UN RAP D’A… MARE

*di Daniela Novi

Vento di esami di stato. Samuele a scuola non ha fatto molto in passato, il Covid in quest’ultimo anno e mezzo ha fatto il resto. In terza è stato bocciato, ma ancor prima lo aveva fatto la vita: genitori separati, soldi facili, una nonna rassicurante, un fisico ingombrante gonfiatosi a dismisura, il rendimento a scuola decisamente calante. Il ritorno in presenza dopo il lockdown? Una doccia fredda. L’unica salvezza? Solo e
sempre la nonna. Un certificato medico attesta la dichiarazione di convivenza con soggetto fragile: per Samuele la DAD continua. Segue da casa qualche spiegazione fatta in classe, dà ogni tanto qualche risposta con lo schermo rigorosamente chiuso, insomma alla fine ce la fa. Supera gli scrutini finali, mentre una sfilza di non ammessi in classe taglia l’aria a fette e fa presagire che forse la maturità è una cosa seria. La prof di italiano ce l’ha messa tutta: anche in seconda classe era una delle poche che credeva in lui. Deve dargli una mano anche ora, per l’esame, altrimenti cadrà un’altra volta, come il poeta solitario in ”Nevicata” di Carducci, la poesia assegnatagli per il colloquio orale di italiano, cadrà come i passeggeri della Moby Prince, su cui il prof di navigazione ha fondato il tema dell’elaborato finale. E se collegassimo i due argomenti, gli suggerisce? Come, prof? Come hai fatto con Dante. Una canzone!? No, un rap.

Solo lei sa che a lui piace sintetizzare la musica. Più o meno una idea per la melodia ce l’ha, più o meno anche per le parole, forse molto meno che più. E’ una impresa assurda e poi davanti avrà non solo la “sua”prof, ma una intera commissione, il presidente esterno… è da pazzi, ma forse Samuele lo è o quella può essere la sua unica saggezza: giocarsi tutto, per essere sempre.

17/06/2021: è il grande giorno, è il terzo, è il suo turno. Allo schermo due frequenze colorate di onde musicali e la musica va. Il ritmo parte da dentro, come il movimento delle gambe e quello delle braccia. E’ fatta: io sono, io sarò…
“Nanananaiiii, iaiaiaia, eieieieieiiii…
La neve cade lenta
Il cielo color cenere
Dentro un senso di morte
Attorno solo tenebre

Non c’è babbo natale con la slitta
Ma attorno solo il silenzio di quella città
Non sento più rumori broda in questa city
Gli uccelli alla finestra e ripenso ai miei amici
Non sento suonare manco le campane
Un po’ come la Moby si è lasciata andare
Senza più un respiro, senza più un lamento
Un po’ come me che porto tutto dentro
Ma non guardo indietro
Indietro non ci torno
Saluto i miei amici, ci rivedremo un giorno
La Moby e la nevicata
Entrambe una bellezza
Non c’ è un lieto fine, c’è solo la tristezza
A volte ho fatto male
Lo sai e me ne pento
Non sono Carducci
Ma scrivo ciò che sento
Io sono cresciuto ne ho subiti sgarri
Supero i bersagli, broda, andando avanti
Se cade la neve fuori l’aria è fresca,
se conosco Carducci ringrazio la Baldi
Mi sono salvato mi hanno ammesso a stento
Thank you very much missis corvino
Un po’ dispiaciuto per un anno in video
Chiedo scusa se negli anni ho dato un po’ fastidio
Ma giuro vado avanti
no che non mi fermo
Ringrazierò per sempre
Il nautico di Salerno.
Nanananaiiii, iaiaiaia, eieieieieiiii…”