*di Igino Lanforti*
Iniziato il periodo di DAD (didattica a distanza) anche un profano dell’informatica come me, abituato ad antiche tecnologie, ho dovuto
relazionarmi con i miei alunni per non lasciarli soli in questo difficile periodo. Ho quindi scelto di inviare una lettera settimanale e lasciare in calce la mia mail per entrare in dialogo con me. La scelta si è rivelata felice perché ho ricevuto centinaia di lettere e ogni mattina ho passato ore a rispondere ad ognuno. E’ impossibile fare anche solo un sunto di quanto arrivato e pertanto ho lasciato solo le prime lettere. Alla fine ho voluto aggiungere anche poche righe di due genitori. Questo non per vanto personale, ma come testimonianza che la DAD è arrivata nelle case e ha coinvolto anche lefamiglie.
22 marzo 2020
L’IMPORTANZA DI RIFLETTERE SU QUESTI GIORNI
Carissimi alunni e alunne, non son bravo con la tecnologia e probabilmente non riuscirò mai a fare una lezione virtuale, ma volevo condividere con voi alcune riflessioni a quasi venti giorni dalla sospensione della scuola e allora utilizzo questo modo.
Ormai è la terza notte di fila che mi sveglio in preda a brutti sogni. Stanotte non sono riuscito a riprendere sonno, mi sono passate per la testa molte cose, e mi siete venuti in mente voi. Mi sono chiesto quali saranno stati i vostri sogni, i vostri stati d’animo in questo periodo e ho realizzato che in fondo siamo come compagni dell’unico viaggio, anche se dislocati in vagoni diversi, anche se con situazioni e con età diverse; ma da compagni di viaggio alcune riflessioni possiamo condividerle. Non è mia intenzione rattristarvi o farvi perdere troppo tempo, avete già anche troppe gatte da pelare in questi giorni , ma penso che questa brutta storia non finirà troppo presto (i motivi di questo mio sentore ve li esporrò un’altra volta) e allora cogliamo l’occasione per dirci alcune cose, perchè sono certo che ci sono dei concetti che normalmente fanno fatica a essere accolti (nel senso di ascoltati, non necessariamente condivisi) mentre la sofferenza ha questo incredibile pregio di ammorbidire le nostre corazze e permettere che l’autenticità che è in ciascuno, cominci a confrontarsi col “senso” delle cose. Viviamo in una cultura che ci ha insegnato una cosa: che i limiti non esistono. Mi viene in mente una pubblicità della nota marca di articoli sportivi Adidas che recitava: impossible is nothing. Niente è impossibile. Dietro questa concezione c’è sicuramente un’idea, che se niente è impossibile, non c’è niente che non si possa volere e infine “comprare”.
Al di là dei subdoli aspetti economici, questa visione contiene un veleno ancora più pericoloso. Questo pericolo è il credere che tutto
sia alla nostra portata e in definitiva che tutto quello che si desidera si possa fare e se si può fare, sia lecito, giusto. Non voglio in questo
passaggio sembrare troppo moralista (voi che mi conoscete, sapete benissimo che non è così), ma non posso tacere su alcune scelte che ormai sono diventate di uso comune, o meglio ancora “normali” e che forse così normali non lo sono… Mi riferisco al fatto che molte/i di voi per esempio pensano che sia inutile aspettare per conoscersi meglio se alcune cose si possono fare prima o subito, e se abbiamo sbagliato, pazienza c’è sempre un rimedio, ci sarà sempre un rimedio. C’è sempre un rimedio per tutto: impossible is nothing! Dobbiamo solo deciderlo noi. Perchè è proprio così, noi possiamo decidere tutto della nostra vita, anche la vita stessa (ripensate alle nostre passate lezioni). Perchè il limite non esiste, ce lo ha imposto la religione che ci dice sempre che questo non si può fare, che questo è proibito… ma è tutta una bugia, è roba passata! Questo si pensa oggi! Guardate con un po’ di attenzione la televisione, o semplicemente guardiamoci intorno, vedrete che le cose stanno così. I limiti qualcuno li ha inventati perchè non vuole che siamo noi a decidere, perchè vuole vederci infelici, e allora abbattiamoli, scavalchiamoli!
