La preghiera eucaristica, il memoriale della Pasqua

light-religion-cross-c_opt*di don Walter Ruspi*
Salmo 134

Ecco, benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore;
voi che state nella casa del Signore durante la notte.
2 Alzate le mani verso il santuario e benedite il Signore.
3 Il Signore ti benedica da Sion: egli ha fatto cielo e terra.
Così ci parla il Catechismo della Chiesa Cattolica: Se i cristiani celebrano l’Eucaristia fin dalle origini e in una forma che, sostanzialmente, non è cambiata attraverso la grande diversità dei tempi e delle liturgie, è perché siamo vincolati dal comando del Signore, dato la vigilia della sua Passione: “Fate questo in memoria di me” (1Cor 11,24-25). A questo comando del Signore obbediamo celebrando il memoriale del suo sacrificio. L’Eucaristia – azione di grazie e lode al Padre – è il memoriale del sacrificio di Cristo e del suo
Corpo, presenza di Cristo in virtù della potenza della sua Parola e del suo Spirito.
Azione di grazie e lode al Padre
L’Eucaristia è un sacrificio di lode in rendimento di grazie per tutto ciò che Dio ha fatto di buono, di bello e di giusto nella creazione e nell’umanità. L’Eucaristia è un sacrificio di ringraziamento al Padre, una benedizione con la quale la Chiesa esprime la propria riconoscenza a Dio per tutti i suoi benefici. L’Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, l’attualizzazione e l’offerta sacramentale del suo unico sacrificio, nella Liturgia della Chiesa, che è il suo Corpo. Secondo la Sacra Scrittura, il memoriale non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma la proclamazione delle meraviglie che Dio ha compiuto per gli uomini.
Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia, fa memoria della Pasqua di Cristo, e questa diviene presente: il sacrificio che Cristo ha offerto una volta per tutte sulla croce rimane sempre attuale: “Ogni volta che il sacrificio della croce, “col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato”, viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 3].

L’ Ultima Cena, detta anche Istituzione dell’Eucaristia, dipinto del 1562 circa, olio su tavola, Juan de Juanes (1507 ca. – 1579). Proveniente dall’altare maggiore della Chiesa di Santo Stefano di Valencia ed attualmente conservato al Museo del Prado di Madrid (Spagna).
L’ Ultima Cena, detta anche
Istituzione dell’Eucaristia,
dipinto del 1562 circa,
olio su tavola, Juan de Juanes
(1507 ca. – 1579). Proveniente
dall’altare maggiore della
Chiesa di Santo Stefano di
Valencia ed attualmente
conservato al Museo del
Prado di Madrid (Spagna).

L’Eucaristia è un sacrificio, come si manifesta nelle parole di Gesù: “Questo è il mio Corpo che è dato per voi”
e “Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi”. «Memoriale» non di ciò che è passato, ma di ciò che è presente in ogni presente. Questo «presente sempre presente» è, con le parole dell’Apocalisse: «l’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (Ap 1,8). L’eucaristia è
la sorgente della speranza In quanto memoriale della Pasqua del Figlio, l’eucaristia rende presente il sacrificio della Croce di Gesù e si offre come il convito pasquale, nel quale si partecipa veramente al Corpo e al Sangue di Lui: Gesù morto e risorto è realmente presente nei segni del pane e del vino, così che la Santa Cena è il sacramento dell’incontro con Lui, la partecipazione al suo mistero pasquale, che ci riconcilia con Dio.
L’eucaristia è la scuola dell’amore L’eucaristia è invocazione dello Spirito Santo, che attualizza nel tempo la presenza e l’opera di Cristo. La Chiesa invoca dal Padre il dono dello Spirito, che renda presente il Signore Gesù morto e risorto nei segni sacramentali ed estenda i benefici della riconciliazione da Lui compiuta a tutti coloro che ne partecipano e all’umanità intera per cui essi intercedono. Grazie all’opera dello Spirito Santo non solo il Risorto si rende presente nei segni del pane e del vino, ma trasforma anche la comunità celebrante nel Suo Corpo presente
nella storia. La partecipazione all’eucaristia apre il cuore all’azione dello Spirito, aiutandoci a vivere da persone riconciliate con Dio, con se stesse e con gli altri e ad annunciare e donare agli altri la grazia della comunione che ci
è stata donata.

