Dalla condivisione di alcune riflessioni sui percorsi della Chiesa italiana, oltre che dalla particolare sensibilità mostrata dall’Arcivescovo su queste tematiche e dai numerosi spunti offerti dal Convegno Diocesano sulla “Caritas in Veritate” del Papa Benedetto XVI, (5 dicembre 2009), è nato nella Diocesi di Arezzo un itinerario di iniziazione alla carità nel cammino di catechesi.
Di che cosa si tratta?
“Vieni e vedi” è una proposta, volutamente ampia e generica, per costruire, con gli adulti (catechisti, educatori, genitori…), con i ragazzi e con i bambini, un percorso di iniziazione alla carità che può inserirsi, integrandoli, nei normali percorsi di iniziazione cristiana o di altri gruppi parrocchiali.
Che cosa si propone questo itinerario?
L’obiettivo è quello di maturare atteggiamenti di decentramento, di ascolto e di accoglienza, a partire dalla propria situazione di vita concreta, evitando di identificare la carità con le sole iniziative a favore di chi è nell’indigenza. Tali esperienze, fra l’altro suggerite nei sussidi, restano momenti validissimi di confronto e di impegno verso le varie povertà: si cerca, tuttavia, di promuovere atteggiamenti evangelici verso chi ci vive accanto, spesso più difficili da vivere e da mantenere nel tempo.
Come è strutturata la proposta?
Il progetto si articola in tre percorsi: quello per gli adulti, quello per i ragazzi (scuola media e biennio superiore) e quello per i bambini. Tutti e tre presentano la stessa struttura, con poche differenze:
l’immagine di un’OPERA D’ARTE della nostra terra, quasi un’icona che si offre alla contemplazione per l’intera tappa
un TEMA GENERALE per ciascuna delle cinque fasi in cui è suddivisa la proposta,
ASCOLTO: un brano biblico di riferimento (più brani, per adulti e ragazzi),
RIFLETTO SULLA PAROLA : una meditazione attualizzante sul brano biblico,
OSSERVO: un invito ad osservare la realtà in cui viviamo e ad interrogarsi su alcuni aspetti,
AGISCO:proposte di impegno o di attività per vivere quanto si è meditato.
Una TESTIMONIANZA di persone che nella nostra Chiesa locale vivono un impegno di servizio in realtà inerenti al tema affrontato.
BOX FAMIGLIA: è uno spazio ove sono indicati testi, films, canzoni per trarre spunti di riflessione e conversazione in famiglia sul tema trattato.
Come si usano i sussidi?
E’ importante notare come i sussidi indichino solo testi e riflessioni: non vi sono riportate indicazioni per attività, animazione, ecc..: si tratta, infatti di strumenti molto flessibili, offerti a catechisti, animatori, genitori, per costruire un percorso che deve essere calato il più possibile nella realtà in cui viene proposto, adattato alle persone ed alle possibilità reali di attuazione.
Si suggerisce, dunque, un uso sistematico dei sussidi (non ha molto senso “spigolare” un’attività qua e là), ma assolutamente flessibile, arricchito dalla fantasia e dall’esperienza di chi conduce e di chi vive questo itinerario che, lo ricordiamo, non sostituisce i cammini parrocchiali, ma li arricchisce di un contributo che viene dalla carità vissuta nella nostra Chiesa di Arezzo – Cortona – Sansepolcro.
All’inizio dell’Anno Pastorale, Caritas Diocesana ed Ufficio Catechistico hanno proposto, nelle sette Zone Pastorali, un percorso di formazione per catechisti, animatori, genitori, sulle tematiche dell’itinerario “Vieni e vedi”, offrendo anche spunti per l’utilizzo del sussidio nei normali percorsi di catechesi e rendendosi disponibili per progettare l’itinerario con le Parrocchie che ne hanno fatto richiesta e per fornire eventuali chiarimenti.
Verifica dell’esperienza
Ad tre anni di distanza dalla proposta dell’itinerario “Vieni e vedi”, verifichiamo come molte parrocchie lo abbiano impiegato per integrare i normali percorsi di IC, di catechesi ai preadolescenti, ai giovani e per proporre incontri ed iniziative insieme ai genitori dei ragazzi. In alcune parrocchie e vicariati è stato impiegato nella realizzazione di campi scuola e ritiri.