Care, care alunne/i ho l’impressione che le cose non stiano affatto così. Nel mondo senza limiti, nel mondo dove niente è impossibile, arriva un microscopico organismo, un virus, e improvvisamente, tutti noi che ci sentivamo dei giganti, ora ci sentiamo piccoli piccoli, fragili, impotenti. E tutto ci crolla addosso, perdiamo il sonno. Forse è meglio approfittare di questo tempo per riflettere sul “limite”.
Non solo per prenderne atto, e indirizzare meglio il nostro operare, ma per renderci conto che se abbiamo dei limiti, allora vuol dire che non siamo onnipotenti e che tutti noi, tutti, nessuno escluso, ha bisogno di aiuto, HA BISOGNO DEGLI ALTRI!
E allora, anche questa settimana, vi voglio accennare al vangelo della Messa. C’è uno cieco dalla nascita (Giovanni 9,1-38): la gente chiede a Gesù di chi è la colpa della sua cecità, ma Gesù prende del fango, lo mette sugli occhi dell’uomo e gli comanda di lavarsi. Dopo, riacquisterà la vista… (non sarebbe male che ve lo leggeste tutto). Ditemi, quello che ci sta capitando adesso, non è un bel po’ di fango?
E questo fango, quanto ci fa soffrire, è insopportabile! Quando finalmente non saremo più sporchi? Forse, non avete il coraggio di dare
tutta la colpa a Dio (anche perchè non ci credete), ma certo che… Comunque vorremo che tutto questo brutto sogno fosse lavato via presto, e tornare finalmente a vedere il sereno, come prima. Però attenzione, vi anticipo, allora voi mi direte che è Dio che ha messo il fango, cioè che questa pandemia l’ha messa Lui… e che cavolo di dio è! Noi non consciamo Dio, ma siamo pronti ad accusarlo, a scaricare su di Lui il nostro malessere…
Anche la gente attorno al cieco si interroga su di Lui e non capisce, ma è pronta a scacciarlo dalla città. Sarà proprio il cieco guarito a darci la risposta: “voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi”. Bene, il vangelo sembra volerci dire che forse non ci vedevamo così bene prima, e che il fango paradossalmente ha fatto traballare alcune nostre convinzioni, ci ha fatto scoprire che non andava tutto bene. Sarà proprio vero che il limite non esiste? Che decidiamo tutto noi? Che impossible is nothing? Quando i nostri occhi saranno lavati, quando tutto sarà finito, allora ci vedremo veramente… ma… ma ci vuole Uno che ci dica di andarci a lavare e dove andarci a lavare… Questa voce è nel nostro cuore. Il Salvatore c’è e non ci molla. A presto
CARO PROF…
Buongiorno prof, ho letto e apprezzato il discorso sul limite e condivido con lei il mio pensiero stitichezza a parte….questi sono giorni duri per tutti, perciò al di la della fede, del pensiero di ognuno di noi, credo che non ci sia persona che non abbia paura, che non si stia interrogando su cosa accadrà, e perché sta accadendo tutto ciò. Fino a qualche giorno fa l’uomo pensava di essere invincibile, di avere tutto il potere, ma la natura, Dio o entrambi ci hanno dimostrato che stavamo sbagliando. L’uomo è solo un puntino nel mondo e nonostante sia di massa superiore al virus, è stato schiacciato come una formica sotto le zampe di un elefante, se non peggio… perciò sì, abbiamo dei limiti insormontabili, non è vero che tutto è possibile, tutto è possibile nel limite che la natura ci dona. Perciò spero che tutta questa disgrazia ci faccia capire cosa è veramente importante, che la famiglia conta più della discoteca, più dell’aperitivo…che stare soli con se stessi ci fa bene e ci permette di capire veramente noi stessi fino in fondo, e che alla fine non siamo mai veramente soli.
