crede.
Anche nell’ultimo successo Gabbani affronta argomenti delicati, passando dall’evoluzione umana (il libro di Morris nega una rappresentazione dell’uomo attuale come punto d’arrivo, ponendolo all’interno di un sistema complesso in continuo mutamento – il Panta Rei citato nella canzone) alla ricerca spirituale che spesso sconfina nella filosofia New-Age.
Occidentali’s Karma descrive un’umanità spersa, caduta nella tentazione delle “risposte facili” e della “tuttologia del Web”, tesa fra istinti primordiali e una ricerca disperata di un senso della vita, ma la narra con il ritmo di un tormentone estivo, arrivando così a rappresentare la stessa contraddizione fra contenuto e forma di cui si fa critico e portavoce allo stesso tempo.
È la modernità, gente!
Certamente, la canzone riesce a stimolare l’interesse del grande pubblico per tematiche in genere riservate ad appassionati o addetti ai lavori, tanto che anche in una puntata di Radio3scienza2 è stata citata per parlare del libro di Morris con il filosofo ed epistemologo Telmo Pievani.
Ma finora in pochi hanno tenuto conto di un’altra incognita dell’equazione, forse – anzi certamente – la più importante: i ragazzi.
I ragazzi vengono trascinati dal ritmo della canzone, affascinati dall’armonizzazione semplice ma non banale (anche se in pochi se ne accorgono), catturati dall’arrangiamento ben riuscito e soprattutto dall’olè posizionato strategicamente nel testo. Ma quanti di loro hanno le chiavi di lettura necessarie ad approcciarne l’argomento, a comprendere ed elaborare i temi trattati?
La questione ricorda un po’ quella dei Device digitali.
Spesso noi educatori ci si allarma – giustamente – per i rischi insiti in un utilizzo non consapevole dell’enorme “potere” comunicativo che i moderni mezzi tecnologici offrono. La soluzione più semplice (la risposta facile, direbbe Gabbani) potrebbe sembrare quella di vietarne l’uso, o comunque di limitarlo decisamente. Contribuendo però, in questo modo, ad allargare le distanze generazionali e ottenendo spesso l’effetto opposto.
Anche in questo caso abbiamo un’ottima occasione per trasformare un momento di divertimento magari un po’
superficiale in un braimstorming, uno scambio di riflessioni e di idee su temi “alti” come la ricerca della spiritualità, la relazione fra il linguaggio simbolico del messaggio biblico e le scoperte della scienza e, perché no, la nostra relazione con il Web e i “suoi” messaggi più o meno positivi, più o meno autentici.
Un’ulteriore dimostrazione del fatto che per aprire un reale dialogo occorre sempre andare “verso” i ragazzi, magari partendo da un “tormentone” come Occidentali’s Karma – a quanto pare avrebbe dovuto inizialmente avere il titolo in latino, Occidentalis Karma – che ha comunque il merito di stimolare discussioni anche approfondite su argomenti nei quali, chiaramente, noi per primi dobbiamo essere ben preparati.
(1) Desmond Morris, zoologo ed etologo inglese nato nel 1928, è autore di libri di divulgazione scientifica fra i quali il più noto è “La scimmia nuda. Studio zoologico dell’animale uomo” uscito nel 1967. Il libro ha avuto molto successo, analizzando dal punto di vista di un etologo differenze e similitudini fra il comportamento umano e quello dei primati. Ultimamente è stato criticato da per l’erroneità di alcune ipotesi e per il tono “eccessivamente divulgativo”.
Il volume, dopo Sanremo, è risalito nella classifica dei libri più venduti.
Bompiani, 2003, ISBN 978-88-452-4898-6
(2) Puntata del 13 febbraio, disponibile all’indirizzo su www.radio3.rai.it