Gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama

Sentieri N5_High_Affiancate_Pagina_15_Immagine_0001I sentieri che offrono le parole per parlare con Dio

Ascolta e leggi il Salmo 96 https://www.youtube.com/watch?v=XK1fIQDolKk

Si racconta che un giorno Agostino fu interrogato da alcuni dei suoi discepoli che gli chiesero cosa avrebbero fatto, dopo morte, per tutta l’eternità. Agostino avrebbe risposto: «laudabimus», che vuol dire: «loderemo». Non soddisfatti, i discepoli chiesero ancora: «e poi?». E il Santo: «laudabimus». Ma i discepoli chiesero per la terza volta: «e poi?». E Agostino: «laudabimus». «Ma dopo che avremo lodato?», incalzarono ancora per l’ultima volta? E il Santo di Ippona: «Laudabimus, et semper laudabimus, laudabimus et laudabimus».

La bibbia conosce un termine privilegiato per dire lode: il termine ebraico berakah, che la traduzione dei Settanta rende con eucaristia o eulogia e che in italiano corrisponde a benedizione, nel senso letterale della scomposizione del termine che è il dire bene. La preghiera di benedizione è dire bene di Dio perché Dio vuole bene all’uomo colmandolo dei suoi beni.

La preghiera di benedizione è uno spazio mirabile dove la comunità celebrante bene-dice Dio, dicendo bene di lui, riconoscendolo come donatore, ringraziandolo e lodandolo. Si dispiegano tre livelli semantici di bene distinti e irriducibili:

l’uomo che dice bene (la dimensione antropologica della benedizione),

il mondo per il quale si dice bene (la dimensione materiale e cosmologica) e

Dio che è il Bene che dona beni e per il quale si dice bene (la dimensione teologica).

 

Sentieri N5_High_Affiancate_Pagina_15_Immagine_0002Questa lode può essere espressa

col silenzio (il versetto 2 del salmo 65 dice che «il silenzio per Dio è lode»!),

con una o più parole («grazie», «Ti benediciamo», «Ti ringraziamo», «Ti lodiamo»),

con formulari ampi e articolati, come è appunto la preghiera eucaristica,

oppure con la confessione di impotenza nella stessa possibilità di una lode adeguata, come vuole uno stupendo testo che si legge nella haggadah (il racconto ebraico dell’uscita dall’Egitto):

«Anche se la nostra bocca fosse piena di inni come il mare è pieno d’acqua, la nostra lingua di canti come numerose sono le sue onde, le nostre labbra di lodi come esteso il firmamento, i nostri occhi luminosi come il sole e la luna, le nostre braccia estese come le ali delle aquile del cielo, e i nostri piedi veloci come quelli dei cervi, non potremmo ringraziarti, o Signore nostro Dio, e benedire il tuo Nome, o nostro Re, per uno solo delle mille migliaia e miriadi di benefici, di prodigi e di meraviglie che tu hai compiuto per noi e per i nostri padri lungo la nostra storia… Perciò le membra che tu hai distribuito in noi, l’alito e il respiro che hai soffiato in noi, la lingua che ci hai posto in bocca, ringrazino, benedicano, lodino, esaltino, cantino il suo nome, o nostro re, per sempre” (Testo in O. Carena, Cena pasquale ebraica per comunità cristiane, Marietti, Casale Monferrato 19833, p. 42).

 

La prima sorgente di lode è legata alla creazione. Dio viene lodato perché ha posto in essere il mondo e per le meraviglie che l’uomo rappresenta:

«Noi ti lodiamo, Padre Santo, per la tua grandezza: tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore, a tua immagine hai formato l’uomo, alle sue mani operose hai affidato l’universo perché nell’obbedienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato».

 

La seconda sorgente di lode ci giunge dalla rivelazione. Dio viene lodato perché, oltre ad aver creato il mondo, con la sua parola ne ha disvelato il senso: è un dono del suo Amore all’uomo che, per questo, non è cosa tra le cose ma altro dalle cose, sua «immagine e somiglianza», l’amato, il prescelto, l’eletto come suo alleato, come suo tu e suo partner con il quale con-creare la creazione nella responsabilità.

“Tu solo sei buono e fonte della vita, e hai dato origine all’universo, per effondere il tuo   amore su tutte le creature e allietarle con gli splendori della tua luce”.

 

La terza sorgente di lode è legata alla redenzione. Dio viene lodato perché, oltre ad aver creato il mondo e averne svelato il senso nell’affidamento alla responsabilità umana, ne promette e realizza anche la redenzione:

«E quando, per la sua disobbedienza, l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai abbandonato nel potere della morte, ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro perché coloro che ti cercano ti possano trovare».

Guidati dalla Sacra Scrittura che ci offre questo linguaggio di lode e di stupore di fronte all’azione di Dio, la liturgia festiva si apre con un portale grandioso, che unisce in molteplici parole il canto della lode e la proclamazione della nostra adorazione, donandoci all’inizio il canto degli angeli anch’essi stupiti dinanzi al mistero del Figlio di Dio divenuto uomo, quasi portando in terra la stessa adorazione angelica attestata dal profeta Isaia dinanzi alla maestà di Dio. Il canto di lode, il Gloria, è come la prima strofa del “laudabimus” che sarà eternamente scandito in cielo.

ascolta il gloria del GEN VERDE https://www.youtube.com/watch?v=wFhDTXzJy30

don Walter Ruspi