*di Annapaola Tomasi*
La strada del passeggio, sabato sera. A pochi metri dai locali affollati da giovani che bevono una birra, o sostano sulla strada a chiacchierare, una chiesa col portone aperto. Alcuni giovani invitano ad entrare. Qualcuno, curioso, si affaccia.
La chiesa è nel buio, ma una chitarra accompagna un canto suggestivo. In lontananza, dentro la chiesa, una luce illumina il viso di un uomo, su un quadro che spicca nel buio circostante.
Chi entra attratto dal fascino della musica, o dallo sguardo del dipinto, che sembra fissarlo, scopre che i banchi sono pieni di gente che prega, in silenzio. Nelle navate laterali, alcuni sacerdoti confessano.
Appena dentro la chiesa, qualcuno spiega quello che sta succedendo, e consegna un foglietto, e una matita. Se in quel sabato sera quell’ incontro imprevisto suscita nel cuore un pensiero, una preghiera, una invocazione, il biglietto accoglie quelle poche parole, e può essere depositato in un cesto, ai piedi dell’ immagine.
Il volto di Gesù accoglie coloro che entrano e quelli che si vogliono fermare per qualche istante in preghiera. Per ciascuno di loro tutto si svolge con il segno della novità, della casualità, ma la serata è preparata in ogni dettaglio.
La chiesa apre alle 21, ma alle 20 un gruppetto di animatori si raccoglie per pregare. Un animatore o un sacerdote spiega quale è il significato della iniziativa e quali sono gli atteggiamenti da assumere. Alcuni dei presenti ricevono processionalmente il “mandato missionario”, l’incarico di stare nella strada, a due a due, per incontrare le persone che passano e invitarle ad entrare, con delicatezza e con simpatia. Alcuni hanno partecipato in precedenza all’esperienza del “Volto nella notte”, altri si ritrovano per la prima volta. Anche chi non si sente pronto per uscire tra la folla dei passanti può impegnarsi per l’accoglienza all’ingresso o partecipando con la presenza in preghiera. Le canzoni e la musica sono scelte con cura, per fare da sottofondo e facilitare il raccoglimento. La presenza dei sacerdoti per la confessione è fondamentale. Chi entra in chiesa, magari per la prima volta dopo anni, deve poter trovare, se lo cerca, anche il conforto della riconciliazione con il Signore.
E così per tutta la sera, di solito fino a mezzanotte, o all’ una. Al termine della serata una preghiera di congedo. La porta della chiesa si richiude. L’appuntamento è per il mese successivo.
L’immagine di Gesù viene riposta.
Ma sembra sorridere, per il gran numero di persone, non solo giovani, che si sono lasciati coinvolgere da un incontro diverso dal solito passeggio. E il gruppo di “missionari” ha dedicato un sabato sera a pregare il Signore, e a diventare strumento per suscitare nei passanti qualche desiderio sopito, qualche domanda riposta nel profondo della mente, qualche piccola fiamma nel cuore.
Sono segni con cui il Signore Gesù si rende presente per chi lo cerca, ma l’impegno e la testimonianza dei missionari sono l’occasione attraverso la quale i passanti possono interrogarsi e trovare, per una volta, un incontro a cui non avrebbero pensato uscendo di casa per “il solito sabato sera”.
METTI UN SABATO SERA
A pochi metri dai locali affollati dove tanti giovani decidono di trascorrere la serata di divertimento per eccellenza, ecco una chiesa aperta e altri giovani che invitano ad entrare. Un’atmosfera particolare: la luce, la musica, un’immagine… tutto sembra “diverso” dal solito, tutto attira, anche se quella è una chiesa e anche se tanti non ci mettono piede da tempo. La proposta del “Volto della notte” incontra il favore delle nuove generazioni.
La notte dei volti
*Di Maria-Chiara Michelini*
La singolarità di questa esperienza sta nei modi con cui viene proposta. Anzitutto il tempo: il sabato sera, è considerato, per eccellenza, il momento dell’evasione assoluta quello in cui a nessuno verrebbe in mente di proporre ad altri qualcosa di impegnativo, tanto meno a dei giovani.
