*di don Mario Simula*
Giorgio non crede ancora a quello che è avvenuto con i ragazzi. Silvia è più sicura e il suo viso manifesta un’evidente soddisfazione.
Si guardano negli occhi, seduti uno davanti all’altra. Resistono bene lo sguardo reciproco. Non hanno nulla da rimproverarsi. Possono soltanto essere soddisfatti di quell’incontro, tanto temuto, con i ragazzi del gruppo.
“Siamo stati proprio coraggiosi”, dice Giorgio. “Coraggiosi perché? Stavamo parlando della nostra esperienza. Se non ci appartiene quella, cos’altro possiamo raccontare di efficace e di credibile!”.
“Hai ragione, Silvia, ma tu non sai quanti incontri sui ragazzi e le ragazze erano naufragati prima di giovedì scorso?”.
“Giorgio, sei proprio una persona con gli occhi dietro la nuca. Guarda avanti. Se devo sposare, domani, un giovane in retromarcia, non faccio proprio un grande affare. Hai notato come erano luminosi gli occhi di Ester quando tu prendevi la parola. Mi è sembrato, in certi momenti, che si fosse presa una sbandata nei tuoi confronti. Non parliamo di Tullio. Sempre timido e ragazzo di seconda fila, sembrava cresciuto di botto. Gli mancava proprio che qualcuno, finalmente, liberasse il suo cuore. Forse sta corteggiando, più con la fantasia che in realtà, Caterina che, spiritosa com’è, lo fa patire da matti. E lui ci prova, timidamente. Sembra terrorizzato al pensiero che lei possa, un giorno, manifestargli un po’ di attenzione”.
“Ma che diavolo, Silvia. Tu hai notato tutte queste cose?”.
“Anche molte altre. Non posso dirtele adesso, in una sola volta, altrimenti ti lasci prendere dal complesso di inferiorità e vuoi sempre me come spalla per i tuoi incontri. E poi, Giorgio,
• se non sappiamo osservare la vita dei ragazzi
• e non proviamo per loro una simpatia a tutto campo
• e non affrontiamo i problemi che li appassionano e li sconvolgono
• e non entriamo nei labirinti della loro esperienza
• e non accogliamo la loro esuberanza
• che senso ha fare l’educatore?”.
“Non mi dire che vuoi essere educatrice con me? Non mi sembrerebbe vero. Sono sicuro che insieme saremo una bomba! Hai pensato questo?”.
“E no, bello mio! Io ti sono venuta in aiuto perché dovevamo parlare di noi due, di come ci siamo conosciuti, ahimè. Ma da qui ad accettare di fare la tua spalla, ne corre di strada!”.
“Ho capito. Me la devo sbrigare da solo! Anche se, prima o poi, ci cascherai. Sei troppo brava con i ragazzi e loro provano una grande simpatia”.
“Perché avevi dubbi? O ti sei dimenticato dei tempi del corteggiamento, quando ti trovavo ad ogni passo e mi mandavi centomila messaggi? Ogni tanto anche un fiore”.
COSA PENSANO I RAGAZZI?
Intanto i ragazzi si incontrano in piazza e fanno i loro commenti. O credevate che rimanessero zitti?
Angelo è rimasto folgorato e continua a dire: “Quella Silvia è proprio fighissima. Avete visto come non si impapera mai. Parla chiaro. Sorridente. Poi dice cose giuste. Sembra una tutta d’un pezzo, che sa il fatto suo!”.
• Educatrice in pectore dal portamento tranquillo, rassicurante e luminoso.
• L’opposto rispetto all’educatore musone, brontolone, sempre scontento, capace soltanto di rimproverare e di fare prediche.
Michele che guardava Silvia con occhi intensi: “Ne sa, quella! E non teme a rispondere a tono. Non si perde davanti a nessuna domanda. E’ proprio fortunato Giorgio ad averla incontrata.
A me piacerebbe una ragazza come lei”.
• Educatrice non arrogante, ma sicura di sé.
• Capace di non smarrirsi e di non entrare in crisi se le sembra di aver fatto una figura così così.
• Educatrice che compensa bene la sua vita personale e il suo servizio agli altri.
Claudia che da tempo ci sta provando con Alberto: “A me sembrano la fine del mondo insieme. E’ come se si fossero conosciuti da sempre”.
• Educatore ed educatrice che sanno essere autorevoli anche nella loro vita personale.
• Non la sentono come un peso, soltanto perché è coerente. La sperimentano come una chiamata.
Corrado fa un’osservazione molto acuta: “Stanno insieme eppure sanno ragionare ciascuno con la propria testa. Sono diversissimi. Non ci tengono ad essere incollati uno all’altra. Quando devono dire la loro sono molto autonomi. Si devono essere proprio allenati a stare insieme in quel modo”.
