BEYOND BORDERS: UN INFERNO O UN PARADISO?

*di Luigi Cioni

Vorrei iniziare con una premessa e vorrei chiarire subito un elemento che oltre che teologico può, e deve, secondo me, diventare anche interpretativo: la storia ed il tempo non sono mai compiutamente totalmente buoni.
Non viviamo più nell’Eden, nel mondo di Dio in cui l’uomo eterno e “molto buono”(Gen 1,31) poteva sperare di vivere in totale armonia con se stesso e con il mondo; e nemmeno siamo arrivati al momento in cui Dio sarà “tutto in tutti” (1Cor 15,28), il momento in cui potremo vedere Dio faccia a faccia (1Cor 13,12), quello in cui la nostra umanità redenta da Cristo tornerà ad abitare il progetto di Dio, riconquistando la sua vera patria dopo una esistenza pellegrina. Ma d’altro canto non ci è nemmeno concesso dubitare del piano di Dio, della storia della salvezza, nullificando così la redenzione operata da Cristo guardando al mondo come avversario e nemico, luogo unicamente di male e di cattiveria. Detto molto in sintesi: se Dio non ha avuto schifo di questo mondo, ma nonostante tutto lo ha salvato, chi siamo noi per essere più schizzinosi di Dio? Lui ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio unigenito, come Salvatore; possiamo noi arrogarci il diritto di comportarci diversamente? Viviamo in un “frattempo”, in una realtà complessa, tra zizzania e grano buono. Guardare solo al seme cattivo forse ci fa correre il rischio che Gesù stesso paventava nella sua parabola (Mt 13,24-30), di distruggere il bene assieme al male.
Fatta questa premessa allora forse ci possiamo permettere di trovare nel nostro tempo e nel nostro mondo, elementi di bontà non solo occasionali, non solo eccezionali, o legati alla dimensione cristiana, ma anche nascosti, umili, oserei dire costitutivi e strutturali della realtà umana.
Mi permetto di consigliare, per una visione privata, ma eventualmente anche catechistica, un film che potrebbe essere anche visto come un “qualunque film hollywoodiano” (e certamente la traduzione italiana del titolo tende a concentrare l’attenzione unicamente sulla storia d’amore di due protagonisti), ma che nelle sue pieghe e nei suoi risvolti tende invece a suggerire altre dimensioni ed idee sicuramente più significative. La storia ci presenta due figure che scelgono l’attività di aiuto nelle varie tragedie epocali che l’umanità ha reso frequenti nel nostro tempo (anche se, dato il loro carattere periferico rispetto al centro del mondo ci fa parlare continuamente di “un secolo di pace”!!!). La loro vicenda si svolge tra Africa, Cambogia, Cecenia, in soccorso dei più disperati in un inferno di fame e sete, malattie e miseria che davvero va oltre i confini. Ma allora, sicuramente viene da pensare, dove troviamo il Paradiso? Se non guardiamo solo al contesto della narrazione, ma anche a ciò che fanno i vari personaggi (non solo i protagonisti) forse possiamo trovare una risposta.
Ciò che li muove non è solo l’amore reciproco che piano piano si disvela a loro stessi, ma davvero un “amore” che va oltre gli individui, che nasce anche in chi guarda il film, che fa porre domande e nega facili risposte, che li spinge a chiedersi disperatamente quali mezzi (leciti o non leciti) possano essere utilizzati per trovare una soluzione (fino a rubare un albero di trasmissione all’auto di un ministro per aggiustare la pompa dell’acqua, o peggio a scendere a compromessi con CIA e multinazionali per trovare fondi necessari. Anche in questi aspetti diventa chiaro il nostro vivere in un complesso “frattempo”). In poche parole diventa l’assumersi la responsabilità di un mondo che è comunque affidato all’essere umano (sia che lo guardiamo da una prospettiva cristiana sia che il nostro sguardo si fermi al limitare del cielo); una responsabilità che non si può arrestare alla enunciazione di astratti princìpi o comandamenti da osservare.
Viene qui immediatamente al nostro pensiero la famosa frase di Bonhoeffer: Evadere la colpa, può essere la più grave forma di peccato! Certamente questo Paradiso, per adesso, non è un luogo, né un tempo; è qui ed ora solo perché sta nel cuore di chi capisce che una Grazia ed una salvezza più grandi di noi ci sono state donate, che guarda (con Sant’Agostino) all’interno dell’uomo per trovare ciò che Dio ci ha messo, anche in chi non lo conosce o non lo prega. Davvero interessante nel film tutta la discussione sui nomi: “io non posso ricordarmi dei nomi – dice il medico protagonista – troppi sono i morti perché io possa sopportarne la memoria”. Se queste persone rimangono anonime diventa più facile sopportarne il peso. Come non ricordare la volontà di farsi un nome degli uomini di Babele (Gen 11) per concepire un progetto
alternativo a quello di Dio e all’altra parte il nome del Signore che diventa una assicurazione di eterna presenza e assistenza e per l’uomo? “Io sono con voi, io conosco il vostro nome e mi ricordo di voi, di tutti voi!”
Certamente è più facile contemplare le classiche figure dei santi e della grandi personalità che sicuramente vengono alla mente di tutti, San Francesco, Madre Teresa, Gandhi, Martin Luther King… Anche su di loro film e fiction possono essere ricordate.
Ma che cosa dicono queste figure oggi, non solo ai nostri figli, ma anche a noi? Che ci sono stati nella storia degli esseri eccezionali, che si potrebbe certamente fare qualcosa, ma io non sono come loro, ma chi me lo fa fare? Io non potrei riuscirci. Da questa storia invece emergono alcuni personaggi, la cui statura morale non è perfetta, non è assoluta (siamo tutti perfettamente in grado di trovare delle pecche nel loro comportamento e nelle loro scelte) ma sono stati capaci di andare oltre i loro confini ed i loro limiti. Senza scuse o giustificazioni in un continuo interrogare se stessi, sacrificando carriere e soldi, fino a mettere a repentaglio anche la loro stessa vita; fino a donarla per amore!
Certo, il limite fondamentale rimane la morte che nella proposta cinematografica viene superata soltanto da un “sogno” (più precisamente Il sogno di Robert Schumann); noi abbiamo una certezza in più: qualcuno prima di noi, e per noi, ha abbattuto anche questo ultimo confine! Per questo noi, noi tutti, abbiamo dentro un Paradiso!