La Rivista di Ottobre

fullsize_distr_opt*di Marco e Donatella Carmine*
Per leggere questo numero di Sentieri e trovarne il filo rosso vi proponiamo di partire dal Decalogo sull’amore in undici punti dove troverete Giorgio e Silvia, gli educatori che ci hanno accompagnato nei
mesi scorsi in un percorso di educazione all’affettività, che fanno sintesi di un anno trascorso con il loro gruppo di adolescenti, attraverso  semplici e sintetiche indicazioni per essere educatori con la E maiuscola.

1. Guardiamo con la testa, guardiamo con il cuore Guardiamoli, ma dove sono? Non puoi stare su alcune  approssimazioni vaghe e nebulose Nell’editoriale “Uscire, voce del verbo incontrare” il Vescovo Simone ci sprona ad andare verso di loro, ad uscire dalle solite “stanze” dei nostri oratori e chiese e scoprire i luoghi in cui sostano i ragazzi e la “cultura” nella quale navigano. E’ questa la pastorale giovanile, o meglio la chiesa, che ci chiede oggi di
attuare Papa Francesco.

2. Immaginiamo anche ciò che non si vede e che attraversa le vene, il cervello, i sentimenti dei ragazzi Cosa passa nel cervello di questi miei ragazzi, quali fantasie … a quale velocità passa il sangue nelle loro vene? Come possiamo capirli, cosa possiamo fare? E’ semplice, basta mettere al centro i ragazzi, dando uno spazio per esprimere le loro idee. Ci sono esperienze come “Dalla Parrocchia al Paese, le idee ispirano e le persone creano” che, basandosi su questa scelta fondamentale, dicono la capacità dei ragazzi di essere creativi, tanto da far nascere “il Miglio”.
Maria Chiara Michelini con “Le idee giovani” come sempre ci offre un’analisi pedagogica dell’esperienza, davvero interessante: “Il Miglio” scommette sui giovani, crea uno spazio per idee, attività, eventi pensati e organizzati dai giovani. … L’educando è messo nelle condizioni di esprimersi, proporre, inventare …; è la capacità di andare al di
là della frequente pastorale ecclesiale un po’ lamentosa e pessimista. Prova a leggere questi due articoli di seguito e troverai interessanti spunti di riflessione, prima di riprendere le attività con il tuo gruppo.

3. Occhio ai sogni! L’educatore non è un affossatore di sogni … è un saggio, un compagno di viaggi, per questo
non può avere una vita sbiadita. Vi siete mai chiesti quali sono i sogni ed i pensieri dei ragazzi ? Come loro compagni di viaggio potremmo conoscere e condividere pensieri legati a molte tematiche, anche a quelle che pensiamo non interessino a loro … forse perché noi per primi non li approfondiamo e scegliamo di essere un po’ “sbiaditi”.
L’articolo “Diciamocelo con franchezza” offre qualche spunto per ampliare i temi di cui si parla in gruppo e scoprire che molti ragazzi sanno dare un’opinione e non sempre scontata come forse molti credono!

4. La fretta di sperimentare, di toccare, di vedere e di gustare. Il ragazzo vive la turbolenza del desiderio, il gusto della soddisfazione, la prova di un brivido. L’educatore non può guardare e leggere questi atteggiamenti con paura e allarme, ma deve avviare un dialogo, aprire un confronto onesto e sincero, senza rinunciare a dire la bellezza del Vangelo sull’uomo. Vai all’articolo “Educare al senso della storia per scoprire Dio che si rivela”, ci invita ad aiutare
i ragazzi a credere che la loroquotidianità può essere straordinaria.

5. Ciò che conosce soltanto il cellulare Il cellulare o meglio lo smartphone oggi è frequentemente uno dei modi più diretti e incisivi dell’educazione affettiva e sessuale dei ragazzi. Nei mesi scorsi Don Mario Simula, nella rubrica “Lo strano oggetto del mistero l’adolescente”, attraverso le vicende dei suoi animatori Giorgio e Silvia ha offerto numerosi spunti e aiuti, che si completano con il decalogo di questo numero, per diventare dei validi concorrenti dello smartphone…

6. All’amica del cuore e all’amico di una vita non posso nasconderlo. E’ veramente incredibile come certe notizie circolino anche in parrocchia o in oratorio. Come sarebbe bella una comunità cristiana in cui anche il parlare è
contrassegnato da un comune sentire fraterno. Potrebbe essere bello riscoprire con il gruppo lo stile delle prime comunità. Uno strumento potrebbe essere anche quello della fiction – va tanto di moda oggi. Nell’articolo “A.D la Bibbia” continua trovate una interessate recensione di una fiction americana che racconta la nascita della Chiesa in
una serie avvincente.
Who-are-your-heroes-sh_fmt17. Che non lo sappiano i genitori …

