*di don Gianfranco Calabrese*
Non aver paura di riconoscere il proprio peccato: educare al perdono nell’incontro con Cristo
L’incontro con il Signore Gesù non conduce i credenti a vivere semplicemente in modo giusto, onesto e solidale la quotidianità, ma li trasforma, rendendoli figli di Dio nel battesimo e li spinge ad assumere e fare propri gli stessi sentimenti di Cristo: «Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, divenendo simile agli uomini» (Fil. 2,6-7). Per questo il peccato non si riduce ad un semplice senso di colpa, ma riguarda il rapporto di amicizia e di alleanza con Dio: il seguire Cristo e il diventare, per il dono dello Spirito Santo, come il Figlio di Dio fatto uomo. Il peccato, invece, allontana gli uomini da Dio e dalla sua volontà, nella presunzione di trovare nella propria auto-realizzazione e nella propria volontà la piena e completa felicità. Il peccato spezza la comunione e l’amicizia tra Dio e l’uomo. In questo senso la conversione non nasce dalla percezione di un sentimento di delusione verso se stessi perchè non si è stati capaci di mantenere gli impegni che ci si era assunti, ma è frutto di un rifiuto di una proposta di amore e di comunione con Dio: l’unica via che può rendere gli uomini capaci di vivere la gioia, la pace e la beatititudine «in pienezza». Il peccato, come si può cogliere nei primi capitoli del libro della Genesi, è un rifiuto. Esso è un atto di orgoglio e di superbia. È frutto di una caduta e di una tentazione demoniaca: credere e pensare che Dio non è alleato ma nemico e padrone dell’uomo e dell’umanità.
La morte di Cristo sulla croce ha ristabilito la verità su Dio e sull’uomo. Gesù con la sua parola e con la sua vita ha rivelato a tutti gli uomini il mistero di Dio: Dio è Amore e non lo si deve pensare contro l’uomo ma per l’uomo. Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Gesù Cristo con la forza dello Spirito Santo può guidare i giovani nel loro cammino di liberazione dalle false immagini religiose e condurli alla piena comunione con il Padre e alla fraternità universale. In questo senso le regole, le norme e i comandamenti non sono legami per tenere gli uomini schiavi della divinità, ma strade per essere e vivere in amicizia, per partecipare alla vita divina di amore e di comunione. Questa divinizzazione è un dono gratuito di Dio. Non è una presuntuosa e titanica rapina fatta dagli uomini ma un incontro e un’alleanza con il Padre in Cristo Gesù per opera dello Spirito Santo. Il credente, in questo modo, potrà scoprire che la realizzazione piena non è nello scontro e nella disobbedienza, ma nell’alleanza con Dio, gioia eterna e definitiva. Per questo occorre educare al vero volto di Dio. Egli è il Misericordioso che perdona. È necessario formare i giovani al senso del peccato e guidarli al valore della conversione. La conversione non nasce dalla paura, ma dal desiderio di ritornare alla casa del Padre come ci racconta la parabola del figliol prodigo (Lc 15,11-32). Non bisogna avere paura di riconoscere il proprio peccato, perchè alla fine della conversione c’è la libertà e la comunione con il Padre e con i fratelli.
La conversione come dono e come realizzazione della comunione con Dio e con i fratelli
L’animatore del gruppo giovani deve sentire la responsabilità di aiutare i propri ragazzi ad abbandonare le loro schiavitù e a ritrovare la strada del ritorno alla casa del Padre. Per realizzare questo percorso di conversione occorre rinnovare la mente e il cuore secondo gli insegnamenti del Vangelo e la volontà di Dio. La conversione è possibile in ogni momento, anche nella situazione culturale giovanile attuale, che è frammentaria, fluida, frenetica, lontana e indifferente agli insegnamenti cristiani. La prospettiva consumistica, tecnocratica e secolare non facilita il servizio degli animatori della pastorale giovanile, perchè i giovani sono così immersi, in modo incosapevole e inconscio, nel mondo che non si rendono conto della perdita della libertà e della verità. Le sirene mondane della pubblicità e del conformismo dilagante inibiscono e drogano la capacità critica e la volontà dei giovani e dello stesso mondo degli adulti, Non ci si rende conto della forza del denaro, del potere e del possedere. Solo un’attenta e vigile capacità critica, una fede radicata nella pazienza e nell’amore di Cristo, la forza del Vangelo e della grazia possono contribuire ad aprire gli occhi dei giovani alla Verità, a Cristo, e aiutarli a cogliere l’importanza della conversione, del rinnovamento interiore, della testimonianza di vita secondo gli insegnamenti del Vangelo. Se non ci si converte, si rischia non solo d’indurire il proprio cuore e di diventare ciechi davanti alle difficoltà e alle povertà dei fratelli, ma anche di non riuscire a capire e scegliere la via giusta e vera per realizzare la propria vita. La conversione non è per la morte e la mortificazione, ma per la vita e la felicità. La presunzione e la superbia non aiutano la crescita della persona e giustificano le false sicurezze. La casa costruita sulla roccia pone le proprie fondamenta sulla conversione e sul perdono, sulla fedeltà e sulla misericordia di Dio, sulla fragilità umana e sul perdono di Dio. Non sulla solitudine dell’egoismo, ma sulla compagnia e sulla forza della carità.
L’esperienza del perdono e l’abbraccio della misericordia
Nella pastorale giovanile si devono tener sempre presenti alcune dimensioni fondamentali, che caratterizzano ogni uomo, la fragilità, la dimensione creaturale e la realtà del peccato. Per questo non ci si deve scoraggiare quando i govani rifiutano la proposta evangelica e la sequela del Signore. L’esperienza del peccato, infatti, non è legata ad una particolare età né ad una specifica situazione. Tutti gli uomini in ogni momento della propria vita possono sperimentare la propria fragilità e peccare. Per questo è necessario che il cuore di ogni uomo, in ogni tempo e in ogni luogo, possa sperimentare l’abbraccio misericordioso del Padre che è nei cieli. Gli animatori devono stare attenti a non trasmettere un’idea sbagliata di Dio e della stessa fede cristiana. Gesù Cristo ci ha rivelato il volto misericordioso del Padre, che perdona e accoglie sempre, che responsabilizza e chiama in modo gratuito alla verità e alla libertà della fede. L’annuncio e la chiamata del Signore non si rivolge ai giusti, ma ai peccatori. La salvezza non è un premio per una vita buona, ma è un dono che permette di realizzarsi in una vita buona, bella e vera.