La preghiera dei fedeli

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La preghiera dei fedeli è la preghiera universale

*di don Walter Ruspi* Salmo 85
Sei stato buono, Signore, con la tua terra,
hai ristabilito la sorte di Giacobbe.
3 Hai perdonato la colpa del tuo popolo,
hai coperto ogni loro peccato.
8 Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
10 Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
11 Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
12 Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
13 Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
14 giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

Cosa sono i salmi, e a cosa servono? Nella Bibbia ce ne sono 150, e vengono considerati tra le preghiere più sublimi
Cosa sono i salmi, e a cosa servono?
Nella Bibbia ce ne sono 150, e vengono considerati tra le preghiere più sublimi

Il salmo è come un itinerario educativo alla preghiera, che si sviluppa su di un ritmo scandito in tre tappe: si apre con una iniziale “captatio benevolentiae” (v. 2-3); rivolge, poi, al Signore una domanda diretta, una supplica (v. 8); infine, prosegue con una insistente domanda accompagnata dalla certezza di vedere esaudita la richiesta (v. 10). Il salmista esercita l’arte della persuasione.
Il salmo si conclude indicando il modo con qui Dio esaudisce la preghiera: gli Attributi di Dio (Amore e Verità, Giustizia e Pace) trasformeranno la vita del popolo.
Coloro che hanno ascoltato la Parola pregano, ma non per sé, ma per gli altri. La preghiera dei fedeli, che segue la professione di fede o credo, si chiama preghiera universale ed è così precisata nelle Istruzioni liturgiche proprie del Messale Romano:
«Nella preghiera universale, cioè nella preghiera dei fedeli, esercitando la sua funzione sacerdotale, l’assemblea prega per tutti gli uomini. È opportuno che, nelle messe a partecipazione popolare, questa preghiera sia fatta in modo tale che le invocazioni riguardino la santa Chiesa, i governanti, coloro che versano in particolari necessità, tutti gli uomini e la salvezza di tutto il mondo».
E’ preghiera per gli altri: le chiese, i responsabili delle istituzioni pubbliche, i poveri, gli uomini tutti e il mondo intero. È preghiera detta universale: l’assemblea celebrante non parte da sé ma dall’altro, non pensa al proprio mondo ma al mondo, senza distinzione, neppure tra credenti e non credenti, come se del mondo fosse il cuore che palpita e pensa.
Non solo per il credente del nostro tempo, ma per quello di tutti i tempi la preghiera è «la prova», il segno, della fede, e non solo la preghiera fatta in segreto, ma la stessa preghiera rituale, pubblica e istituzionale. In quanto figura istituzionale, al di là delle condizioni soggettive dell’orante, la preghiera è linguaggio che parla a tutti e dice, al credente e al non credente che l’uomo non è solo ma alla presenza di un’alterità, e che l’identità dell’io è un tu o partner dell’alterità divina.
L’uomo non è il soggetto, il protagonista della preghiera; in realtà la preghiera non è iniziativa dell’uomo ma iniziativa di Dio, non il movimento che dall’uomo sale a Dio ma il movimento che da Dio discende all’uomo il quale, trovandosi all’improvviso alla presenza di Dio, è come sorpreso e preso – e trasportato – su un altro piano: il piano dove, al di là della sua volontà, intelligenza, bisogno o desiderio, è il tu o partner di un’alterità che non ha scelto ma dalla quale è stato scelto e alla quale non può non rispondere.
La preghiera, più che attestazione degli uomini che parlano a Dio, è attestazione di Dio che parla agli uomini, irrompendo nella loro storia e sconvolgendola per introdurvi dentro l’al di là della storia (intendendo per storia l’insieme dei fatti umani e delle concatenazioni dei progetti umani), che è la trascendenza del suo amore che della storia è misura e giudizio.
Se nulla è più grande di un uomo che prega, è perché questi, con la sua preghiera, attesta l’al di là del mondo che, dentro il mondo, ne infrange la chiusura e lo apre alla relazione con l’alterità divina. La novitas che la preghiera attesta – la sua dimensione sconvolgente e davvero rivoluzionante – è la rottura dell’identità e l’instaurazione della relazione di alterità dove l’io si libera dal suo incatenamento a sé e vive come un “tu” eletto da Dio e suo partner.

