*di don Walter Ruspi* Si narra nel Vangelo di Luca (4, 16-22) che Gesù di ritorno a Nazaret, dove era cresciuto, entrato nella sinagoga il giorno di sabato nella sinagoga, come era solito e si alzò a leggere. Aperto il rotolo del profeta Isaia, scelse il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore.
Gli occhi di tutti era fissi su di lui. Allora cominciò a dire …
Il racconto di Luca si rinnova continuamente ogni volta che nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura. Dicono i “Principi e norme per l’uso del Messale Romano” (n.9): Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente nella sua parola, annuncia il Vangelo. Per questo le letture della Parola di Dio si devono ascoltare da tutti con venerazione.
Tre sono le indicazioni che ci guidano a partecipare pienamente a questo annuncio fatto da Gesù:
– la venerazione che ci pone in atteggiamento credente di fronte a Gesù stesso che parla;
– il messaggio del profeta Isaia che Gesù fa’ suo, ed indica come la sua missione;
– la presenza efficace dello Spirito Santo che trasforma le parole scritte in voce “spirituale”, in messaggio di Dio e consacrazione dell’uditore in apostolo nel mondo.
Possiamo entrare nel mistero dell’annuncio evangelico attraverso queste tre indicazioni.
La venerazione
L’entrare della Parola eterna nel nostro oggi fa’ sì che si costituisca un ambiente di teofania. Dio parla nuovamente al suo popolo e chi lo ascolta è chiamato a togliersi i sandali.[1] Dio parla mediante il ministero del lettore, apre la sua bocca e nella sua libertà fa coincidere la sua Parola con quella dei testimoni, ma questo esige che non manchi la preghiera di epiclesi, perché è lo Spirito che opera.
I Prenotanda del’OLM ci indicano tre prospettive attraverso le quali comprendere il senso della venerazione alla Parola di Dio: lo spazio celebrativo, i ministri propri e i riti che configurano la celebrazione.
Lo spazio celebrativo: l’ambone, come luogo elevato, stabile, decoroso, adatto a facilitare l’ascolto, armonizzato con l’altare, suggerisca chiaramente che nella Messa viene preparata la mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo (OLM 32).
I ministeri: lettore, salmista, diacono, che devono essere adeguatamente preparati da una formazione spirituale e tecnica con una duplice istruzione biblica e liturgica (OLM 55).
I riti della celebrazione della Parola: la bellezza dell’Evangeliario (OLM 35-37), l’accompagnamento processionale, il modo di proclamare, il bacio e il segno della croce, le acclamazioni come professioni di fede (OLM 17).
Con la liturgia preghiamo:
Risuoni, o Padre, ai nostri orecchi
la voce del tuo Figlio risorto,
perché corrispondendo all’azione interiore dello Spirito,
possiamo essere non solo ascoltatori,
ma operatori fervidi e coerenti della tua parola.
Il messaggio del profeta Isaia
L’anno di grazia del Signore è la rivelazione del volto di Dio, volto di misericordia, le cui azioni si concretizzano nelle azioni di Gesù: annuncio della gioia per la vicinanza di Dio nelle situazioni di povertà, nuovo cammino per una pienezza di vita data a chi è stato liberato dalla catena del male e del peccato, nuovo senso di vita a chi è attanagliato dalla crisi e dai dubbi sulla bontà della propria esistenza, rinascita piena, risurrezione alla grazia per chi stava sotto le catene della morte.
L’anno di grazia ha fatto incontrare il buon Pastore, che si è fatto cercatore della pecorella smarrita, per questo l’ascolto del Vangelo e la sua corrispondenza alla nostra realtà esistenziale, ci porta a cantare il canto della piena fiducia in Lui:
Il Signore è il mio pastore,
non manco di nulla.
Mi rinfranca,
mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura
Non temo alcun male,
perché tu sei con me.
Fedeltà e grazia mi saranno compagne
Tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni. (Salmo 23)
La presenza dello Spirito Santo
Infine, determinante è la preghiera dell’epiclesi, ove si manifesta l’azione dello Spirito Santo.
Le premesse al Lezionario liturgico (n. 9) affermano: “Perché la Parola di Dio operi davvero nei cuori ciò che fa’ risuonare negli orecchi, si richiede l’azione dello Spirito Santo; sotto la sua ispirazione e con il suo aiuto la parola di Dio diventa fondamento dell’azione liturgica, e norma e sostegno di tutta la vita”.
Abbiamo così il contesto più alto per la proclamazione solennizzata, che, accompagnata da segni esplicativi, pone al centro il segno della Parola o l’Evangeliario “prezioso” con il quale si visibilizza quella Parola che solo lo Spirito può far intendere ed accogliere come Parola di Dio.
Nelle diverse tradizioni liturgiche: cattolica, ortodossa, riformata…la preghiera che invoca la presenza dello Spirito Santo precede la proclamazione del Vangelo. E’ una azione epicletica.
Nella tradizione liturgica della chiesa cattolica latina, prima della proclamazione del Vangelo, il diacono invocando la benedizione è benedetto dal sacerdote con queste parole: “Il Signore sia nel tuo cuore e sulle tue labbra, perché tu possa annunciare degnamente il suo Vangelo. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
La liturgia bizantina prega: “O Signore, amante degli uomini, fa che risplenda nei nostri cuori la pura luce della tua divina conoscenza, ed apri gli occhi della nostra mente, perché possiamo intendere i tuoi detti evangelici”.
Nella tradizione liturgica della Chiesa riformata, il pastore, prima di leggere e predicare, chiede “a Dio la grazia del suo santo Spirito, perché la sua parola sia fedelmente esposta ad onore del Suo Nome e a edificazione della Chiesa, e che sia ricevuta in umiltà e ubbidienza, come si conviene”.
Ancora nella liturgia riformata si trova questa splendida preghiera, ispirata alla Imitazione di Cristo:
“Signore, noi ti ringraziamo per averci riuniti alla tua presenza, per rivelarci il tuo amore e sottometterci alla tua volontà. Fa’ tacere in noi qualsiasi altra voce che non sia la tua. E per non trovare la nostra condanna nella tua Parola, sentita senza essere ricevuta, conosciuta senza essere amata, ascoltata senza essere messa in pratica, apri mediante il tuo Santo Spirito le nostre menti e i nostri cuori alla tua verità, nel nome di Gesù Cristo. Amen.”
[1] J-J. von ALLMENN, Celebrare la salvezza. Dottrina e prassi del culto cristiano, spec. La proclamazione della Parola di Dio, pag 109.