• Educatore ed educatrice che hanno idee originali, le condividono ma non le sovrappongono.
• Diversi e per questo ricchissimi. Le fotocopie non sono utili per educare.
• Mai vicini, non perché non gli piace, ma soltanto perché quello non è il momento.
• Sanno vivere come persone non come fratelli siamesi.
• Hanno iniziato un buon tirocinio per stare insieme.
Elisabetta “Vedete, loro hanno vissuto per anni l’esperienza del gruppo. Nel gruppo è nata la loro amicizia e il loro amore. Nel gruppo hanno imparato a stare con tutti, a non isolarsi, a non dipendere l’uno dall’altra”. Soltanto Elisabetta poteva fare un’osservazione così saggia e acuta.
• Educatori che nel gruppo sono cresciuti.
• Nel gruppo hanno scoperto la loro vita.
• Con gli altri hanno appreso l’arte di creare unità e comunione.
• In gruppo, cioè stando insieme, sono diventati capaci di autonomia.
I ragazzi
tutti a una voce:
“Cosa ne dite se arruoliamo anche Silvia come educatrice? Se glielo dice Giorgio dirà certamente di no, ma se glielo diciamo noi …?”
“Ci proviamo. Speriamo che si lasci corrompere!”.
LA VERIFICA DI GIORGIO E SILVIA
Anche Giorgio e Silvia, fanno la verifica dell’incontro.
Da tempo hanno capito che:
• Non si archivia ogni incontro, dicendo: “Anche questo è fatto!”.
• Bisogna ritornarci su.
Giorgio è il più esperto su quel gruppo di ragazzi. Parla a ruota libera.
“Hai notato? Luigi è proprio imbranato. Ad ogni accenno un po’ delicato, diventa rosso e vorrebbe scomparire. Bisognerà incontrarlo da parte, non per fargli la romanzina o la lezione di recupero, ma per incoraggiarlo a credere in se stesso. So che si fida di me. Cosa ne dici se ci provo?”
“Va benissimo, attento, però, a non diventare rosso tu. Sarebbe un brutto affare. I ragazzi si accorgono subito come si fa a mettere in difficoltà il loro educatore. Anche se sono ragazzi timidi”.
• Se un ragazzo si trova a disagio, non lo emargino; lo incoraggio e lo aiuto.
• Davanti a temi più delicati alcuni ragazzi aspettano un soccorso. Non insistiamo su di lui. Passiamo oltre con molta delicatezza. Troveremo dopo il momento giusto per avvicinarlo.
• Non si rimprovera un ragazzo perché non parla. Non conosciamo la ragione. Dobbiamo aspettare.
• Lo incontriamo da solo, con naturalezza, per parlare del più e del meno. Da lì si inizia.
“Mi ha molto colpito Luisella. La conosco da piccola. Adesso si è fatta talmente grande e carina che talvolta mi viene da chiedermi come stia vivendo questa stagione della sua adolescenza. Si cura nei dettagli. Cerca di mettersi in mostra. Se un amico sta pensando ad altro, appena la vede la nota e la scruta. Lei rimane molto compiaciuta. Forse dobbiamo avere verso di lei un’attenzione particolare, da persone mature”.
“Non te ne sarai innamorato?!”.
“Scema. Non sai pensare ad altro? Allora tu sei gelosa!”.
• La bellina del gruppo ci permette di rifarci gli occhi. Non colpevolizziamola chiamandola “oca giuliva” o accusandola di “civetteria”.
• Forse vive un’adolescenza più turbolenta. Accorgiti di lei, senza prenderla sotto le tue ali. Non preferirla a nessuno. Non ne ha bisogno per esistere, le servirebbe soltanto per farsi notare.
TIRIAMO LE SOMME
“Facciamo i seri. Hai proprio ragione, Giorgio. Noi abbiamo tra le mani un’età affascinante e problematica. In questi due o tre anni i ragazzi si giocano molte carte del loro futuro. E la dimensione affettiva è quella più delicata e fragile”.
Rimangono pensosi. A un certo punto sempre Silvia aggiunge:”Io non voglio fare l’educatrice, ma voglio darti una mano. Poi si vedrà. Proviamo a pensare ad una specie di prontuario del “primissimo amore”, quello tenero e acerbo sul quale si misurano questi ragazzi”.
A Giorgio non sembra vero. Nelle sue aspettative c’è sempre un “SI!” di Silvia come futura educatrice. D’altra parte, se si vuole educare in maniera completa, matura ed efficace, ci vuole un ragazzo e una ragazza. Se poi stanno insieme come coppia e bellini come sono loro, Giorgio e Silvia …
Non perdetevi la prossima puntata sul DECALOGO IN UNDICI PASSI