Il cammino delle 10 parole

L’esperienza dei frati francescani di Fossabanda a Pisa
L’esperienza dei frati francescani di Fossabanda a Pisa

*di Elisabetta Tomasi*

Cosa può convincere centinaia di persone a riunirsi, regolarmente ogni settimana, per 14 mesi, tolta una breve pausa estiva? E aggiungere ogni mese un sabato dedicato a incontri dal nome quasi incomprensibile come “scrutatio”, o dal nome un po’ triste di “ritiro”, per concludere nell’agosto del secondo anno con una intera settimana dedicata al “ritirone”?

Sembra impossibile, ma ciò che coinvolge così tante persone è qualcosa di semplice ed essenziale: le 10 parole che Dio ha inciso sulla pietra, più note forse come 10 comandamenti.

image2In questo tempo di individualismo e di autosufficienza, di relativismo e di insofferenza verso ogni limitazione della libertà, molte persone si ritrovano per mettersi in ascolto delle “Parole” di Dio, per scoprire il significato profondo di un messaggio che da senso alla vita, che la libera dai falsi idoli, che la riempie con  parole di verità, di libertà e di amore.

Proprio questo è forse il successo di questa originale formula di catechesi: aiutare le persone a leggere i comandamenti come messaggi di realizzazione di sé alla luce del progetto di Dio, prima che come regole da osservare.

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In ascolto delle parole di Dio per scoprire il senso della vita

Gli incontri sono veramente, in senso letterale, “ascolto”. Il catechista parla, medita e commenta il singolo comandamento, conduce la riflessione senza dibattito, senza domande, senza discussioni. Queste sono lasciate alla condivisione che avviene durante i ritiri, due nel corso dell’anno, e nel “ritirone” finale. La catechesi trascorre veloce, il primo quarto d’ora è dedicato a riprendere il filo dell’incontro precedente, poi ci si addentra tra episodi evangelici, riflessioni teologiche, aneddoti personali e riferimenti alle discipline che aiutano a guardare dentro di sé in profondità, per mettere a confronto la Parola dell’ annuncio divino con la vita di ogni giorno. Molto si basa sulla capacità del catechista di adottare una esposizione vivace e di mantenere l’attenzione, ma le esperienze fatte finora sono positive. I partecipanti ricordano con un sorriso alcune sottolineature umoristiche, o l’esegesi di brani biblici noti ma su cui non si è mai riflettuto abbastanza.

Per ogni comandamento è previsto un momento di approfondimento particolare. La scrutatio è una forma di “lectio divina” a cui segue una breve condivisione. Il ritiro è tenuto nell’arco di mezza giornata. Il “ritirone” finale, di solito a fine agosto in un luogo balneare, è una intensa esperienza di vita comunitaria, ritmata dalle meditazioni, dalla riflessione personale, da momenti liberi.

Per diversi anni i frati francescani di Santa Croce in Fossabanda a Pisa hanno visto passare nel tendone allestito in giardino circa duecento persone per ogni edizione. E da qualche anno si è aggiunta una versione per i giovani, significativamente tenuta in un’aula universitaria. Il percorso è lo stesso delle catechesi per gli adulti, solo le esperienze di vita sono attualizzate per gli ascoltatori giovani.

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http://fratipisa.blogspot.it/2016/09/10-comandamenti-giovani.html

Le 10 parole sono un modello di catechesi ideato nel 1993 da un sacerdote romano, don Fabio Rosini, responsabile per l’ ufficio vocazioni del vicariato di Roma e rivolte inizialmente ai giovani. Sono attualmente diffuse in tutta Italia, in ben 60 diocesi, e annualmente gli animatori si coordinano per mantenere uno stesso stile di presentazione. Sono pensate come un ciclo di catechesi da seguire per una sola volta. Da qualche tempo viene offerta una prosecuzione delle catechesi con il nome di “Cammino delle sei giare”, allusione alle giare del miracolo di Cana.

In una intervista così descrive don Fabio la sua esperienza: “I Dieci Comandamenti durano un anno e attraverso di essi si contribuisce alla maturazione delle persone. Il successo dei Dieci Comandamenti è dovuto anche all’assenza di altri punti di riferimento. Non a caso i sacerdoti che li fanno hanno buoni esiti.”

Sono parole che molti possono sottoscrivere.

RIPARTIRE DALLE BASI
Ben 60 diocesi hanno adottato il cammino delle 10 parole e tutte con ottimi risultati, questo è indicativo di quanto giovani e adulti abbiano bisogno di ripartire proprio dalle basi, dalle Scritture per vivere l’esperienza di Cristo. Le catechesi sono pensate come un ciclo, durano un anno e contribuiscono alla maturazione delle persone. Gli animatori si coordinano continuamente per mantenere uno stesso stile di presentazione.