L’eucaristia è missione per la Chiesa La missione che il Signore affida alla sua chiesa e tutta compendiata nelle
parole che egli pronunzia nell’ultima Cena: “Fate questo in memoria di me”. In questo compito di fare il memoriale dell’Eucaristia si definisce veramente tutta la missione della comunità cristiana nel tempo.
Celebrando il memoriale del Signore, la Chiesa si rende disponibile all’azione dello Spirito, che rende presente nella diversità dei tempi e dei luoghi l’evento di salvezza, oggetto della buona novella. La disponibilità allo Spirito, che la celebrazione del memoriale esige, deve manifestarsi in gesti concreti, che riproducano nel tempo l’atteggiamento del
Cristo. Entrare in comunione con Lui nel memoriale della Pasqua significa diventare missionari dell’evento che quel rito attualizza; in un certo senso, significa renderlo contemporaneo ad ogni epoca, fino a quando il Signore ritornerà.

In un testo neotestamentario la lode rivolta a Dio raggiunge un’altezza irraggiungibile: «Benedetto sia Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà.
E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha abbondantemente riversata / su di noi, con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere
il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra»
(Ef 1, 3-10).

ESSERE UOMINI E DONNE DI COMUNIONE
Cosa significa celebrare il memoriale di Cristo? Significa entrare in comunione con Lui, significa riprodurre gli insegnamenti di Cristo nella nostra quotidianità, significa diventare missionari di questo evento e renderlo contemporaneo di questa epoca. Partecipare all’Eucaristia ci rende aperti all’azione dello Spirito e capaci di riconciliarci con Dio e con gli altri: questo ci permette di annunciare la nostra fede.

COS’È UN MISTERO DELLA FEDE? BREVE SCHEDA DI PRONTO INTERVENTO
di don Rosario Rosarno

qrQG6uP_optEucaristia è… potremo dire tutto e il contrario di tutto. Don Walter nel suo articolo – leggilo, è importante – mette in risalto come la preghiera eucaristica è il momento del sacrificio, dell’amore gratuito, della festa, dell’unita nello Spirito Santo. L’Eucaristia è – per dirla con l’ultima parola della consacrazione – un Mistero della fede.
Bene, soffermiamoci su questo e proviamo a costruire la riflessione con i ragazzi sul termine Mistero. Così da poter di seguito mettere a loro disposizione i criteri per scoprire da soli (con la curiosità propria degli adolescenti) la grandezza e la bellezza dell’Eucaristia Amore, Unità, Sacrificio, Festa.
Disponiamo i ragazzi in cerchio con uno al centro e uno al di fuori del cerchio. È il classico gioco del gatto e del topo: colui che si trova al di fuori è il gatto e deve cercare di ‘acchiappare’ il topo che si trova al centro. E quando il gatto entra, il topo deve cercare di uscire per non farsi catturare. I ragazzi del cerchio intanto si tengono sottobraccio per non far entrare nè uscire i due sfidanti. La durata del gioco è a piacere. Quando un gatto cattura un topo si cambiano gli sfidanti. Il gioco è una metafora del Mistero perché lo sforzo profuso dal gatto di acchiappare chi sta al di dentro del cerchio non sempre gli permetterà di raggiungere l’obbiettivo. Ma non per questo lo sfidante-gatto lascia
perdere la preda, anzi, aumenta nei ragazzi l’agonismo e la voglia di vincere. Per quanto cerchiamo di comprendere-acchiappare il Mistero, esso sempre ci sfugge, ma questo non ci porta – e non ci deve portare – a rassegnarci,
anzi, siamo chiamati a cercare sempre nuove vie per entrare nel cerchio-Mistero. Cosí un ruolo chiave lo svolgono
i ragazzi del cerchio: essi rappresentano – in termine tecnico – gli accidenti del pane e del vino, ovverosia le specie, le forme con cui Gesù si rivela a noi nel Suo Corpo e nel Suo Sangue. Durante la celebrazione è difficile pensare che in quel pezzo di pane c’è davvero Gesù vivo e vero, ma questo non può affievolire il desiderio di conoscere e, soprattutto, di vederlo. E se il topo si fa prendere??… beh, in questo caso il gatto da una parte sarà contento per la
vittoria, ma dall’altra sarà dispiaciuto perché il suo turno di gioco è finito. Fine. Fine del divertimento, fine del mettersi in gioco, fine dell’adrenalina che mette voglia di cercare strade nuove. Cosí il Mistero, se si fa trovare e
acchiappare per noi non ha più senso stare in cammino, stare in gioco. In altre parole ‘stare sulla terra in questa vita’. Per questo motivo il Mistero ci sarà rivelato definitivamente nell’ora della nostra morte. Così da avere sempre un motivo in più per stare in gioco qui in questa nostra vita. Ma non da soli…con il Pane-Mistero di Vita

