Gli sconosciuti di Facebook

Su internet  è sempre una sorpresa  nel bene e nel male
Su internet
è sempre una sorpresa
nel bene e nel male

*don Mario Simula*
Non so chi siano. Che faccia abbiano. Come si vestano e cosa mangino a merenda.
I nomi poi! Ne ho catturato qualcuno per caso. Ma non so a chi di essi corrispondano.
Tutto è nato da un altro anonimo (o anonima?), che leggendo le mie paginette quotidiane sul sito si è chiesto: “Perché le devo tenere soltanto per me? Quasi quasi provo a “postarle”. Con tutti i rischi. Quando si posta puoi avere in risposta parole bellissime e parolacce ricercatissime. Tutto poteva capitare.

Primo miracolo: gli interlocutori, che poi ho capito essere ragazzi adolescenti, non solo non usano parole “fiorite”, ma si impegnano a non usarle per tutta la quaresima. Mai capitato nella loro vita, una volta compiuti gli otto anni.
Era l’inizio della quaresima. Se di quel tempo avevano dimenticato tutto, non era passata dalla loro memoria la voglia di impegnarsi in qualcosa: “Non useremo parolacce”.
Secondo miracolo: non hanno difficoltà ad avere come interfaccia un prete. Un segreto: Donnnnnnnnnnnnnnnnnnn! PREDICHEeeeeeeeeeeeeeeeeeee! NOoooooooooooooooo!.
Si può arrivare al cuore dei ragazzi anche di quelli lontani senza fare prediche. Raccontando, incoraggiando la vita ad essere vita, non cadendo sempre sulla buccia di banana della paura.
Terzo miracolo: “Stiamo imparando a conoscere il Vangelo e il nostro “amichissimo Gesù”.
Non sapevamo che esistessero certe pagine del Vangelo, alcuni racconti. Nessuno ce ne aveva parlato. E poi, quando ce ne parlava la suora al catechismo: che “palle”.
Stiamo capendo che Dio è nostro amico, ci vuole bene e non è sempre pronto a spingerci nell’inferno.
Quarto miracolo: caro donnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn, la sai una cosa. Da quando i nostri genitori ci hanno visto con le cuffie alle orecchie anche di notte, si sono incuriositi. Carla ha visto che la mamma, di nascosto “ficchettava” tre le cose della figlia. Stava anche lei ascoltando le storie, il Vangelo.
Qualche giorno fa è avvenuto l’impensabile. Ci siamo trovati io papà e mamma, seduti sullo stesso divano, mentre ascoltavamo insieme quella storia che il papà aveva raccontato al figlio. Mio padre è rimasto meravigliato: “Scusami se io non l’ho mai fatto con te”. Io ho visto una lacrima scendergli lungo il viso”. Ehi! Don, sei “togo”.
Quinto miracolo: i genitori sono felici che qualcuno parli ai loro figli e li aiuti a crescere. Intanto dal padre e dalla madre non accettano nulla.
Spigolature varie
Si parla di un fatto increscioso avvenuto in classe. Tutti hanno visto il maltrattamento riservato ad una ragazza con difficoltà, ma nessuno è intervenuto.
Ecco l’intervento alla lettera da parte di un ragazzo: “Allora nessuno dice avete paura????? Anche io sono stato di quelli che ho detto non ho visto e non ho sentito ma don amico che posti parlo con voi visto che i miei amici se la stanno facendo sotto perché leggono anche i nostri genitori. Le cose sono tutte vere, hanno abbassato i pantaloni tutti abbiamo visto chi ha deriso, approfitta solo perché è ritardata perché è malata perché non si sa difendere tutti abbiamo riso e la prof se l’ha presa con lei che doveva andare a dirlo alla prof. Stronza se avesse capito ciò che

FACEBOOK NON È IL DIAVOLO I social network possono diventare uno strumento per comunicare, ma vanno usati con saggezza. A volte possono essere un valido alleato per arrivare a chi è più “lontano”, altre per far sentire la propria voce a chi è solo o disorientato e invece ha bisogno di una guida
FACEBOOK NON È IL DIAVOLO
I social network possono diventare uno strumento per comunicare, ma vanno usati con saggezza. A volte possono essere un valido alleato per arrivare a chi è più “lontano”, altre per far sentire la propria voce a chi è solo o disorientato e invece ha bisogno di una guida

succedeva si sarebbe difesa. Invece la prof di sostegno a fare salotto. Facciamo schifo. Sara ha pianto anche se malata si è sentita umiliata e noi qui a leggere. Don siamo, io compreso, tutti codardi. Semplice scrivere don è vero hai ragione e poi … adulti neanche voi intervenite vero??? Anche voi sapete ma meglio tenere bocca chiusa. Don bravo complimenti per chi non capisce, hai messo anche le emoctions”.
Potrei dire infinite altre esperienze emerse. Mi riservo di farlo con cura.

Di una cosa mi sono convinto.
• Facebook non è il diavolo
• Deve essere proibito a chi lo trasforma in tempo da perdere a vuoto
• Deve essere proibito ai preti attaccabrighe e ficcanaso, e a quelli che lo utilizzano anche nei tempi morti delle concelebrazioni quando si distribuisce la comunione
• Deve essere interdetto a chi lavora in ufficio e dimentica di sbrigare le pratiche facendo aspettare la gente
• Deve essere assolutamente vietato a chi soffre di allergia congenita alla comunicazione diretta per paura di vedere l’espressione del viso di chi gli sta di fronte, di sentire il tono della sua voce e il significato dei silenzi, pieni di gesti.