Rompere il tabù del sabato sera dedicato al divertimento in ragione, poi, di preghiera, confessione, meditazione di fronte ad un’immagine, sembra cosa impossibile. Si tratta, effettivamente di una proposta molto alternativa, che, diciamolo sembrerebbe destinata al fallimento. Così non è. La ragione principale è probabilmente riconducibile a quella formula che viene denominata “mandato missionario”: alcuni degli organizzatori, stanno fuori dalla Chiesa, nelle strade, attraversate dalle tante persone uscite per “fare serata”, a due a due, per incontrare chi passa e invitarlo ad entrare, con delicatezza e con simpatia. Questo andare dove la gente si trova, ribalta l’interpretazione possibile della scelta del sabato sera, non più inteso come tempo sottratto, ma come momento favorevole per incontrare le molte persone che escono. A due, a due, così da rendere comunitario l’annuncio e, perché no, per sostenersi nella paura di uscire allo scoperto, di venire derisi, di non sapere come gestire l’imprevedibile. Per incontrare, parlare, proporre. Con delicatezza e simpatia. Questo modo di porsi crea la possibilità per alcune persone (non certo per tutte e non certo in ogni caso) che desiderano fare begli incontri, sentire parole buone, fare esperienze vere, di trovare ciò che essi cercano, anche il sabato sera, soprattutto il sabato sera, quando si vorrebbe stare bene, anche a compensare le tante fatiche e le tante delusioni di una intera settimana.
Il volto nella notte, ancor prima di quello sacro, illuminato nella Chiesa buia, è il volto dei due missionari di strada. Provo a immaginare che questi due siano volti giovani, belli, puliti, sorridenti, che invoglino ad entrare, anche solo per simpatia.
Poi dentro la chiesa una proposta curata (il tipo di canti, le luci nel buio, il foglietto e la penna consegnati per scrivere, volendo, un pensiero, una pena, un sentimento, un desiderio, una preghiera, da depositare sotto il quadro). Si tratta di una proposta light, che può durare anche solo pochi minuti, oppure ore, che ciascuno può ritagliare a sua misura, che si adatta alle persone, senza pretendere che esse si adeguino necessariamente ad un modello standard.
Infine un terzo elemento, che è bene non trascurare: in chiesa ci sono preti per le confessioni. Tra le crisi dei sacramenti, quello della riconciliazione primeggia, per ragioni che è troppo complicato spiegare in poche righe. Epperò questa crisi dell’assiduità alla confessione è accompagnata da una oggettiva difficoltà a trovare confessori disponibili, non di fretta, a ridosso di una liturgia. Trovare un sacerdote, seduto, in un’ambiente meditativo, con un clima che favorisce il raccoglimento, predispone favorevolmente ad incontrare la misericordia di Dio, ad andarle incontro.
Si tratta, se vogliamo, di piccoli ingredienti: volti sorridenti incontrati per strada un sabato sera, un ambiente curato e raccolto, buona musica, luci soffuse, silenzio, un bel quadro, un sacerdote seduto ad ascoltarti! Ma sono ingredienti piccoli anche nel senso che sono preziosi e rari, che fanno la differenza. La stessa che corre tra mangiare un panino sciupato, in piedi, in fretta e nel chiasso assordante e andare in un ristorantino carino, con luci soffuse e musica soft, con stoviglie di pregio e tovaglie preziose, con una persona che ti guarda, ti ascolta, condivide con te un pasto delicato e gustoso. Dal punto di vista pedagogico si direbbe che questi piccoli ingredienti creano un ambiente favorevole all’apprendimento, attraverso il quale, molto più che attraverso l’intervento diretto e la trasmissione formale e codificata di messaggi, valori, idee, le persone hanno la possibilità di crescere.
Si tratta di un’esperienza che ci parla di creazione di un ambiente f
avorevole all’incontro, al sorriso, al ritrovarsi, alla quiete, al riconciliarsi, alla bellezza.
Chi non vorrebbe trascorrere un sabato sera così?