Non ascesa dell’uomo a Dio ma discesa di Dio all’uomo. Se la preghiera fosse movimento dell’uomo verso Dio, essa, come vogliono i maestri del sospetto, sarebbe produzione del bisogno o desiderio dell’io che, pregando, si servirebbe di Dio piuttosto che servirlo (tentazione tipica del credente, sempre sospeso tra la possibilità di servirlo o di servirsene!). Ma appunto perché non è movimento dell’uomo verso Dio ma discesa di Dio verso l’uomo, la preghiera non è conferma dell’io e della sua volontà di potenza, ma la sua messa in discussione.
«La vera preghiera non è mai per sé, mai per i propri bisogni» ma, per il bisogno degli altri, siano questi «altri» i credenti («la preghiera sia fatta in modo tale che le invocazioni riguardino la santa Chiesa»), i responsabili della cosa pubblica («i governanti»), i bisognosi («coloro che versano in particolari necessità»), gli abitanti della terra («tutti gli uomini») o il pianeta stesso («e la salvezza di tutto il mondo»).
E se si dovesse pregare per sé, il senso della preghiera per sé non sarebbe quello di piegare Dio a sé quanto di consegnare il proprio sé a Dio, nelle sue povertà e nelle sue ferite.

La preghiera per i bisogni altrui ci pone un’ulteriore domanda: se il pregare per gli altri ha senso o se esso non sia un modo illusorio per consolarsi e deresponsabilizzarsi, come rimproverano molti dei suoi critici. La risposta emerge con evidenza: pregare per l’altro non vuol dire affidarlo a Dio perché sia Dio a rispondere al suo bisogno, ma affidarsi a Dio, prendendosi carico del bisogno altrui divenuto più importante del proprio.
La preghiera liturgica ci offre una spiritualità, uno stile di impegno cristiano, una via sicura per non cadere nelle reti di un soggettivismo oppressivo e schiavizzante nelle nostre semplici emozioni. Educarsi alla liturgia non è renderla “simpatica”. Il cardinale Joseph Ratzinger nel suo libro Introduzione alla spiritualità della liturgia, scriveva “tale attrattiva non dura a lungo; sul mercato delle offerte per il tempo libero, che assume sempre più forme del religioso per stuzzicare la curiosità del pubblico, non si regge la concorrenza”. La liturgia va accolta per ciò che essa è realmente. “Non andiamo a Messa per cercare uno svago, ma per pregare” (card. Timothy Dolan, arcivescovo di New York, 27 ottobre 2016).

La liturgia è una solida cerniera fra umano e divino. Breve scheda di pronto intervento
di don Rosario Rosarno

Non dare direttive, lasciali fare, falli sistemare come meglio credono (che poi è come per anni gli è stato insegnato).  La loro posizione ti soddisfa? Ti sembra un atteggiamento di preghiera? Credo di  sì…perché ogni uomo, seppur ragazzo, ha il senso di Dio nel cuore e il richiamo alla preghiera lo esprime a momento opportuno.
Non dare direttive, lasciali fare, falli sistemare come meglio credono (che poi è come per anni gli è stato insegnato).
La loro posizione ti soddisfa? Ti sembra un atteggiamento di preghiera? Credo di
sì…perché ogni uomo, seppur ragazzo, ha il senso di Dio nel cuore e il richiamo alla preghiera lo esprime a momento opportuno.

Invita i ragazzi a disporsi nel modo più conveniente per la preghiera.

Ora proponi loro di fare delle preghiere spontanee: difficilmente si lasceranno andare, difficilmente metteranno in tavola ciò che hanno dentro, difficilmente ‘scopriranno le carte’ delle loro paure o ansie o aspettative.

