IL PECCATO COME PIT STOP PER UNA RI..PARTENZA ALLA GRANDE

*di Daniela Novi

La nostra vita è un percorso ad ostacoli, che prevede ritmi di marcia regolari, improvvise accelerazioni, battute d’arresto, partenze e ripartenze. Lungo il cammino si possono trovare aree di sosta salutari, dove riprendere forza e fiato e altre un po’meno, dove più alto è il rischio di restare impantanati o di tornare indietro, perché l’orizzonte si fa oscuro.
Durante il gran premio di Formula 1 mi ha sempre colpito l’arrivo della macchina da
corsa al PIT STOP: un team di meccanici esperti inizia una danza magica dal sincronismo perfetto, al fine di sostituire i pneumatici, rifornire il carburante, valutare il rendimento delle parti viaggianti o addirittura le condizioni di salute del pilota. Una frenetica e affascinante frazione di tempo che può decidere le sorti di una gara: è infatti durante la sosta ai box che può avvenire il sorpasso degli avversari.
Il vangelo dei discepoli di Emmaus (Lc, 24,13-35) è antesignano di uno dei PIT STOP
più efficaci ed efficienti della storia dell’uomo, ben oltre l’automobilismo di ottima qualità.
START. La bandierina della partenza si apre sui due discepoli in fuga da Gerusalemme, subito dopo la morte di Gesù… “Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus”. L’aria si fa pesante nella città che doveva accogliere l’incoronazione del Messia. I due amici vedono fallite le loro speranze e scappano, rompendo il patto di amicizia con Gesù, lui che non aveva saputo difendere se stesso e i suoi discepoli con
lui. Il peccato spesso non ha connotazioni oscure, non si manifesta con conseguenze devastanti, ma solo con una retrocessione, un cedimento dalle proprie posizioni, abbandonate ancor prima di essere verificate. Meglio, poi, se a credere nello stesso comportamento si è in due: la partenza dei discepoli non contempla la POLE POSITION, nel peccato spesso si viaggia in tandem. I due, però, vengono accostati in fuga
da un terzo incomodo, sotto le mentite spoglie di un compagno di viaggio: Gesù. Egli, però, non è una MONOPOSTO che SPANCIA, non si accosta facendo scintille, non fugge avanti, non taglia la strada, accompagna, si fa vicino: “Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro”. Come al solito l’uomo, quando è nel peccato o semplicemente in posizione di difesa, non si accorge del bene che gli viene incontro, “Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo”, e preferisce condividere con il prossimo l’amarezza che lo abita, come se il suo peccato fosse un male ingiustamente subito e l’altro, che vuole sapere, un colpevole ignorante: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Chissà se a questo punto del cammino, la strada si è fatta in salita oppure ai tre si è presentato davanti un tornante. Sta di fatto che “la fuga” rallenta, la macchina STACCA, e i due iniziano a raccontare tutto quello che è successo a Gerusalemme, quasi a giustificare il proprio dolore o, forse più verosimilmente, l’abbandono del fronte: “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.”
Il verbo “sperare” coniugato al passato è il segno più grande della disillusione collettiva e della disperazione personale. Il peccato è dilagato nel loro cuore e nemmeno l’annuncio delle donne, che hanno trovato il sepolcro vuoto, nemmeno la conferma da parte degli uomini, corsi dopo le donne, li ha convinti: “Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Il passo deve essersi fatto lento, ma costante, come i giri di un motore, il ritmo del respiro e i battiti del cuore. Quando hai toccato il fondo di te stesso, della tua storia, l’unico rimedio per risalire in superficie è ricordarsi di quello che si è stati, della bellezza vissuta, dell’attimo in cui ti sei innamorato, di una serata allegra con gli amici, di un abbraccio che ti ha placato. Gesù fa fare memoria ai discepoli e rammenta loro le parole masticate insieme davanti al fuoco, intorno ad una mensa, parole che riecheggiano le narrazioni dei profeti e l’attesa dei padri: “… E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.” La macchina in fuga ha finito la benzina, i comandi non rispondono più alla spinta iniziale, le ragioni di un tempo hanno lasciato il posto alle sensazioni brucianti di ora, è necessario fermarsi: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino».

Il PIT STOP
sulla strada di Emmaus dura più del previsto, perché ha il sapore dell’intimità del riposo desiderato e del cibo che nutre. E sarà il ventre ad aprire loro gli occhi, vincendo le resistenze dello snobismo intellettuale dei due pellegrini disorientati e di tutti noi “malpensanti”. Gesù conosce i suoi uomini e i loro punti deboli, sa bene quale fianco lavorare: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. “Come sarebbe stato bello essere lì in quel momento e percepire la pazienza e la capacità di raccontare di Gesù, ma soprattutto il calore di quei cuori che ardevano, resi puri, giovani e vivi da una parola che salva. “Ma lui sparì dalla loro vista…” Gesù non è un sentimentale, non vuole che l’uomo sosti nell’incanto così come nel disincanto, per questo decide di sparire quando il nostro continuo bisogno di prove vuole trasformare la semplice fede in una dorata chimera. I due amici non hanno più bisogno di indugiare nelle seduzioni del peccato, nei bastioni delle loro paure, si sono sufficientemente ri…posati,
ovvero ri…posizionati nel loro cammino: ora sanno che bisogna rifare la strada per guardare al futuro: “E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro…” STOP AND GO è la penalità assegnata al pilota che ha commesso un’ infrazione al regolamento di gara e consiste nel fermarsi ai box per 10 secondi senza poter effettuare riparazione e rifornimento: un’ eternità. Solo con Dio lo STOP del peccato può diventare un’occasione preziosa per una ri…partenza alla grande, solo con Dio, sempre presente ai BOX di partenza e di arrivo, il tempo della lontananza e dell’arresto forzato si recupera con gli interessi, solo con Dio il cammino interrotto non perde mai la speranza dell’orizzonte e l’invito ad un oltre, che ti chiama per nome, che ti chiama per sempre: GO, GO, GO!