Qualche volta può diventare un alleato imprevisto attraverso il quale molti XXXXXX diventano AMICI senza avergli chiesto l’amicizia.

La frase: “dipende dall’uso che se ne fa”
La frase: “dipende dall’uso che se ne fa”

L’ALTRA FACCIA DI FACEBOOK
di Maria-Chiara Michelini
Finalmente si entra nel gotha dei social, nel cuore delle relazioni della rete, nella bolla comunicativa del tempo presente, nel mito dell’apparire che coincide perfettamente con l’esserci: Facebook. E finalmente, qualcuno di parte ecclesiale, si prova a dire: facebook non è il diavolo, con facebook si possono fare miracoli, ci sono limiti che possono essere superati per l’annuncio della buona Novella.
Chiarirò immediatamente, a scanso di equivoci, che sono tra quelli che condividono le convinzioni con cui si chiude il contributo di Don Mario Simula. Ma sono anche persuasa che attualmente il social si presti troppo e venga ancora prevalentemente utilizzato da chi lo trasforma in tempo da perdere a vuoto, dai preti attaccabrighe e ficcanaso, e da quelli che lo utilizzano anche nei tempi morti delle concelebrazioni quando si distribuisce la comunione, da chi lavora in ufficio e dimentica di sbrigare le pratiche facendo aspettare la gente, da chi soffre di allergia congenita alla comunicazione diretta per paura di vedere l’espressione del viso di chi gli sta di fronte, di sentire il tono della sua voce e il significato dei silenzi, pieni di gesti. Conseguentemente ho ancora l’atteggiamento di chi vede una montagna di spazzatura da smuovere per rintracciare, sotto “la perla” nascosta. L’impresa mi appare davvero titanica e chi lodevolmente si avventura in essa, sostenuto dalla convinzione del tanto potenziale insito, dovrebbe avere questa chiarezza, evitando ingenuità e scivoloni.
Fatta questa precisazione che ritengo doverosa, vediamo perché credo che “finalmente” parliamo di facebook.
Finalmente parliamo in chiave attuale del rapporto mezzi/fini e della loro separazione/unione. Nel linguaggio comune questo tema è sintetizzato dall’espressione “dipende dall’uso che se ne fa”. Vero. Fino a un certo punto. Ma andiamo per gradi.

social, che fare?
social, che fare?

La separazione dei fini dai mezzi (e viceversa) è un problema serio e il nostro tempo dovrà fare i conti con questa scelta che ha fatto storicamente. Come si può pensare, ad esempio, di perseguire la pace, investendo risorse, energie, ricchezze dei popoli su mezzi bellicosi? La separazione, in questo caso, è riferibile alla distanza ontologica ineliminabile tra i mezzi (nocivi, letali, aggressivi) e il fine (pace, armonia, benessere, condivisione…). Questa separazione, viceversa, comporta un disallineamento degli uni rispetto agli altri e, soprattutto, un processo di vorace fagogitazione degli uni (i mezzi) sugli altri (i fini). I mezzi, con la loro rassicurante concretezza, tendono a catalizzare ogni energia, mentre i fini, con la loro spiritualità, tendono alla trasparenza e alla volatilità. Tanto da diventare essi stessi padroni del loro destino, fissando e determinando i fini stessi. Così se il focus diventa il possesso del telefonino di ultima generazione, esso da mezzo diventa scopo del mio agire (per il possesso, per la sua conoscenza, per l’utilizzo), ma, ancor di più esso stabilirà gli scopi dell’uso: funzioni, tempi, modalità….Così, attraverso il mezzo, abbiamo stabilito fini comunicativi, ad esempio, che non avremmo immaginato (ad esempio: contatto in tempo reale con una chat su wa con persone mai viste e conosciute, ma accomunate da un interesse comune (uno sport, un cibo, un evento…).
Facebook, in questo senso, rappresenta un iperbolico esempio: la potenza del mezzo veicola fini (a volte aberranti, come il maltrattamento della ragazza con difficoltà), li rende possibili e per ciò stesso, attribuisce loro un potere di esistere che schiaccia e ammutolisce.
E arriviamo, finalmente, al tentativo di cui si parla ne Gli sconosciuti di facebook. Si tratta di un’esperienza che cerca proprio di valorizzare il potenziale del mezzo, coniugandolo con i fini dell’annuncio evangelico e dei valori intrinseci. Ci si stupisce addirittura che funzioni (l’elenco dei miracoli è indicativo, in tal senso) e che crei alleati. I grandi educatori del ‘900, compresi quelli del mondo cattolico, sono stati spesso intelligenti interpreti del potenziale dei mezzi nuovi del loro tempo (un esempio per tutti: l’uso didattico del giornale nella scuola di Barbiana di don Milani). È bene condurre esperienze di questo genere che cerchino di riconciliare la potenza di facebook, con i fini dell’evangelizzazione. Si tratta di un mezzo, potente, pervasivo, che può funzionare.
Certo occorre sapienza. Che non è il sapere dell’uso di facebook, il suo tecnicismo, pur inevitabilmente necessario. Occorre la saggezza del sapere critico, della vigilanza costante sui continui rischio di scivolamenti, di subordinazioni culturali, delle fascinazioni ingannevole dell’apparire. Davide, contro (o con) il gigante Golia. Chi pensasse ancora di “farsi grande” perché capace di stare su facebook e di avere molti “mi piace”, non farebbe che alimentare la voracità del mezzo senza aggiungere nulla alla storia della salvezza. Ma Davide può vincere.