Adesso falli mettere uno spalle all’altro in cerchio, molto stretti e vicini tra loro, devono riuscire a ‘sentirsi vicini’, oltre il limite della distanza personale. Piano piano falli scendere verso il pavimento finchè non riescono a sedersi l’uno sulle ginocchia dell’altro. Ci sono riusciti? Bravissimi! Che equilibrio! Tutto è in equilibrio, basta una risata o un respiro più forte e tutti cadono.

Ecco: in questa posizione ora puoi spiegare loro il vero senso della preghiera dei fedeli [leggi prima l’articolo di don Walter Ruspi]. La preghiera dei fedeli è notare il bisogno dell’altro, ma non di quello lontanissimo da me, ma di quello più vicino e non solo ‘affidarlo a Dio’, ma ‘farsene carico’. Così come sono seduti, il ragazzo che sta dietro ha sulle sue ginocchia il ‘carico’ del ragazzo seduto su di lui. Non dice: ‘Vai da un altro’, ma ‘Siediti, ti porto io!’. La preghiera dei fedeli, la preghiera in generale è sempre per gli altri: ‘Signore Gesù, ho visto che quel mio amico ha la mamma con un tumore, dai loro la forza di affrontare la situazione’ è una possibile preghiera, ma io che faccio? Vado a casa di quest’amico e gli sto vicino, magari non può essere accompagnato in macchina a scuola perché la mamma sta male, io gli do un passaggio. Ecco che così la preghiera fatta a Dio diventa con me vita e testimonianza. E come io riesco a prendermi il peso, i problemi, le ansie, le paure e i desideri di chi mi sta accanto, così durante la Messa la Chiesa mi tiene sulle ginocchia e si fa carico di me, delle mie ansie delle mie paure e dei miei desideri: hai mai sentito pregare per i giovani durante la preghiera dei fedeli? Ecco che la Chiesa si stava facendo carico di te… E ma per me non prego mai? Certo! Ma non per chiedere, bensì per ringraziare che Dio ti ha dato qualcuno che si è ‘fatto carico’ di te… dietro di te c’è uno che ti tiene sulle sue ginocchia!!

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OCCASIONE DI SPIRITUALITÀ La preghiera liturgica offre una via sicura per non cadere nelle reti di un soggettivismo oppressivo. Educare alla liturgia non è renderla più”simpatica”, non andiamo alla Messa per cercare uno “svago”, ma per pregare. Nulla è più grande dell’uomo che prega: l’io si libera dal suo incatenamento per avvicinarsi a Dio.

Fatta questa spiegazione, falli rimettere in piedi. Leggi il brano del Vangelo secondo Luca 4, 38-40: Gesù uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all’istante, la donna cominciò a servirli.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.

Oppure Luca 5, 18-26: Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico – esclamò rivolto al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

Dopo la lettura del brano, fagli notare come sono le persone che hanno portato a Gesù l’ammalato, o l’hanno pregato per lui/lei. L’ammalato l’hanno preso sulle spalle, se ne sono fatti carico e lo hanno portato a Gesù in un modo sorprendente: l’hanno sceso dal tetto!

Anche noi abbiamo tante persone o situazioni in cui ci accorgiamo che non possono farcela da soli ma che hanno bisogno di noi, di ciascuno di noi personalmente. Fai fare ai ragazzi qualche minuto di silenzio per pensare ad una persona che ha bisogno della sua preghiera e del suo aiuto. Poi recita l’invocazione dello Spirito Santo [Vieni Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce per rinvigorire il nostro cuore e sentirti presente nella nostra vita] per far capire ai ragazzi che non si tratta di ‘cantarsela e suonarsela’ da soli, ma la preghiera è fatta alla presenza di Dio [ricordandosi che dove due o tre sono riuniti nel mio nome, dice Gesù, io sono con loro].

Ora fai fare delle preghiere spontanee…il risultato sarà differente dall’inizio dell’incontro.

Non dare direttive, lasciali fare, falli sistemare come meglio credono (che poi è come per anni gli è stato insegnato).

La loro posizione ti soddisfa? Ti sembra un atteggiamento di preghiera? Credo di sì…perché ogni uomo, seppur ragazzo, ha il senso di Dio nel cuore e il richiamo alla preghiera lo esprime a momento opportuno.