 

Man holding a compass in his hand
Trovare la rotta giusta non è sempre facile

UNA BUSSOLA PER IL CAMMINO

di Maria-Chiara Michelini

In questi giorni nella mia piccolissima parrocchia stiamo vivendo l’esperienza della mancanza della chiesa, intesa come edificio, in seguito al terremoto che ha colpito il centro Italia. Siamo abbastanza lontani dall’epicentro per non avere subito conseguenze drammatiche, ma sufficientemente vicini per il verificarsi di danni seri, solo ad alcuni edifici, quelli più storici ed esposti, come le chiese, appunto. Ci si ritrova smarriti, perché privati all’improvviso di qualcosa che si è sempre dato per scontato, a volte con una buona dose di sufficienza e stanchezza. Ci si ritrova, così, ad accorgersi che quell’edificio così familiare da risultare noioso e superato, aveva un’acustica che restituiva come gradevole il canto normale del popolo riunito, aveva dimensioni assolutamente adeguate al paese in cui sorge, la luce calda della festa, colori che aiutavano a riconciliarsi con i propri vissuti interiori.

Mi si perdoni la nota forse troppo autobiografica, ma mi sembra che una delle chiavi interpretative della bontà del Cammino delle 10 parole di cui ci parla Elisabetta Tomasi consista proprio nel fare centro su qualcosa che tendiamo a dare per scontato, in questo caso i dieci comandamenti, i quali rappresentano in qualche misura l’a,b,c della nostra cultura catechistica. Imparati a memoria da tutti i bambini fino a qualche generazione fa, sono presenti alla memoria di noi adulti con lo stesso sapore delle filastrocche dell’infanzia, dei proverbi, delle poesie recitate ancor prima di imparare a leggere e scrivere.

Il tempo e la polvere sono scesi sui 10 comandamenti, ne abbiamo data per scontata la conoscenza, la comprensione, l’attribuzione di valore; abbiamo concentrato l’attenzione su altri aspetti di fede, più evoluti... ma l’analfabetismo catechistico  di nuova generazione ha sentito questa assenza, per questo abbiamo sperimentato il desiderio di “ridire” di nuovo queste parole e partendo da esse riproporre il senso profondo della fede cristiana.
Il tempo e la polvere sono scesi sui 10 comandamenti, ne abbiamo data per scontata la conoscenza, la comprensione, l’attribuzione di valore; abbiamo concentrato l’attenzione su altri aspetti di fede, più evoluti… ma l’analfabetismo catechistico
di nuova generazione ha sentito questa assenza, per questo abbiamo sperimentato il desiderio di “ridire” di nuovo queste parole e partendo da esse riproporre il senso profondo della fede cristiana.

Le 10 parole sono state, legittimamente, considerate per lungo tempo segno dell’Antico, che doveva essere reinterpretato positivamente alla luce del Nuovo, perfezionato dalla ricchezza della Buona Novella di Gesù. Entro questa sintesi estrema si può riassumere una sorta di storica messa in stand-by dei dieci comandamenti, considerati come qualcosa di ovvio, di implicito. Abbiamo dato per scontato che un cristiano non dovesse uccidere, rubare, dire falsa testimonianza, tanto da non doverci soffermare troppo sul significato di queste parole lapidarie, dandone per scontata la conoscenza, la comprensione l’attribuzione di valore. Se e quando abbiamo continuato a credere, abbiamo concentrato la nostra attenzione su altri aspetti della fede, più evoluti, meno minimali, più adeguati ai tempi.

Nel frattempo la polvere dell’incuria ha cominciato a posarsi su queste parole che hanno iniziato a perdere, in parte, il loro potere illuminante sui fatti della vita. Così, ad esempio, è accaduto che non abbiamo pensato che non rubare, potesse essere riferibile anche al mancato pagamento delle tasse o allo sfruttamento del lavoro di persone disperate o, comunque, prive della possibilità di scegliere. È accaduto anche che l’analfabetismo catechistico di nuova generazione includesse la mancanza di conoscenza del segno della croce, del padre nostro e dei dieci comandamenti. Su questa assenza, forse, è nata l’intuizione della formula del cammino delle 10 parole: non rintracciarle più nel patrimonio, nel sapere, nel vissuto delle persone e delle giovani generazioni, in particolar modo, ha fatto sorgere il desiderio di dirle di nuovo, offrendo, tramite esse una sintesi del senso profondo della fede cristiana. Come nel caso della piccola chiesa chiusa per un terremoto, così la percezione dell’assenza delle 10 parole nel linguaggio di giovani e ragazzi, fa pensare, restituendo il potenziale che esse potrebbero liberare nella loro vita.

Cosa può significare: non avrai altro Dio al di fuori di me? per i cosiddetti nativi digitali, per l’umanità opulenta dell’occidente, per chi sente di non avere futuro o per chi fonda le proprie certezze su quanto ha faticosamente costruito nella sua vita?

Pensare una catechesi che rimetta al centro, uno alla volta, questi messaggi ha un significato pedagogico chiaro: ascoltare, scrutarne il valore profondo per la vita di ciascuno, condividerne in forma comunitaria l’eco, per andare oltre la “regola” che essi ci offrono. Mi sembra una proposta intitolata all’essenziale, rappresentato dalle scarne 10 regole antiche, non dato per scontato, ma ri-compreso alla luce dell’attualità e della contemporaneità della vita, attraverso un itinerario didattico preciso.

In questo senso la proposta supera il rischio di essere nostalgica o della semplicità ad ogni costo: la vita è complicata e le 10 parole non ne riducono la difficoltà, rappresentano però una bussola che può aiutare la comunità che si ritrova per comprenderle meglio, ad orientarsi in essa, nonostante i terremoti che ogni tanto ne scuotono le fondamenta.