Educare al silenzio: la forza dell’amore

20150109_134756_fmt*di don Gianfranco Calabrese* Il silenzio nasce da un cuore che ama e pensa
L’amore non è un semplice sentimento, né un’emozione istintiva, ma un atto libero e volontario. È un atto responsabile che ha radici profonde: la volontà e l’intelligenza. L’amore umano profuma di libertà. Nessuno può essere obbligato o costretto ad amare. Non è sufficiente legare l’amore ai sentimenti e alle sensazioni che si possono provare nei riguardi di un persona. La volontà non si identifica sempre con il sentimento, con la passione o con l’istinto, ma trova la propria ragione nell’intelligenza e nel pensiero umano. Sono le motivazioni della mente e le ragioni del cuore, che confortano la volontà, illuminano il cammino della libertà e permettono di vivere relazioni e rapporti che fanno crescere e maturare ciascuna persona.

love_fmtPer vivere la forza dell’amore è necessario, dunque, educare i giovani a comprendere se stessi e gli altri, a pensare e ragionare con calma, a scegliere senza impulsività, non nella logica del tutto e subito. Il cuore, fonte dell’amore, si rinforza amando in modo intelligente e libero. Per raggiungere questa meta diventa fondamentale educare i giovani al silenzio e al raccoglimento. Risuonano sempre profonde ed attuali le riflessioni di S. Anselmo d’Aosta nel suo libro Proslogion: «Esortazione della mente a contemplare Dio».
Rivolgendosi all’uomo che cerca Dio, egli afferma che il desiderio dell’amore e l’intelligenza della fede non possono essere separate, ma devono essere unite. Il silenzio dell’accoglienza dell’altro si rivela e si manifesta nella libertà e nella gratuità dell’amore e conduce chi cerca ad incontrare colui che si cerca, Dio o l’altro: «Insegnami a cercarti, e mostrati a me che ti cerco. Io non posso cercarti se tu non mi insegni, né trovarti se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti, che ti desideri cercandoti, che ti trovi amandoti, e che ti ami trovandoti». É un meraviglioso cammino che deve essere proposto ai giovani. Il silenzio in una società del rumore, la forza dell’amore in un mondo nel quale dominano i sentimenti deboli, la bellezza di relazioni stabili contro la paura verso tutto quello che è impegnativo e costante, sono le sfide di una seria pastorale giovanile. Per scoprire le ragioni dell’amore è fondamentale scavare dentro di sé, nella ricerca faticosa del tesoro nascosto e della perla preziosa.
fields_of_glory_by_hel_fmtNon avere paura della verità
Il silenzio non è semplicemente un modo utile per spogliarsi delle tante preoccupazioni che affollano la nostra mente, per liberarsi dalle diverse occupazioni che impediscono di pensare o di entrare in noi stessi. Il silenzio ci permette di capire ciò che ci può rendere veramente felici. I veri valori non passano e non sono mai superficiali, ma profondi e richiedono un’attenzione che solo il silenzio interiore può far scoprire. Quando un velocista deve affrontare una gara, trova sempre un po’ di tempo per raccogliersi nel silenzio e concentrarsi. Il silenzio è la porta per entrare nella verità di sé e per cogliere la verità degli altri. Se non si riesce a fare silenzio si rischia di lasciarsi affascinare da ciò che è apparenza e che ci conduce lontano dalla verità. Non bisogna avere paura del silenzio. L’abbondanza delle parole e la frenesia delle azioni, di fatto nascondono la paura della verità. Parlare tanto non significa dire cose importanti o comunicare valori o idee essenziali per la vita. Spesso l’incapacità di fare silenzio copre una debolezza dell’animo umano, nasconde le false sicurezze spacciate per verità assolute. L’animatore che cerca di educare i giovani al silenzio e al raccoglimento, li prepara non solo a scoprire le verità che albergano nell’intimo del loro cuore, ma anche i valori che sono la roccia sulla quale è possibile costruire la loro casa. Dal silenzio nasce il dialogo, si supera il rischio del monologo e dell’isolamento. Nel silenzio il gruppo dei giovani si consolida nella verità delle relazioni e si rafforza nonostante le differenze e le difficoltà. Se si cerca la verità e non si ha paura dei propri errori e dei propri limiti, se si vuole crescere nel bene e si è disponibili a cambiare, allora non si ha paura del silenzio, anzi lo si cerca come l’acqua nel deserto.

L’incontro... La tenerezza dell’incontro con Dio può avvenire se l’uomo educato al silenzio scopre che Dio non è nel fuoco, nel terremoto e nel vento, espressioni della forza della natura, ma nel dono dello Spirito Santo, nel vento leggero e nella forza dell’amore di Dio. L’incontro avviene nella vita quotidiana, nella dolcezza dei sorrisi e dei volti che incrociamo: la vita spirituale degli animatori nasce ogni giorno, semplicemente scoprendo quello che abbiamo intorno.  
L’incontro…
La tenerezza dell’incontro con Dio può avvenire se l’uomo educato al silenzio scopre che Dio non è nel fuoco, nel terremoto e nel vento, espressioni della forza della natura, ma nel dono dello Spirito Santo, nel vento leggero e nella forza dell’amore di Dio.
L’incontro avviene nella vita quotidiana, nella dolcezza dei sorrisi e dei volti che incrociamo: la vita spirituale degli animatori nasce ogni giorno, semplicemente scoprendo quello che abbiamo intorno.

Il silenzio e l’incontro con Dio: la tenerezza dell’amore
Nell’antico testamento il racconto dell’incontro tra Dio e il profeta Elia è fondamentale per comprendere il valore del silenzio, per educare dei giovani alla preghiera e all’incontro con Dio: «Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spazzare le rocce danati al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna» (1 Re19,11-13). In questa narrazione c’è tutta la potenza dell’amore di Dio che si rende presente nella brezza leggera e che chiede agli uomini l’ascolto, attento e vigilante. La tenerezza dell’incontro con Dio può avvenire se l’uomo educato al silenzio scopre che Dio non è nel fuoco, nel terremoto e nel vento, espressioni della forza della natura, ma nel dono dello Spirito Santo, nel vento leggero e nella forza dell’amore di Dio. Per questo motivo si può affermare che l’incontro con Dio può avvenire nel silenzio e nella tenerezza dell’amore. Si manifesta nelle vicende quotidiane della vita e nella dolcezza dei sorrisi e dei volti di coloro che si lasciano abbracciare dall’amore di Dio e dalla forza dello Spirito Santo. La vita spirituale degli animatori della pastorale giovanile e degli stessi giovani cresce e matura se, nel silenzio e nella preghiera, si riesce a cogliere la presenza del Signore non nel clamore degli eventi, ma nella semplicità degli incontri. L’animatore, prima di sviluppare le capacità e le doti proprie di un bravo comunicatore, deve lasciarsi plasmare dal silenzio, dal raccoglimento e dalla tenerezza dell’amore di Dio. In questo modo, egli sarà capace di introdurre i giovani nell’esperienza contemplativa del silenzio, nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio, nell’incontro sacramentale e nella celebrazione della liturgia eucaristica.