Fare, ma soprattutto essere, educatore è un dono che faccio agli altri
Educare con il cuore di Dio è aver iniziato a conoscere la passione d’amore che l’Onnipotente e buon Dio ha per ciascuna persona, per ogni ragazzo. Educare con il cuore di Dio è ricerca progressiva e costante di far coincidere il nostro cuore con il cuore di Dio, S. Paolo direbbe “ non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me” oppure “per me vivere è Cristo”.
Affermare che occorre educare con il cuore di Dio è esprimere la necessità che ogni educatore abbia una propria identità personale costruita intorno a Cristo, significata dall’esperienza che egli sta facendo di Lui. Pertanto riflettere sull’educare con il cuore di Dio è necessariamente riflettere, inizialmente, sulla spiritualità. Riflettere sulla spiritualità è quindi ragionare intorno al tema dell’identità personale. Possedere una spiritualità cristiana è avere un’identità personale “risignificata” attorno a Gesù Cristo[1]. Ovvero una persona è “uomo spirituale”, inizia a conoscere il cuore di Dio, quando ricomprende e riorganizza la sua vita a partire dalla decisione totale per Gesù Cristo e per la sua causa. La spiritualità non è quindi un aspetto marginale dell’esistenza cristiana: è stile di vita e autoconsapevolezza riflessa di questo stile»[2].
Essere o fare l’animatore?
Una domanda non retorica
Stile di vita, identità personale, autoconsapevolezza, realtà queste che ineriscono ovviamente a tutta l’esistenza di una persona. Anzi potremmo dire che esse sono la risultante della vita quotidiana di una persona, il frutto delle sue scelte, delle sue esperienze, il risultato a cui hanno concorso una molteplicità di elementi. Tutta la vita della persona è coinvolta in questo processo di costruzione e di risignificazione della propria identità personale. Queste considerazioni ci aprono pertanto ad alcune valutazioni intorno al servizio educativo vissuto frequentemente più come una cosa da fare, (un’azione a favore dei ragazzi o dei giovani della comunità) un gesto di dono, di carità, di sensibilità missionaria più che una risposta ad una vocazione educativa (forse incipiente ma pur sempre vocazione) che ha interessato il proprio cuore, interpellato la propria coscienza cristiana, esigito una risposta da tutto il nostro essere personale. In altre parole, il servizio educativo in mezzo ad un gruppo, prima di essere una cosa che io faccio, è una risposta che io dono ad una chiamata ricevuta, è una delle modalità con le quali oggi sto rispondendo alla vocazione battesimale e all’invito alla sequela Christi con e in mezzo ai ragazzi, ai giovani, agli adulti. E’ una manifestazione del mio essere cristiano che coinvolge tutta la mia persona, il mio cuore, la mia intelligenza, i miei comportamenti. Il servizio educativo è espressione della volontà di sequela di nostro Signore Gesù e al tempo stesso luogo di arricchimento della propria persona, di ulteriore precisazione e definizione dell’identità cristiana perché come ci ricorda San Giovanni Paolo II, nella Redemptoris Missio, “La fede si accresce donandola” ([3]). E dato che la fede è il cuore di qualunque identità cristiana, l’accrescere la fede è far maturare e arricchire la propria identità. Il servizio educativo è quindi una singolare forma di discepolato che inerisce all’identità personale. Affrontare il tema dell’identità personale quindi comporta l’aprirci alla questione della spiritualità, non però si badi a una generica spiritualità ma in specifico a quella del laico apostolo, così come il Concilio Vaticano II nel decreto sull’Apostolato dei Laici l’ha descritta [4], ed ancora di un laico che vive una condizione singolare nella Chiesa: quella di catechista di un gruppo, di educatore. Certamente il servizio educativo non è l’unico elemento che connota particolarmente la spiritualità di un laico, altri con esso concorrono (si pensi alle esperienze di studio o lavorative, quelle affettive e/o matrimoniali ecc…), tuttavia sarebbe errato ritenere che il servizio educativo è marginale o addirittura ininfluente sull’essere della spiritualità di un laico, anzi!
[1] Cfr. La spiritualità della vita quotidiana, G. Tonelli – LDC, pag. 24ss.
[2] Ibidem.
[3] Redemptoris Missio, n. 2.
Il servizio educativo è una singolare forma di “discepolato”, che fa crescere nella fede, ma anche come persone. Possedere una spiritualità cristiana è aver fatto
l’esperienza di Dio e aver deciso di modellare la propria vita intorno a Lui. Il servizio educativo non è qualcosa di marginale nella spiritualità di un laico, anzi!
mons. Simone Giusti