L.C. 5A
Scrivo in risposta alla seconda riflessione, cercando di accennare anche alla prima che aveva caricato. Limiti, è vero quello che dice lei, oggigiorno ci si sente ripetere continuamente che non ci sono limiti se si crede in noi stessi, che credendoci si possa fare qualsiasi cosa. Ognuno di noi si trova prima o poi a far faccia ai propri limiti personali, possano loro essere fisici (malattie, o la banale mancanza
di allenamento), psicologici, sociali ed economici. Nella società attuale si può, almeno in parte, applicare il “nothing is impossible”, ma
solo perché viviamo in un’epoca e in una società con un’ampia libertà e tutto ciò ci permette di avere più opportunità, di scegliere, per quello che possiamo, cosa fare della nostra vita, cose impensabili sotto regimi restrittivi. C’è una categoria di gente, che ha la possibilità di oltrepassare più limiti rispetto agli altri, parlo dell’élite, dei ricchi, coloro che possiedono a bizzeffe ciò che regola il mondo, il denaro, grazie al quale ottengono alcune immunità, occasioni e poteri decisionali, che se non direttamente possono influenzare il popolo sfruttando la loro notorietà e visibilità aumentata grazie alle attuali tecnologie. Io personalmente non ho mai invidiato i ricchi, tantomeno quelli che lo sono di nascita, data la loro posizione privilegiata immeritata, perché accecati dai loro fogli di carta e carte visa credono di valere più di altri, credono di essere al di sopra di tutti (cosa comune anche ad alcuni poveri), dimenticando che altro non sono che una piccolissima stella nell’universo che sembra brillare di luce intensa da vicino ma se osservata in lontananza brilla esattamente come tutte le altre, e che la loro vita non è poi tanto diversa dalle nostre, con i nostri dubbi, delusioni e gioie. Con ciò non voglio dire che tutti siamo uguali, le differenze sono evidenti, ognuno con il suo carattere forgiato dalle proprie esperienze di vita, ma al contempo con i propri limiti, che ahimè accettarli ci farebbe sentire inferiori quindi logicamente tendiamo a nasconderli. Le differenze esistono, sono legittime e talvolta ereditarie, anche se negli ultimi periodi sembra divenuto tabù parlarne, come avere idee contrastanti alla maggior parte della popolazione; siano queste idee giuste o sbagliate, esprimerle è sinonimo di libertà di pensiero ed espressione, quindi forse non viviamo nella piena libertà come invece crediamo. Io stesso non accetto di avere dei limiti, sempre proiettato con la mente verso il futuro. Ma ora le rivolgo io una domanda: se al giorno d’oggi crediamo di non avere limiti, perché aumentano sempre di più le persone che si pongono il limite della morte? Che credono che tutto finisca? Non è questo un limite stesso in contrapposizione al “nothing is impossible”?
T.G. 5A
Buongiorno prof,
personalmente ho apprezzato molto le sue parole e riflessioni, in cui in parte mi sono ritrovata. Mi è piaciuta particolarmente quella sui limiti, non solo perché ho letto un’opinione diversa dal solito su questo tema, ma anche perché avere l’idea di vivere in un mondo senza limiti è uno degli elementi che ha portato l’uomo a dare meno valore del dovuto a determinate decisioni ed azioni, a pensare di poter fare/avere tutto e subito e di essere fine a se stesso; per cui l’esistenza di un elemento che potrebbe sembrare esclusivamente negativo, come il limite, acquista la sua importanza. Per rispondere alle sue domande: credo che l’espressione “si era fatta sera”, con cui inizia il Vangelo si riferisca ad una sera metaforica; più che altro ad un periodo negativo o comunque sfavorevole, che nel caso della narrazione coincide con la tempesta per delle persone che si trovano su una barca. Sicuramente nelle nostre vite “si è fatta sera”, ci troviamo in un momento particolare sotto ogni punto di vista, difficile da definire. Tuttavia ritengo che “questa sera” possa essere una grande opportunità dal punto di vista riflessivo. Ci ha permesso di capire che il mondo in cui siamo abituati a vivere così freneticamente,
ma soprattutto con così tante certezze non va poi tanto bene; ci ha voluto dire qualcosa, si è voluta “fermare”, dandoci del tempo per esaminare le nostre azioni, le nostre scelte, la nostra vita. Probabilmente la stessa ”sera” che ci ha portato ad essere una società così individualista, ci ha voluto ricordare l’importanza di valori quali la solidarietà, la comunità, l’umanità, la fratellanza. Dal punto di vista religioso ho trovato molto interessante ed emblematico oltre al comportamento di Gesù in questo episodio, a cui ho dato varie interpretazioni, pur non trovandone una convincente (non so se si tratti di fiducia nel genere umano o dell’affermazione implicita della sua umanità…); anche due parti del suo pensiero: la prima è l’essere pronti a dare la colpa a qualcuno anche se non si è sicuri della sua esistenza e la seconda è l’essere disposti a far salire Gesù sulla barca della propria vita. Credo che siano temi davvero importanti, che facciano capire la complessità e la particolarità dell’atteggiamento e del pensiero umano e divino. Saluti, a presto
L.V. 4A