*di don Mario Simula* Giorgio, educatore di oggi e del futuro, di che cosa hai paura? Di farti vedere innamorato? Di metterti in graticola sotto le forchette dei ragazzi? Di portare la tua Silvia in gruppo?
Ti assicuro:
1. I ragazzi non vedono l’ora di sfidarti
2. I ragazzi te lo fanno apposta, ma sono buoni e desiderosi di crescere
3. Se vedono Silvia, te la rubano con gli occhi, con i sorrisini, con le battutine e tu vorresti sotterrarti
4. I ragazzi vogliono farti cadere nella loro trappola.
Allora non se ne parla nemmeno di andare da loro in gruppo. Anche con le migliori intenzioni. E’ molto meglio stare sulla difensiva.
Se avessi davanti dei nemici, ti darei ragione.
Giorgio bello, non ti sei ancora accorto di quanto ti vogliono bene, i ragazzi? Ormai sei il loro “educatore”. E siccome sei giovane e simpatico, anche se qualche volta un po’ “imbranatino”, parlano di te con i compagni di scuola, con i genitori, tra di loro.
Ormai conti. Sei un punto di riferimento: “L’ha detto Giorgio!”.
Tu, però, devi tirare fuori da te la carica più esplosiva di simpatia.
Sei chiamato a trovare sicurezza.
Certamente hai qualcosa da raccontare, e qualcosa di bello e di valore.
Ti presenti col ”valorissimo aggiunto” di Silvia. Con un’esperienza al tuo attivo.
Cosa vuoi di più?
In attesa del battesimo di fuoco
Giovedì ore 19: incontro ragazzi. Tutto inizia con l’annuncio che per Giorgio è importante e impegnativo.
“Ragazzi, al prossimo incontro verrò con Silvia. La conoscete di sicuro. Almeno perché l’avete vista a messa assieme a me”.
“La tua ragazza?”, grida subito Guglielmo.
“Sì, la mia ragazza!”.
“Bravo, Giorgio, non vediamo l’ora”.
“Ho pensato così, se siete d’accordo”. “Sìììììììììììììììììììììììììììììììììììì!”.
Ormai Giorgio si è compromesso. La settimana sarà per lui un po’ agitata: “Chissà cosa chiederanno quei ficcanaso. Perché non resteranno senza domande”.
Non manca nessuno all’incontro. Giorgio con Silvia, fanno una bella coppia. Anche a vedersi. Sia l’uno che l’altra, non c’è male! A vederli insieme Giorgio sembra più bello del solito, oggi un po’ insicuro. Silvia è sempre quella che è: alta, bionda, carina, piacevole. Un bel sorriso, spontaneo e accattivante.
Un dialogo davvero fuori programma
Luigi non dà tempo alle introduzioni. E’ quello che parla sempre per primo. Anche perché non mette domande originalissime.
“Senti Gio’, come vi siete conosciuti?”.
“Non è avvenuto al tramonto di una giornata di sole. In spiaggia. Due ragazzi romantici che si specchiano nel fuoco di quei colori e si guardano ancora soltanto negli occhi, perché non riescono nemmeno a sfiorarsi la mano. Ti ricordi, Silvia. Io stavo sulle mie. Iniziavi a piacermi talmente che stavo alla larga. Intanto frequentavamo il gruppo giovanissimi: io di qua e tu di là. Ma sempre su punti strategici, per poterci almeno sbirciare e gettare le prime intese.
Io ero pronto a scherzare, ad organizzare giochi e scherzi. Silvia era una delle più brave coriste della parrocchia. A lei non piaceva tanto giocare. A me interessava così così cantare. Agli incontri eravamo, però sempre presenti e attivi.
Di domenica, a messa, lei era sempre a destra. Io cercavo il posto più vicino. Qualche volta avevo la testa per aria. Stavo solo pensando a lei. Ci pensava Antonello a portarmi con i piedi per terra. Mi affibbiava certe gomitate!
Tutto è nato in parrocchia, nel gruppo.
Giorno dopo giorno. Senza forzare i tempi.
Senza abbandonare gli amici. Senza chiuderci.
Un giorno è stata proprio Silvia a dirmi, diventando rossa: “Sai, stanotte ho pregato Gesù per noi due. Mi è venuto spontaneo farlo. Non ricordo che cosa ho detto. Sicuramente cose belle. Desideri grandi. Ho avuto l’impressione che Lui mi guardasse con simpatia, sorridendo. Come se fosse compiaciuto”.
