La formazione nasce dall’esigenza di avere persone il più possibile preparate e pronte a vivere la vocazione di educare i giovani delle nostre comunità parrocchiali. Tutti coloro che hanno svolto questo servizio sanno che, anche in questo ambito, non si smette mai di imparare anche dopo tanti anni di servizio. L’obiettivo della formazione, a mio avviso, risiede proprio nel limitare il più possibile il processo di “trial and error” che il giovane animatore/catechista affronta. Non ci proponiamo lo scopo di eliminarlo totalmente in quanto sarebbe impossibile, ma semplicemente di gettare delle solide basi su cui si possa fondare l’esperienza della persona che frequenta la formazione.
L’importanza della formazione risiede, non tanto e non solo nella crescita personale spirituale e conoscitiva del catechista che partecipa alla stessa, ma nel beneficio che un animatore ben formato può offrire alla comunità e ai ragazzi. Un’attenzione particolarmente importate è quella di offrire una buona base pratica di formazione, che si concentri sulla simulazione di organizzazione di incontri per varie fasce di età e sulle varie modalità di svolgimento di un incontro, in modo tale che il catechista abbia un ampio “arsenale” di possibilità da cui pescare in base agli obiettivi dell’incontro e del periodo in cui l’incontro è inserito. Può essere utile, inoltre, integrare se necessario le conoscenze in ambito biblico/liturgico dei partecipanti e fornire delle indicazioni di base su come approcciare i bambini di diverse fasce di età.
Nella mia esperienza con la formazione diocesana, ho trovato di fondamentale importanza, per l’arricchimento reciproco e per “rubarsi” qualche idea, il confronto tra le diverse realtà; confrontarsi stimola la possibilità di riflettere e interrogarsi sulle proprie debolezze e di condividere con gli altri i propri talenti.
Penso che un aspetto purtroppo un po’ trascurato nella formazione sia l’impostazione e la gestione di un rapporto positivo e costruttivo con le famiglie dei bambini e dei ragazzi che frequentano la catechesi e l’oratorio, trovo che questa sia una delle sfide più difficili e importanti di un gruppo di catechisti/animatori oggi, ma allo stesso tempo sia imprescindibile se vogliamo costruire un gruppo unito e coeso che vada aldilà del “catechismo dei sacramenti”. A questo in particolare penso che un confronto il più possibile ampio possa essere particolarmente istruttivo e costruttivo specie se si coinvolgono nella formazione coloro che sono stati in grado di instaurare una formula vincente e partecipata per la catechesi familiare.
Il percorso offerto dalla formazione diocesana in tre fasi penso mi abbia aiutato a fermare alcuni punti e apprendere qualche modalità in più su come organizzare e coinvolgere i ragazzi, sarebbe tuttavia auspicabile una partecipazione più diffusa della diocesi sia dal lato dei “formati” sia dal lato dei formatori; questo permetterebbe di avere corsi di formazione più numerosi e magari omogenei per fasce di età dei partecipanti; nel terzo livello, infine, sarebbe bello poter organizzare dei corsi in modo più orizzontale creando il programma intorno alle esigenze sentite dai partecipanti così come avevamo impostato con Don Fabio e Monica Calvaruso lo scorso anno.
Matteo Guido