Per essere discepoli di Gesù non è sufficiente dirsi cristiani; è necessario essere innamorati di Cristo, lasciarsi continuamente meravigliare dal suo Amore e dalla sua Persona, che ci stupisce sempre, anche oggi. Essere cristiano è un cammino, una scelta sempre nuova, da rinnovare e rimotivare. Per questo, occorre riscoprire la nostra adesione a Cristo, se si vuole testimoniare l’originalità, il valore significativo e la singolarità della sua persona e della sua salvezza. Questo è il senso di questo numero monografico della rivista e la ricchezza dei diversi
contributi che si riferiscono a svariati ambiti di vita e luoghi di annuncio. Una prima verità è che non è sufficiente – anche se è importante e oggi attuale- la sola conoscenza intellettuale e interiore della persona di Cristo e della sua rivelazione.
Il mistero pasquale di Cristo, che illumina l’intera sua missione e dà senso e valore all’annuncio cristiano, e rivela il mistero di Cristo, vero Dio e vero Uomo, e il mistero dell’unico Dio, che è Padre, Figlio e Spirto Santo, deve interpellare, illuminare, trasfigurare e trasformare la storia personale, ma anche la cultura, gli ambiti di vita e le scelte dell’intera comunità cristiana e della stessa società. Risuonano le parole
rivolte a Filippo da alcuni Greci che erano saliti a Gerusalemme per il culto durante la festa della Pasqua: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. E Gesù risponde a Filippo e Andrea in modo articolato, ma conclude con alcune parole illuminanti: “… Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv. 12, 20-33). Non è una presentazione anche interessante che convince, ma una vita donata che stupisce e attrae. Questa è
la logica che la Chiesa e i cristiani devono continuare a mantenere: lo scandalo della Croce, il segno del Cristo Crocifisso e Risorto che salva il mondo. All’interno di questa prospettiva fondativa e irrinunciabile sono molteplici le possibili chiavi di lettura e gli aspetti che si possono privilegiare in un annuncio contestualizzato e significativo che ha come finalità la presentazione della persona e della missione di Gesù Cristo, rivolta soprattutto ai ragazzi e ai giovani di oggi e alle loro famiglie, soprattutto attraverso esperienze e testimonianze di vita che fanno toccare l’Amore di Dio e il Dono della Via nuova che trasfigura la vita del mondo. Per questo è necessario fare delle scelte, che procedano da una lettura di fede della situazione storica attuale e dalla mentalità culturale dominante in Europa e in Italia. La cultura è, infatti, la terra dalla quale veniamo, che ci nutre e ci alimenta, in modo cosciente o in modo inconsapevole ma sempre reale. Non tenerlo presente è un errore ingenuo che incide sull’annuncio di Cristo e lo rende meno attraente e significativo.
La dolorosa esperienza della pandemia, causata dal Covid-19, ha accentuato, anzitutto, un senso di smarrimento e di paura, la consapevolezza della fragilità e della precarietà umana che già la crisi socio-economica in precedenza aveva posto in evidenza privando le giovani generazioni della speranza nel futuro e nella possibilità della persona di poter gestire e costruire il domani, fondandosi sulle sole capacità imprenditoriali umane. La pandemia ha esteso nel campo sanitario ciò che già era presente in ambito socio-economico e anche affettivo e relazionale: il senso dell’incertezza, la precarietà elevata a sistema, la fluidità dei legami, personali, familiari, ecclesiali e sociali e la
paura della morte biologica, ma soprattutto civile e sociale. Con la pandemia questi aspetti hanno messo in evidenza il nostro essere creature, certamente libere e responsabili, ma anche fragili e incapaci di “darsi” la salvezza e la vita. Gesù è il Cristo, il Messia, il Salvatore e il Redentore. Alla domanda di Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?” Gesù risponde: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv. 14, 5-6). Sapersi affidare a Cristo, che è la Verità di Dio sull’uomo, è l’unica via che induce e conduce alla Vita piena e beata. Una seconda emergenza che la pandemia ha accentuato e fatto emergere in modo drammatico è quella dell’isolamento determinato dalla necessità di rispettare le norme di sicurezza per il bene personale e degli altri, soprattutto delle persone fragili e anziane, di rallentare le relazioni ed evitare la vicinanza e la frequentazione.
Se si vuole frenare la diffusione del virus ed evitare di infettare le persone che ci sono care e più vicine, è fondamentale rispettare alcune regole, anche di distanziamento, che limitano le libertà personali e civili. Questo ha ripresentato una verità, che di fatto la nostra società e cultura avevano dimenticato o in modo illusorio e ideologico rifiutato: non esiste la libertà assoluta, ma ogni forma di libertà è regolata dal bene e dalla verità, che è l’altro e che non limita la mia libertà, ma la rende possibile, umana e civile.
L’affermazione di una libertà assoluta distrugge la stessa convivenza civile ed ecclesiale e, in definitiva, la stessa persona. Per questo, in questo contesto, non possiamo che annunciare e valorizzare la verità essenziale della fede cristiana. Non siamo noi che ci diamo la libertà né siamo misura della libertà, ma è Cristo che ci rende liberi perché l’amore di Dio, la carità, anima, misura, regola e indirizza la libertà di ogni uomo. Gesù stesso si è lasciato limitare dall’Amore, ha dato la vita per Amore e in questo modo ci ha salvato, indicandoci la strada della vera liberazione da ciò che conduce alla schiavitù e alla morte: l’egoismo e la volontà di fare tutto per il proprio interesse slegati dagli altri e dal loro bene.
Cristo è il Salvatore e il Redentore, ha scelto di limitare nel dono di sé la propria vita per la salvezza e il bene degli altri, ci ha indicato che l’unica Verità che rende liberi e felici e che ci dà la Vita è l’Amore per-dono. La libertà è vera solo se è vissuta nell’Amore di Dio Padre, che “ha tanto amato il mondo da dare il proprio Figlio per noi” (Gv 3, 16), solo se si realizza nell’Amore del Figlio di Dio, fatto uomo, che “avendo amato i suoi li amò sino alla fine” (Gv 13, 1), e solo nell’Amore dello Spirito Santo, che “ è stato riversato nei nostri cuori” come ci ricorda l’apostolo Paolo (Rm 8, 14-17), che dall’Amore del Crocifisso risorto presente nella Chiesa e nell’Amore dei cristiani che lo hanno accolto ha trovato la propria libertà e la propria felicità, nonostante le difficoltà, le incomprensioni, le persecuzioni e le catene. Contro l’individualismo, che ha falsificato il senso comunitario della fede e che la pandemia non ha che accentuato, Gesù Cristo con il dono dello Spirito Santo e nella partecipazione nel battesimo alla comunione divina, spinge i cristiani a realizzare loro stessi nel “noi” della Chiesa, nella fede condivisa e annunciata: uniti nell’Amore possiamo vivere la vera pace e costruire la vera comunione fraterna.