In quel momento ho capito che eravamo in due a provare gli stessi sentimenti e abbiamo iniziato a stare insieme, un po’ alla volta”.
“Tu dici un po’ alla volta. O ci state o non ci state!”, protesta Stefano. “A me non sarebbe sembrato vero che una ragazza come Silvia stesse al mio fianco. Mi sarei divertito da morire. Sono proprio curioso di sapere che cosa avete fatto voi”.
Questa volta è Silvia a prendere la parola, senza farsi impaurire dal tono aggressivo di Stefano.
“Noi abbiamo cercato di conoscerci. Avevamo capito subito che non può esistere un amore forte e vero senza sapere chi è l’altra persona che ho accanto.
Abbiamo scoperto tanti aspetti del nostro carattere. I molti pregi, le qualità e anche i limiti e i difetti di ciascuno di noi.
Ogni scoperta ha rappresentato un passo avanti pieno di gioia e qualche volta di fatica. Sai, Stefano, quanto è facile stare a lungo insieme senza sapere con chi mi trovo?
Ci siamo raccontati le nostre storie, a partire dalle famiglie alle quali apparteniamo.
Intanto cresceva l’affetto, la stima reciproca, la pazienza, l’ascolto, la capacità di perdonarci. Iniziavamo anche a stare più vicini, con gioia. Riuscivamo a parlarci con tanti gesti di amore e di delicatezza. Non c’era bisogno di bruciare le tappe. Tuttavia il nostro amore cresceva e si vedeva crescere. Ci cercavamo di più, ma sapevamo stare anche qualche giorno in silenzio. Non per dispetto, ma per far crescere il desiderio l’uno dell’altro. L’abitudine è una malattia mortale per l’amore. Il desiderio sempre vivo, è l’acqua fresca che lo alimenta.
Abbiamo litigato più di una volta. Ricordo che l’ultimo scontro risale a qualche mese fa. Giorgio voleva a tutti i costi che stessimo molto di più da soli. Noi due. Come due piccioncini. A rischio di costruirci il nido caldo. Due cuori una capanna. A me la proposta sembrava fuori posto. Chiedere una cosa simile a me che amo molto stare con gli altri, essere allegra, uscire con le amiche significava rinchiudermi in una prigione. E lui ad insistere. Non so se per gelosia o per egoismo. Non ne volli proprio sapere. Capì subito che su questo punto ero irremovibile.
Seguì qualche giorno di lontananza. Fino al momento nel quale ricevetti un messaggio tenero: “Silvì, sono stato sciocco. Che motivo c’è di blindare il nostro rapporto? Ci si può conoscere anche stando insieme con gli altri. E un gesto di amore è bene che lo vedano anche gli altri. E’ così bello! Noi troveremo i momenti che appartengono a noi”. Non credevo ai miei occhi, mentre leggevo. Non risposi con messaggino. Ci voleva una telefonata senza tempo. Fu lunga quella telefonata, carica di verità, di chiarezza e di affetto. Fece bene a tutti e due”.
Andrea sembrava poco convinto di tutte queste storie belle. A bruciapelo butta la sua: “Quando mai non avete sentito il desiderio di fare qualche cosa di più. I miei amici raccontano che subito si fanno avanti con la loro ragazza: Ci stai? A me sembra impossibile che Giorgio così maschiaccio e Silvia così piacevole non ci abbiano provato mai!”.
Credo che non fosse soltanto Andrea a voler fare questa domanda.
Giorgio e Silvia si guardano esitanti, per prendere una decisione tacita: parli tu o parlo io? Con la speranza che parlasse il tu invece che l’io.
“Ragazzi – inizia Giorgio – la domanda è molto personale, però sono contento che sia venuta fuori. Quando si inizia a stare insieme da un certo tempo, un po’ alla volta l’attrattiva reciproca inizia a farsi sentire sempre più forte. Piacciono i gesti affettuosi che consolidano l’intesa tra noi due. Si scopre la bellezza di ritrovarsi da soli per parlare stando vicini, abbracciati e scambiandosi quelle attenzioni tenere e delicate che danno sicurezza e felicità.
Siamo, però, anche attratti con maggiore forza, a sperimentare l’intimità di coppia. Lo si sente nel corpo che entra in subbuglio. Si sperimenta una forza che, al primo momento sembra incontrollabile. Come se volesse travolgerti.
