*di don Tonino Lasconi*
Caro Don Tonino, vado molto in chiesa. Ultimamente mi è capitato di pensare, soprattutto dopo essere stato in san Pietro: “E’ necessario tutta questa ricchezza di beni materiali per celebrare Dio?” (Marco 16 anni)
Caro Marco, la risposta secca sarebbe un deciso: “no”. Però, un giovane che si fa queste domande cerca sicuramente qualcosa di più ragionato. E allora ragioniamo, partendo dal tuo “soprattutto dopo essere stato in san Pietro”, che indica chiaramente una direzione precisa: la ricchezza del Vaticano. Chissà quante volte avrai sentito anche tu la frase che circola un po’ in tutti gli ambienti e in tutti i discorsi: “Il Vaticano ha un sacco di ricchezza. Perché non vende tutto e li dà ai poveri?”. Sembra una soluzione molto intelligente e anche molto evangelica, ma, se il Vaticano vendesse tutto quello che ha – compreso quello che in realtà non potrebbe vendere: tesori storici, opere d’arte…- i poveri starebbero bene finché dura il ricavato della vendita, ma poi tutto tornerebbe come prima. Se invece questi beni vengono utilizzati in modo da produrre guadagni duratori nel tempo (esempio il turismo) per essere investiti per opere di misericordia, i poveri potrebbero avere un beneficio più duraturo.
La domanda è, caro Marco: “Ma questi beni vengono ricavati e utilizzati per il bene dei più bisognosi, cioè per celebrare Dio come si dovrebbe?”. Probabilmente più di quanto si dice in giro. Il problema è che bisognerebbe che questo risultasse chiaro a tutti, e invece purtroppo sempre così non è. E allora, caro Marco, io e te, e chissà quanti altri, con un po’ pazienza ma con molta fiducia, dobbiamo aspettare la risposta che ci sta arrivando dall’alto, da molto in alto, da papa Francesco. Hai visto con quanta saggia fermezza sta lavorando? Il vestito senza addobbi settecenteschi, le scarpe più brutte delle mie e delle tue, la borsa da viaggio portata da solo, gli spostamenti in utilitaria, il cardinale mandato di notte ad aiutare i barboni, i bagni per i senzatetto vicino al colonnato… Non sono gesti sporadici di tipo propagandistico – il papa non ne ha bisogno: non deve fare la campagna elettorale – ma tappe sapienti verso un obiettivo chiarissimo: utilizzare le ricchezze materiali, che sono buone o cattive secondo l’uso che se ne fa, per celebrare Dio, aiutando nel modo più trasparente, intelligente, duraturo possibile chi ne ha veramente bisogno. Oh, Marco, intendiamoci, questo vale anche per me e per te!