Senza ascoltarsi non funziona niente

Good-ListenerFare, fare… e ancora fare: ma che cosa fare?

Gli animatori che operano nell’ambito della pastorale giovanile, soprattutto con gli adolescenti, rischiano di sottovalutare, nella programmazione degli itinerari di formazione e di animazione, l’attenzione all’ascolto di se stessi, dei ragazzi e dell’ambiente. Non èuna perdita di tempo né un  inutile psicologismo dedicare energie e tempo all’ascolto. Occorre avviare, per gli operatori di pastorale giovanile, percorsi di formazione e di educazione all’ascolto, che li rendano capaci di cogliere ed esprimere le domande, i sentimenti, i dubbi e le aspettative che sono presenti, anche in mezzo alle difficoltà personali, ecclesiali e sociali, nelle risposte apparentemente contraddittorie e incerte della loro vita. L’ascolto è il fondamento di ogni cammino umano, spirituale e cristiano, non riguarda un solo periodo della vita dell’uomo, ma ogni fase dell’esistenza umana. L’animatore deve e può ascoltare il fanciullo, il ragazzo, l’adolescente, il giovane, ma anche l’adulto e l’anziano, il genitore e l’insegnante. Ogni relazione tra le persone si nutre non solo di parole e di gesti, ma di ascolto del cuore e di attenzione profonda dell’altro. Per riuscire ad ascoltare con attenzione, empatia e libertà,  è necessario combattere i pregiudizi radicati, i condizionamenti ambientali e comunitari, le invidie e le aspettative disattese, che sono le reali alienazioni che non aiutano le relazioni. Un ascolto vero e profondo richiede un cambiamento personale, una conversione radicale e una disponibilità interiore. Per questo è necessario porre le basi per ascoltare. Non è un atto semplicemente formale, ma sostanziale e sta alla base di ogni  attività pastorale: del primo annuncio, dell’evangelizzazione e della catechesi.

 

couple_listening_talking_to_each_otherAscoltare: la rivoluzione dell’amore di Dio

L’animatore nella pastorale giovanile non è un operatore che si esercita nelle tecniche animative, ma che si lascia abitate da Colui che anima la vita cristiana: lo Spirito Santo. L’ascesi, l’impegno pastorale e il servizio devono essere l’effetto di una rivoluzione mistica. Essa nasce da un processo che dal silenzio di Dio Padre si manifesta nella Parola del suo Figlio fatto uomo e che si dona nella Forza dello Spirito Santo. Allora l’attività di animazione pastorale è modellata dall’Amore e dalla Vita del Padre e del Figlio comunicato agli uomini nei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Eucarestia. Ascoltare non è, dunque, un atto passivo né inoffensivo, ma un cammino impegnativo. È un evento vocazionale che spinge ad ascoltare le strade di Dio e la sua chiamata, per camminare dentro di sé e fuori di sé: l’ascolto è un esodo! Animatori e ragazzi, adulti e giovani, adolescenti e catechisti, siamo tutti discepoli dell’unico Maestro, che ci ha amato e ci ha rivelato il suo progetto, rendendoci partecipi dell’unica forza e dell’unica potenza, che è amare come Dio ci ha amato. Dobbiamo rimanere estasiati dal modo di  amare di Dio, come un innamorato si lascia coinvolgere dall’amata e la ascolta con attenzione, con una tensione estatica, così occorre lasciarsi coinvolgere dall’amore di Dio e diventare creativi, fantasiosi, appassionati, uscire fuori da ogni categoria e da ogni logica per amare sempre, completamente, gratuitamente, radicalmente. La pastorale non è un amore programmato, ma un amore disegnato, che ha come riferimento il progetto di Dio. Esso si sviluppa a partire da un processo e da un’uscita, che è un’epifania e una rivelazione: “Dio ha tanto amato il mondo…”  Ha come effetto una trasformazione e un’inabitazione, come modello il modo di agire del seminatore. Dunque l’ascolto  si realizza quando si accoglie la Parola di Dio e ci si lascia fecondare dall’Amore di Dio, quando si ascolta Dio Padre e si vive nel Figlio di Dio e nel dono dello Spirito Santo. La testimonianza e le opere sono essenziali, ma devono essere precedute dalla fede. Essa nasce dall’ascolto della Parola di Dio, che ci rivela la volontà di Dio, la sua carità, Dio stesso. Per questo accogliere il dono dello Spirito Santo non è un atto formale né intimistico, ma rivoluzionario che cambia la vita. «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6, 36); «Misericordia io voglio e non sacrifici» (Mt 12,7).

È nel dono dell’amore
che si realizza
la nostra libertà

eQEG3nzUScJOXfw2t7N0e8vHfaNJ7QGuyP9n1AMkURAServire ascoltando: amare con il cuore di Dio

I cristiani sono autentici, se amano veramente come Dio, se ascoltano il cuore di Dio e del prossimo. L’ascolto è la via per amare, per servire l’altro secondo il disegno di Dio: «Ascolta, Israele. Il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Li legherai alla tua mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte» (Dt. 6, 4-9). Educare all’ascolto della Parola di Dio è, dunque, il primo compito che la pastorale giovanile deve realizzare. Esso è alla fonte delle molteplici e fantasiose attività. Si è coscienti di questo compito? Si educa all’ascolto della volontà di Dio? E quanto tempo si dedica nella programmazione ad ascoltare e discernere la volontà di Dio? La Sacra Scrittura, i fratelli, gli eventi della storia, la liturgia della chiesa, i poveri e i sofferenti sono i luoghi, nei quali Dio ci parla e si rivela, manifestando la sua volontà. Per questo l’ascolto non può essere separato dal servizio, dall’impegno e dal vivere con passione, realismo e verità nella storia la misericordia e la giustizia di Dio.

L’ascolto vero
richiede
un cambiamento
personale

Per entrare nel cuore di Dio, occorre amare ed entrare nel cuore degli uomini, dei ragazzi e degli adolescenti, delle loro famiglie, per condividerne le gioie e i dolori, le fatiche e le speranze. Solo in questo modo fare e agire sarà un «atto poetico», cioè un fare aderente alla realtà, creativo, mistico, attento all’altro come è non come vogliamo che sia o pensiamo che debba essere. L’altro è la misura del servizio della Chiesa per rendere presente l’amore di Dio nell’oggi dell’uomo.

L’ascolto è la vita per amare l’altro secondo il disegno
di Dio, per questo educare all’ascolto della Parola
di Dio è il primo compito che la pastorale giovanile
deve realizzare. Ma si è coscienti di questo compito?
Si educa davvero a questo ascolto? E quanto tempo si
dedica a questo aspetto? Occorre interrogarsi su questo
aspetto per non perdere il filo del proprio essere
animatori.

don Gianfranco Calabrese

giugno 2016