La presentazione delle offerte. I sentieri che offrono le parole per parlare con Dio

Un popolo stretto  intorno alla mensa
Un popolo stretto
intorno alla mensa

* di don Walter Ruspi* Salmo 116
1 Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
5 Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Che cosa renderò al Signore
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.

La Didaché o Dottrina dei dodici apostoli è un testo cristiano, probabilmente scritto in Siria tra la fine del I e il II secolo, contemporaneo ai libri più tardivi del Nuovo Testamento. La Didaché contiene una catechesi della “via della morte” e della “via della vita”, un itinerario di conversione verso il battesimo ove si presentano indicazioni morali che sottolineano la novità della vita cristiana o la “via della vita” nella comunità ed offre i testi liturgici per la celebrazione del battesimo e per l’eucaristia. Infine parla dell’organizzazione della Chiesa, nei suoi diversi ministeri e carismi, e nelle pratiche liturgiche.

L’OFFERTA DI SÉ STESSI  La presentazione delle offerte non è un semplice rito per disporre pane e vino sull’altare ma è la celebrazione del dono della propria vita. Noi, uniti a Cristo, possiamo essere strumenti di salvezza. Come chicchi di grano che macinato diventano pane e acini d’uva che pigiati diventano vino.
L’OFFERTA DI SÉ STESSI
La presentazione delle offerte non è un semplice rito per disporre pane e vino sull’altare ma è la celebrazione del dono della propria vita. Noi, uniti a Cristo, possiamo essere strumenti di salvezza. Come chicchi di grano che macinato diventano pane e acini d’uva che pigiati diventano vino.

Nel racconto della celebrazione dell’Eucaristia troviamo le mirabili espressioni che ci parlano dell’unità del popolo cristiano stretto attorno alla mensa e costruito in un solo corpo dall’Eucaristia. Ma questa unità nel Corpo di Cristo è preparata del dono di ciascuno, dalla partecipazione della vita di ogni credente, e viene straordinariamente descritta in modo plastico con l’immagine dei chicchi di grano che macinati diventano pane e degli acini d’uva che pigiati diventano vino.
Così la Didachè invita a pregare durante la preparazione all’offerta eucaristica.
Riguardo all’eucaristia, così rendete grazie:
Dapprima per il calice: Noi ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la santa vite di David tuo servo, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli.
Poi per il pane spezzato: Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli.
Nel modo in cui questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una sola cosa, così si raccolga la tua Chiesa nel tuo regno dai confini della terra; perché tua è la gloria e la potenza, per Gesù Cristo nei secoli.
Queste parole sono diventate un testo di preghiera più esteso ove si descrive la molteplicità dei chicchi che macinati e cotti diventano un pane profumato e gustoso, e come i molti chicchi pigiati e cotti dal fuoco della fermentazione diventano un vino generoso, così la vita del cristiano nutrito dal pane eucaristico viene trasformata in un’offerta gradita. Il pane e il vino diventano cibo e bevanda di salvezza perché trasformati dal fuoco dell’amore dello Spirito Santo.
95fb09e6-ba7c-467f-a9c_optQuesta preghiera ispirerà il vescovo e martire Ignazio di Antiochia che di fronte alla morte prega i fratelli cristiani di non intervenire per salvarlo dal martirio, ma si sente un’offerta presentata a Dio:
Sono frumento di Dio: che io sia macinato dai denti delle belve per divenire il pane puro di Cristo. La mia passione è crocifissa, non c’è più in me il fuoco della carne: un’acqua viva mormora in me e mi dice: Vieni al Padre.
La presentazione delle offerte non è un semplice gesto rituale funzionale alla celebrazione, quasi solo per disporre pane e vino sull’altare, ma è la celebrazione rituale del dono della propria vita perché sia unita a Cristo e lo Spirito Santo la trasformi in salvezza per i nostri fratelli.

