Post dopo post, le amicizie possono crescere, ma importante è non perdere la propria identità!
“Don Tonino, ho visto un tuo post su Facebook. Incuriosito per l’abbinamento testo-foto, ti ho chiesto l’amicizia, come faccio con tutti quelli che stuzzicano la mia curiosità. Grazie per avermela concessa senza sapere chi sono. Visitando, poi, la tua pagina mi sono ricordato di aver letto qualcosa di
tuo, che mi era piaciuto, quando mi preparavo alla cresima. Così su Google ho visto che hai scritto molti libri. Siccome sento tanti giudizi negativi su Facebook, da assiduo frequentatore di questo social, ti chiedo come mai un prete molto impegnato come te non considera tempo perso, né sprecato, né dannoso adoperarlo. Perché non ritieni, come tanti adulti (compreso il mio parroco), che sia uno strumento pericoloso che porta fuori dalla realtà, crea l’illusione che si possa diventare amici senza incontrarsi di persona, stimola l’irresponsabilità, dal momento che ci si può far sembrare persone diverse da quelle che si è, e si può scrivere qualsiasi cavolata e cattiveria senza doverne rispondere e pagarne le conseguenze? Insomma, secondo te, è bene o no a usarlo? Ti ho dato del tu, perché, tra amici, anche se di Facebook, si fa così”. Pino
Ciao, Pino! Due costatazioni preliminari: 1. ogni strumento è buono o cattivo per l’uso che se ne fa. Una piuma delicatissima ficcata in un occhio diventa micidiale. 2. Tutto ciò che è nuovo per tanta gente è pericoloso e preoccupante per il fatto stesso di essere nuovo. Facebook non sfugge a questa verità. Ciò assodato, i motivi per apprezzare Facebook sono svariati e per niente trascurabili. Intanto, permette di ritrovare amici con i quali per motivi di tempo e di lontananza la comunicazione di persona si era interrotta o indebolita. Per chi tiene all’amicizia basterebbe questa funzione per essere grati a Mark Zuckerberg, il suo inventore. Consente, però, anche di fare vere amicizie. L’ottanta per cento, e forse più, di coloro che mi hanno chiesto l’amicizia erano per me degli sconosciuti come te. Perché non accettarli? Se mi chiedono, vuol dire che essi almeno un po’ mi conoscono. Anche per strada tanti mi salutano, e io rispondo senza sapere o ricordare chi sono. Poi, a forza di incontrarli, il saluto può diventare dialogo e via via amicizia. Stessa cosa su Facebook. Dai post, intuisco interessi, idee, comportamenti. Se parlano soltanto del loro gatto, o della loro colazione, oppure si esprimono in modo volgare o violento i lascio lì. Se pongono problemi e argomenti che mi interessano, intervengo e rispondo. E di post in post… E se non fossero le persone che dicono di essere? Pazienza! L’importante è non dimenticare chi sono io, e che, se non si dà la chiave di casa al primo che saluta per strada… “Ma si perde tempo!”. Se passo le ore a curiosare superficialmente davanti al computer, sono uno sciocco perditempo come chi le spreca spettegolando e bighellonando con gli amici al bar. Pino, Facebook è una grande invenzione e una straordinaria opportunità. I pericoli? Non li si evita eliminando i mezzi e le opportunità che offrono, ma coltivando l’intelligenza.
don Tonino Lasconi