A questo punto occorre guardarsi negli occhi ed avere la semplicità di dirsi quello che si prova. E domandarsi: è proprio quello che vuole Dio? Non è forse impulsivo questo bisogno? Può esser rimandato al momento giusto, quello che coincide con la scelta di tutta la vita?
Noi abbiamo cercato di vivere questa esperienza. Lottando, ma senza sentirci costretti.
Silvia è stata bravissima con il suo equilibrio”.
“E’ vero, aggiunge Silvia. Il desiderio in certi momenti sembra prendere il sopravvento. Ma io per prima mi sarei sentita usata, per una soddisfazione passeggera e deludente, alla fine. Ho voluto dire a Giorgio che andava bene la conoscenza graduale, anche da questo punto di vista. Conosco tante amiche che si sono fidate del ragazzo e ragazzi che si sono abbandonate a ragazze intraprendenti. Non hanno avuto che delusioni. Con Giorgio abbiamo parlato a lungo. Ci siamo capiti. Abbiamo colto ciò che ciascuno provava in certi momenti, ma io gli ho assicurato che per me era già una risposta importante l’intimità che stavamo raggiungendo, con l’aiuto reciproco, con la vigilanza gioiosa di chi non vuole sprecare un dono.
Da allora ci ritroviamo spesso a pregare insieme. L’amore ce lo insegna soltanto Gesù. Lui ci ascolta e noi lo ascoltiamo. E’ una forza incredibile la sua presenza.
Oltre a questo percorso, ci siamo impegnati a dare sempre il meglio di noi stessi a favore degli altri. Questa è l’altra faccia dell’amore. Ci è chiaro che, donando, si impara ad amare, ad attendere. Il desiderio l’uno per l’altra, non fa altro che accrescere il nostro amore reciproco. Stiamo bene insieme. Anche se in certi giorni le nostre scelte costano e ci bruciano”.
Lorenzo, che non ha peli sulla lingua, sbotta: ”Silvia, tu avrai pure ragione. Ma a noi certe cose piacciono. Se le possiamo fare, perché non le dobbiamo fare? Una prova, un gusto …”.
“Lorenzo, volevi dire un piccolo “pasticcio emotivo”? Questo è molto facile da combinare. Ma l’amore anche per un ragazzo è proprio questo?”. Il dialogo rimane a questo punto. E’ stato intenso, seguito dai ragazzi che sanno essere seri quando la vita è messa in gioco. Sono talmente contenti che aspettano tutti di poterlo continuare. Certo che Silvia ha quattro idee chiare in testa.
Stiamo iniziando a capire che il gruppo nelle mani di tutti e due: Giorgio e Silvia, potrebbe fare passi da gigante. Si potrebbe aprire alla confidenza. Costruirebbe legami di amicizia. Magari farebbe entrare fra i membri di diritto anche Gesù, che non guasterebbe!
Commento solitario dei ragazzi
“Giorgio hai avuto un’idea da schianto.
Tu non hai visto le espressioni della tua faccia, i colori, gli sbiancamenti.
Sicuramente hai sentito il sudore scendere!
Non parliamo di Silvia. E’ davvero in gamba. Sa il fatto suo. E’ una dritta, la tua Silvia.
Abbiamo capito che se gli educatori riescono a raccontare la loro vita, come hanno fatto oggi parlando di amore, anche i nostri amori incipienti di ragazzi troverebbero la loro bussola”.
Se non ti racconti, che cosa racconti?
I manuali? Le pie esortazioni? Le morali a poco prezzo o terroristiche?
Quando con i ragazzi si entra nel vivo della loro vita, bisogna avere occhio a:
1. Catturare l’interesse
2. Anche su temi impegnativi come quello dell’amore, interesse non è curiosità
3. Voglia di apprendere dalla vita e dai testimoni con la loro vita
4. Credibilità di una vita vissuta con gioia e impegno, anche quando costa per primo all’educatore
5. Essere veritiero. Non voler sembrare un angelo, uno che vive ad un metro da terra. Di’ quello che sperimenti e dillo a misura dei ragazzi che hai davanti
6. Non ti chiedono molte cose, nonostante sembri che loro ne conoscano sempre una in più di te. Ti chiedono cose di qualità, dette bene, testimoniate con passione, senza reticenze sulla fatica che costano
7. E poi, fidati dei ragazzi, fidati di te e fidati di Gesù che a tutti voi tiene più che ad ogni altra creatura.