8. Desidero, desidero, desidero. Ma è giusto? I ragazzi sono chiamati a passare dall’istinto al desiderio, dal desiderio alla scelta consapevole, dalla scelta consapevole alla scelta buona. Non è un percorso impossibile per i ragazzi di oggi, molte storie di vita di ragazzi straordinari ancora oggi ce lo testimoniano: “La storia di Gianluca Firetti” è una
di queste. Un ragazzo di vent’anni gravemente ammalato, capace di convertire Don Marco.
9. Le prime “prove”: riesce, non riesce? Agli educatori posso dirlo: loro mi capiscono! Guardarli con simpatia  trasmettere pensieri veri e comprensivi. Accompagnarli. Senza manifestare curiosità o interesse eccessivo.
Saper essere sempre l’immagine del Padre misericordioso, capaci di aprire sempre le braccia. “Di nuovo amici” è una
riflessione sul tema della Riconciliazione, un capitolo non sempre facile, anche nella vita di un bravo educatore, ma fondamentale per poter essere immagini di quel Padre che attende alla finestra.
10. E se ne parlassi con Gesù? Chissà se gliene importa! La preghiera Eucaristica, il memoriale della Pasqua: un intenso articolo sulla Celebrazione Eucaristica, per non vivere delle Domeniche con superficialità. Educare alla preghiera è l’opportunità migliore per entrare in amicizia con il Signore, ma come possiamo educare alla preghiera
senza cogliere la grandezza della celebrazione domenicale? Durante la Messa il Signore ci offre la sua presenza viva, non è solo un mero ricordo di ciò che è accaduto è l’opportunità per stare con Lui in questo momento, in questo attimo, in questa mia vita.
11. E se gli educatori ne parlassero anch’essi con Gesù. Per non fermarsi alla riflessione teorica sulla Messa e per consentire ai ragazzi di “entrare in affari” con Gesù non dimenticatevi della Breve scheda di pronto intervento, un utile strumento per organizzare un incontro del vostro gruppo.

Abbiamo saltato il punto 7, non per scaramanzia, ma solo perché è dedicato ai genitori: un importante capitolo che richiederebbe molto spazio ed approfondimento, non potendolo fare in questo numero, li lasciamo un po’ in disparte
a loro dedicheremo pagine prossimamente.

I Vangeli di Ottobre

francesco*di don Andrea Piccolo*

XXVII domenica del T.O. – 02 ottobre 2016
“Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,5-10)Quando ami veramente non stendi il bene fatto. Quando perdoni veramente non lasci che quel rancore che rimane dentro di te di laceri dentro. Quando servi veramente non ti aspetti qualcosa in contraccambio. Quando decidi di essere suo discepolo non ti soffermi sulla fatica del cammino, ma sulla gioia nel sentirti amato da Lui. Quando Gesù è morto per te, non te lo ha fatto pesare, ha realizzato quanto il Padre gli aveva chiesto.

XXVIII domenica del T.O. – 09 ottobre 2016
“Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?” (Lc 17,11-19) Da piccoli siamo stati abituati a dire grazie quando qualcuno ci offre qualcosa? Penso proprio di si, e sicuramente presi dalla gioia e dall’euforia abbiamo dimenticato di ringrazia chi ci ha fatto quel regalo. Oggi Gesù ci richiama come fratello maggiore a non vivere le nostre giornate senza elevare un ringraziamento al Padre. Non perché Dio abbia bisogno di “grazie”, ma perché attraverso quel “grazie” dimostriamo a Lui che abbiamo riconosciuto la sua presenza nella nostra vita, in quella situazione. in quella guarigione. In questa settimana, alla sera, proviamo a ripercorrere la giornata appena trascorsa e ringraziare Dio per i doni ricevuti.

XXIX domenica del T.O. – 16 ottobre 2016
“Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?” (Lc 18,1-8)Dio perché non intervieni? Dio se esisti non puoi rimanere muto e fermo di fronte a questo male, a questa ingiustizia! Domande ed esclamazioni non sconosciute per chi ha vissuto ingiustizie e momenti difficili. Oggi Gesù attraverso questa parabola ci vuole rassicurare che la giustizia d Dio esiste, che Lui non rimane nell’alto dei cieli a girarsi i pollici, ma che nel giorno del giudizio terrà conto di tutto ciò che di bene e di male abbiamo compiuto. A noi è chiesta la fiducia nel suo futuro e certo giudizio, confidando in Lui che non abbandona mai chi lo Ama con cuore sincero.

papa-piediXXX domenica del T.O. – 23 ottobre 2016
“Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri” (Lc 18,9-14) Chi davvero può avere l’intima presunzione di essere giusto? Nel Vangelo ci sono alcune persone definite “giuste”, eppure nessuno di loro ha mai disprezzato gli altri condannandoli. Quando succedeva che qualcuno si sentiva giusto disprezzando gli altri e le loro scelte (es. Pietro), Gesù dimostrava loro che non era quella la strada della Misericordia, ma del demonio. Più ti senti giusto, più devi sentirti vicino a chi giusto non è. Questa è la via tracciata da Dio, questo è Cristo, il vero giusto che si è fato vicino a noi ingiusti.

XXXI domenica del T.O. – 30 ottobre 2016
“Un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura” (Lc 19,1-10) La folla siamo noi, ed abbiamo la possibilità di essere o muro o ponte. Siamo muro quando ci riteniamo gli unici idonei per poter stare con Cristo. Zaccheo era un uomo che cercava un ponte per raggiungere la Misericordia, e purtroppo ha trovato il muro del pregiudizio. È straordinario vedere come l’occhio d’Amore del Signore rompe i nostri muri e raggiunge chi ha il cuore pentito. Ma non possiamo essere di ostacolo a Gesù. Siamo chiamati ad essere ponte che porta a Lui affinché la salvezza ricevuta possa diventare opportunità per gli altri di raggiungerla.