*di Marco e Donatella Carmine*
Un numero di “Sentieri”, dove si indicano, individuano e suggeriscono sentieri che conducono a iniziare percorsi per giungere alla beatitudine del salmo.
Non sempre è facile trovare sentieri nel cuore degli altri e dei ragazzi che ci sono affidati, soprattutto nei momenti in cui ci troviamo senza parole, nei momenti drammatici della vita nei quali ci troviamo dinnanzi all’assurdità della morte di un giovane, quando “il silenzio è la prima risposta”. Un silenzio però fatto di vicinanza, di condivisione del dolore di un prof, che non si fa molte domande e parte per stare accanto ai genitori di un suo allievo morente (cfr. Quando la morte ti taglia la strada).
E’ anche difficile trovare i sentieri giusti per arrivare a capire la gioiosa fatica del crescere, la “malattia” del diventare grandi. I ragazzi sembrano delle “pentole a pressione” che stanno per scoppiare, sono strafottenti e chiedono all’educatore e al genitore di esserci, di tracciare la strada giusta per fissare negli occhi il ragazzo come ha fatto Gesù.(cfr. Mi presento da solo, a scanso di equivoci)
C’è poi un campo particolarmente importante oggi, in cui dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a trovare sentieri sicuri e non vie tortuose e forse anche un po’ pericolose: il mondo della rete. (cfr. Farsi prossimi nella rete)
Dobbiamo offrire ai ragazzi i sentieri lungo i quali trovare le parole per parlare con Dio, perché la fede non è una esperienza omologata e preconfezionata, ma un’esperienza personale di incontro e di relazione che, come tutte le relazioni sono originali, personali e non ripetibili. Provate a dare uno sguardo all’articolo Gloria a Dio e pace agli uomini che Egli ama, ci parla della preghiera di lode. Preghiera rara e forse anche difficile ma che può aprirci un nuovo sentiero di incontro con il Signore.
Se saremo stati capaci di lodare il Signore per quanto di bello ci ha donato, allora certamente diventeremo “Giovani di … Parola”, come quei giovani della Diocesi di Fano – Fossombrone – Cagli – Pergola, che si sono avventurati lungo sentieri di incontro con la Parola di Dio.
L’esperienza pensata dai giovani è stata segno di un’autonomia che ha permesso di dare il nome ad una esigenza che si sono riconosciuti da sé. Hanno offerto uno spazio per riposizionare il rapporto tra l’agire e la Parola, che frequentemente nei nostri gruppi rischia di essere fagocitata dalle mille cose da fare. (cfr I fatti e le parole)
Il sentiero può essere anche quel cammino abituale, quella strada nota, quel ripetersi di passi che conosciamo che diventano quasi “rito”. E’ la routine che non è noia , ma occasione quotidiana per sognare, pensare, attendere, prepararsi e arrivare, così come il Piccolo Principe addomesticò la volpe. (cfr. Il rito e la vita)
La meta finale del sentiero è imparare ad Educare con il cuore di Dio costruendo una spiritualità che nasce da un intenso rapporto interpersonale di comunione tra l’uomo e Dio.