*di don Walter Ruspi*
Salmo 134
Ecco, benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore;
voi che state nella casa del Signore durante la notte.
2 Alzate le mani verso il santuario e benedite il Signore.
3 Il Signore ti benedica da Sion: egli ha fatto cielo e terra.
Così ci parla il Catechismo della Chiesa Cattolica: Se i cristiani celebrano l’Eucaristia fin dalle origini e in una forma che, sostanzialmente, non è cambiata attraverso la grande diversità dei tempi e delle liturgie, è perché siamo vincolati dal comando del Signore, dato la vigilia della sua Passione: “Fate questo in memoria di me” (1Cor 11,24-25). A questo comando del Signore obbediamo celebrando il memoriale del suo sacrificio. L’Eucaristia – azione di grazie e lode al Padre – è il memoriale del sacrificio di Cristo e del suo
Corpo, presenza di Cristo in virtù della potenza della sua Parola e del suo Spirito.
Azione di grazie e lode al Padre
L’Eucaristia è un sacrificio di lode in rendimento di grazie per tutto ciò che Dio ha fatto di buono, di bello e di giusto nella creazione e nell’umanità. L’Eucaristia è un sacrificio di ringraziamento al Padre, una benedizione con la quale la Chiesa esprime la propria riconoscenza a Dio per tutti i suoi benefici. L’Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, l’attualizzazione e l’offerta sacramentale del suo unico sacrificio, nella Liturgia della Chiesa, che è il suo Corpo. Secondo la Sacra Scrittura, il memoriale non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma la proclamazione delle meraviglie che Dio ha compiuto per gli uomini.
Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia, fa memoria della Pasqua di Cristo, e questa diviene presente: il sacrificio che Cristo ha offerto una volta per tutte sulla croce rimane sempre attuale: “Ogni volta che il sacrificio della croce, “col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato”, viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 3].
L’Eucaristia è un sacrificio, come si manifesta nelle parole di Gesù: “Questo è il mio Corpo che è dato per voi”
e “Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi”. «Memoriale» non di ciò che è passato, ma di ciò che è presente in ogni presente. Questo «presente sempre presente» è, con le parole dell’Apocalisse: «l’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (Ap 1,8). L’eucaristia è
la sorgente della speranza In quanto memoriale della Pasqua del Figlio, l’eucaristia rende presente il sacrificio della Croce di Gesù e si offre come il convito pasquale, nel quale si partecipa veramente al Corpo e al Sangue di Lui: Gesù morto e risorto è realmente presente nei segni del pane e del vino, così che la Santa Cena è il sacramento dell’incontro con Lui, la partecipazione al suo mistero pasquale, che ci riconcilia con Dio.
L’eucaristia è la scuola dell’amore L’eucaristia è invocazione dello Spirito Santo, che attualizza nel tempo la presenza e l’opera di Cristo. La Chiesa invoca dal Padre il dono dello Spirito, che renda presente il Signore Gesù morto e risorto nei segni sacramentali ed estenda i benefici della riconciliazione da Lui compiuta a tutti coloro che ne partecipano e all’umanità intera per cui essi intercedono. Grazie all’opera dello Spirito Santo non solo il Risorto si rende presente nei segni del pane e del vino, ma trasforma anche la comunità celebrante nel Suo Corpo presente
nella storia. La partecipazione all’eucaristia apre il cuore all’azione dello Spirito, aiutandoci a vivere da persone riconciliate con Dio, con se stesse e con gli altri e ad annunciare e donare agli altri la grazia della comunione che ci
è stata donata.
L’eucaristia è missione per la Chiesa La missione che il Signore affida alla sua chiesa e tutta compendiata nelle
parole che egli pronunzia nell’ultima Cena: “Fate questo in memoria di me”. In questo compito di fare il memoriale dell’Eucaristia si definisce veramente tutta la missione della comunità cristiana nel tempo.
Celebrando il memoriale del Signore, la Chiesa si rende disponibile all’azione dello Spirito, che rende presente nella diversità dei tempi e dei luoghi l’evento di salvezza, oggetto della buona novella. La disponibilità allo Spirito, che la celebrazione del memoriale esige, deve manifestarsi in gesti concreti, che riproducano nel tempo l’atteggiamento del
Cristo. Entrare in comunione con Lui nel memoriale della Pasqua significa diventare missionari dell’evento che quel rito attualizza; in un certo senso, significa renderlo contemporaneo ad ogni epoca, fino a quando il Signore ritornerà.