Il forte abbraccio di Cristo sperimentato in gruppo. Sulla Mensa è noi stessi che presentiamo.
Il forte abbraccio di Cristo sperimentato in gruppo. Sulla Mensa è noi stessi che presentiamo.

Il momento delle offerte non è un “time out”. Breve scheda di pronto intervento
di don Rosario Rosarno
Molte volte il momento dell’offertorio diventa il tempo per scambiarsi due parole sulla settimana trascorsa o guardare intorno a noi per vedere come si è vestito quello o quella. Anche se noi educatori non ci facciamo caso, il rito della presentazione dei doni, quando non è coinvolgente in modo gestuale, nella mente dei ragazzi può diventare un ‘time-out’ durante la celebrazione: come a dire “ok, ora facciamo una pausa da seduti e poi avanti con l’ultima fatica tutta in piedi”.
Come hai letto nell’articolo di don Walter, la presentazione dei doni è molto di più! Ma come farlo capire ai ragazzi…e come capirlo noi? Il senso dell’offerta di noi stessi è abbastanza comprensibile dai ragazzi. Forse però potremmo puntare sul far capire con un’attività cosa succede in quell’offerta, nel momento in cui il sacerdote presidente dice «il mio e il vostro sacrificio siano graditi a Dio».

Facciamo disporre i ragazzi all’interno di un cerchio immaginario. Di questi terremo con noi due volontari. Invitiamo i rimanenti a porsi sul pavimento e ad abbracciarsi/aggrapparsi/aggrovigliarsi tra loro. L’educatore, insieme ai due volontari, cercheranno in tre minuto di tempo a “staccare” più persone possibili. Chi viene “staccato” aiuterà l’educatore a staccare gli altri. Al termine dei tre minuti chi è a terra dovrà “staccarsi”, cambiare compagni di aggrovigliamento e “riattaccarsi”. E si ricomincia. Così per altre tre volte. Vince chi, al termine dell’attività, rimarrà ancora aggrappato all’altro.

16807817_7194407282312_optDopo l’attività è bene spiegare ai ragazzi che durante il momento della presentazione dei doni nella Liturgia avviene come nel gioco: ciascun nostro sacrificio fatto durante la settimana appena trascorsa e “presentato”, appunto, in quel momento con una nostra intenzione particolare, confluisce insieme a quelli che mi stanno accanto e anche a quelli che, seppur fisicamente non in chiesa, offrono i propri sacrifici a Dio. Questo “mix” diventa indissolubile nel Corpo e nel Sangue di Cristo, il nostro sacrificio si unisce a quello di Gesù, le nostre croci quotidiane (e ce ne sono tante!) insieme alla Croce di Gesù Cristo. E così come hanno appena sperimentato i ragazzi che i forti abbracci non possono essere “staccati/spezzati”, anche il forte abbraccio di Cristo a ciascuna delle nostre croci non verrà mai staccata, in modo da essere anche noi “presentati” su quella mensa insieme al pane e al vino.
Il forte abbraccio di Cristo sperimentato in gruppo.