Alcune comunità lo hanno utilizzato in modo sistematico, altre hanno attinto solo ciò che integrava meglio i loro itinerari. Ovviamente, non si tratta di una ricetta e noi stessi cogliamo i limiti di un sussidio che oggi, forse, realizzeremo in modo diverso. Qualcuno ha fatto osservare il rischio che i riferimenti alle realtà caritative locali induca l’idea che la carità si viva soltanto in quei luoghi: come già dichiarato, tale messaggio è l’opposto di ciò che si è inteso veicolare: senza dubbio è possibile esprimere questo aspetto molto meglio, tuttavia riteniamo che il partire sempre dalla vita (dei bambini, dei ragazzi, degli adulti) e la catechesi orientata alle varie dimensioni della vita, aiutino a collocare principalmente in quest’ambito l’esperienza della carità.
In molte comunità, l’itinerario continua ad essere utilizzato, pertanto, una verifica è ancora prematura.
Siamo consapevoli che si tratti di una piccola proposta, semplice, che non aspira ad altro che a “risvegliare” la sensibilità verso questa dimensione costitutiva del vivere cristiano e non intende in alcun caso sostituire gli itinerari esistenti, bensì integrarli in modo personalizzato e flessibile.
Se, in questo senso, può essere stata di aiuto, ne siamo grati al Signore.
Il Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi Diocesi di Arezzo – Cortona – Sansepolcro
Per avere il sussidio è possibile rivolgersi alla Caritas diocesana di Arezzo: Piazza del Duomo 1, Orario di apertura: Dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30Telefono: 0575.40.27.226
Email:segreteria@diocesi.arezzo.it
Alcune premesse
Negli anni ’90, la Chiesa italiana ha promosso una riflessione approfondita sul rapporto fra catechesi, liturgia e testimonianza della carità. Negli orientamenti pastorali “Evangelizzazione e testimonianza della carità” si afferma: “Due sono i principali obiettivi che dobbiamo porci […] far maturare delle comunità parrocchiali che abbiano la consapevolezza di essere, in ciascuno dei loro membri e nella loro concorde unione, soggetto di una catechesi permanente e integrale – rivolta a tutti e in particolare ai giovani e agli adulti – di una celebrazione liturgica viva e partecipata, di una testimonianza di servizio attenta ed operosa; favorire un’osmosi sempre più profonda fra queste essenziali dimensioni del mistero e della missione della Chiesa” (Evangelizzazione e testimonianza della carità,28).
La Caritas diocesana e l’Ufficio catechistico avvertono l’esigenza di recuperare i fondamenti di questa “osmosi”: si rileva, infatti, come spesso la programmazione pastorale venga elaborata all’interno delle singole dimensioni in modo indipendente, sia a livello diocesano che parrocchiale. Questa prassi gioca anche a sfavore dell’iniziazione cristiana, intesa come “apprendistato globale alla vita cristiana” (cfr. CEI – L’iniziazione cristiana. 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai7 ai 14 anni, 19).
Affermare il rapporto tra catechesi, celebrazione e testimonianza significa ripensare la catechesi, che non può esaurirsi nella sola dimensione cognitiva, ma che mira a formare un cristiano adulto, in grado di trasformare se stesso ed il mondo attraverso la forza del Vangelo creduto, celebrato e vissuto.
Dall’analisi delle esperienze parrocchiali, emerge, inoltre, come la dimensione della carità, nelle nostre comunità, si collochi quasi esclusivamente sul piano del “fare” (iniziative, produzione di manufatti…) e trascuri in molti casi la formazione.
L’ottica dell’IC come “apprendistato globale” impegna la Caritas e la catechesi ad aiutare la comunità a prendere coscienza della centralità della carità nella vita della comunità stessa, senza necessariamente delegare solo alcuni, gruppi o singoli che siano. Questo impegno coinvolge anche i più piccoli, per i quali è necessario pensare luoghi,modalità e tempi adeguati per vivere un’autentica esperienza di carità, senza perdere mai di vista che il luogo più importante ove testimoniare il Vangelo della carità è il proprio ambiente di vita, con le persone, le relazioni e le situazioni che lo determinano, evitando la scappatoia del vivere l’amore solo verso chi è più lontano.
In questa prospettiva, si creano presupposti favorevoli per una trasmissione della fede autenticamente intergenerazionale, in cui la comunità adulta attinge dall’Eucaristia parole e gesti per educare i più giovani; il linguaggio della carità, in particolare, si presta ad interpellare e coinvolgere anche quegli adulti che, pur chiedendo l’Iniziazione cristiana per i propri figli, da tempo non vivono l’esperienza ecclesiale.