In un testo neotestamentario la lode rivolta a Dio raggiunge un’altezza irraggiungibile: «Benedetto sia Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà.
E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha abbondantemente riversata / su di noi, con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere
il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra»
(Ef 1, 3-10).
ESSERE UOMINI E DONNE DI COMUNIONE
Cosa significa celebrare il memoriale di Cristo? Significa entrare in comunione con Lui, significa riprodurre gli insegnamenti di Cristo nella nostra quotidianità, significa diventare missionari di questo evento e renderlo contemporaneo di questa epoca. Partecipare all’Eucaristia ci rende aperti all’azione dello Spirito e capaci di riconciliarci con Dio e con gli altri: questo ci permette di annunciare la nostra fede.
COS’È UN MISTERO DELLA FEDE? BREVE SCHEDA DI PRONTO INTERVENTO
di don Rosario Rosarno
Eucaristia è… potremo dire tutto e il contrario di tutto. Don Walter nel suo articolo – leggilo, è importante – mette in risalto come la preghiera eucaristica è il momento del sacrificio, dell’amore gratuito, della festa, dell’unita nello Spirito Santo. L’Eucaristia è – per dirla con l’ultima parola della consacrazione – un Mistero della fede.
Bene, soffermiamoci su questo e proviamo a costruire la riflessione con i ragazzi sul termine Mistero. Così da poter di seguito mettere a loro disposizione i criteri per scoprire da soli (con la curiosità propria degli adolescenti) la grandezza e la bellezza dell’Eucaristia Amore, Unità, Sacrificio, Festa.
Disponiamo i ragazzi in cerchio con uno al centro e uno al di fuori del cerchio. È il classico gioco del gatto e del topo: colui che si trova al di fuori è il gatto e deve cercare di ‘acchiappare’ il topo che si trova al centro. E quando il gatto entra, il topo deve cercare di uscire per non farsi catturare. I ragazzi del cerchio intanto si tengono sottobraccio per non far entrare nè uscire i due sfidanti. La durata del gioco è a piacere. Quando un gatto cattura un topo si cambiano gli sfidanti. Il gioco è una metafora del Mistero perché lo sforzo profuso dal gatto di acchiappare chi sta al di dentro del cerchio non sempre gli permetterà di raggiungere l’obbiettivo. Ma non per questo lo sfidante-gatto lascia
perdere la preda, anzi, aumenta nei ragazzi l’agonismo e la voglia di vincere. Per quanto cerchiamo di comprendere-acchiappare il Mistero, esso sempre ci sfugge, ma questo non ci porta – e non ci deve portare – a rassegnarci,
anzi, siamo chiamati a cercare sempre nuove vie per entrare nel cerchio-Mistero. Cosí un ruolo chiave lo svolgono
i ragazzi del cerchio: essi rappresentano – in termine tecnico – gli accidenti del pane e del vino, ovverosia le specie, le forme con cui Gesù si rivela a noi nel Suo Corpo e nel Suo Sangue. Durante la celebrazione è difficile pensare che in quel pezzo di pane c’è davvero Gesù vivo e vero, ma questo non può affievolire il desiderio di conoscere e, soprattutto, di vederlo. E se il topo si fa prendere??… beh, in questo caso il gatto da una parte sarà contento per la
vittoria, ma dall’altra sarà dispiaciuto perché il suo turno di gioco è finito. Fine. Fine del divertimento, fine del mettersi in gioco, fine dell’adrenalina che mette voglia di cercare strade nuove. Cosí il Mistero, se si fa trovare e
acchiappare per noi non ha più senso stare in cammino, stare in gioco. In altre parole ‘stare sulla terra in questa vita’. Per questo motivo il Mistero ci sarà rivelato definitivamente nell’ora della nostra morte. Così da avere sempre un motivo in più per stare in gioco qui in questa nostra vita. Ma non da soli…con il Pane-Mistero di Vita