SABATI DELLA CARITÀ: “i poveri” generatori di fede e maestri di vita

A cura di: Le Figlie della Carità di La Spezia*

Come fare perché la Cresima non diventi l’ultima tappa nel cammino di fede? Come trasmettere la passione per Cristo e per l’uomo ai ragazzi? Come poter mostrare che una vita senza Dio è una vita vuota, triste, senza orizzonte? Come poter rispondere al bisogno di sicurezza,
stabilità, benessere, felicità, amore dei ragazzi? Questi sono alcuni degli interrogativi che quotidianamente ci assillano … chi ha incontrato Cristo, chi sperimenta il Suo Amore non può trattenerlo per sé ma desidera mostrarlo e donarlo al mondo, San Vincenzo de Paoli ripeteva “non mi basta amare Dio se il mio prossimo non lo ama”. Ma possiamo noi aiutare i ragazzi ad amare Dio? Noi possiamo essere “facilitatori d’incontro”, possiamo metterli davanti a un incontro e poi pregare. Sì, pregare perché i loro occhi sappiano “vedere”, le loro ginocchia sappiano piegarsi, la porta del loro cuore si possa aprire, l’incontro possa avvenire, la vita acquisire un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. Questa convinzione ci ha spinte a promuovere “i sabati della Carità”.
Iniziati con il gruppo del post-cresima e superiori all’interno di una parrocchia, sono ora l’espressione della collaborazione di 4 parrocchie
all’interno della Diocesi di La Spezia. Tanti di questi ragazzi sono nostri ex alunni che tante volte non hanno una parrocchia di riferimento ma che sentono la scuola come loro “casa”.
In cosa consistono i “Sabati della Carità”?
Nella Scuola delle Figlie della Carità alla Spezia incontriamo i ragazzi il sabato ogni 15 giorni. La cadenza quindicinale è per poter lasciare due
incontri formativi al mese all’interno della parrocchia di appartenenza e non rischiare di perdere il legame con la propria comunità, alimentando la consapevolezza di essere “inviati” dalla stessa. I ragazzi arrivano intorno alle 16.45/17.00 per un primo momento di
gioco, dialogo e merenda insieme. Dopo la preghiera, l’invocazione allo Spirito, ha inizio “il servizio ai poveri”. In realtà non ci piace chiamarli poveri, chi ha sperimentato lo sa, … chi è più povero: chi dona o chi riceve? Allora preferiamo chiamarli “fratelli”, “amici” … Finita la preghiera “usciamo per le strade” e mentre i ragazzi più grandi delle superiori a piccoli gruppi di due o tre vengono inviati per le visite a domicilio ai “nonni”, anziani soli, e ad alcune famiglie in difficoltà per la consegna del pacco viveri, i giovanissimi del post cresima si mettono in cammino per le strade del centro.
Possiamo riassumere questa esperienza in 5 punti.
CERCARE. PIEGARSI. CHIEDERE PERMESSO. GUARDARE NEGLI OCCHI.
LASCIARSI TRASFORMARE.
L’incontro con i questi fratelli non può lasciarci come prima. Chi incontra i “poveri” può non vederci subito Gesù, i ragazzi scoprono però che, nella misura in cui aprono il cuore alle persone che hanno davanti, la vita cambia, pian piano si trasforma. Essi diventano per loro veri maestri. Il contatto con le loro storie e l’incrocio di sguardi e sorrisi diventa quella piccola goccia che pian piano lavora la roccia e la trasforma …. Su questo punto vogliamo riportare direttamente la voce al alcuni ragazzi:

• Ho capito che è cambiato in me qualcosa da quando ho iniziato a intraprendere questa esperienza perché facendo del bene alle persone
che si aiutano si riceve la gioia di aver aiutato qualcuno.
• Ho consapevolezza che c’è sempre qualcuno che sta peggio di me e questo, anche se poco, cambia le mie azioni quotidiane.
• È cambiato di vedere il mondo con occhi diversi.

• Sì, ora mi sento qualcosa nel cuore grazie a voi signori della strada.
• Ho capito il senso della povertà, i sacrifici, e che si può vivere anche senza tutte le cose che abbiamo.
• Vedendo alcuni anziani ho imparato che la vita è una e non dobbiamo sprecarla.
• Ho imparato ad essere altruista.
• È cambiata la mia vita. Prima ci passavo vicino e provavo disprezzo, mentre ora mi calo nei loro panni.
• Sì, ho imparato a non sprecare il cibo; anche se sono piena o non mi piace, lo mangio lo stesso perché so che ci sono persone che non hanno quello che ho nel piatto..
• Da quanto ho incontrato questi fratelli più poveri sento di essere più generosa e altruista con il prossimo.
• Adesso se mi metto nei panni dei poveri riesco a capire di più.
• Dopo che li ho incontrati metto più impegno nelle cose che faccio. Ho imparato inoltre a non sprecare nessun tipo di cosa per qualsiasi motivo.
• Ho capito che io sono molto fortunata e che mi devo accontentare delle cose più semplici perché sono quelle essenziali.
• Ho capito che le cose per me normali per tutti non lo sono, quindi devo cercare di apprezzare di più quello che ho senza darlo per
scontato.
• Ha cambiato la mia sensibilità. So che sono fortunata ad avere degli amici perché nei loro sguardi ho notato solitudine.
• Mi sono resa conto che devo imparare ad essere meno superficiale.
• Pensando alla forza con cui affrontano la vita i poveri non mi butto giù per ogni stupidità ma penso che ci sono cose peggiori.
• Vedo i poveri sotto un’altra prospettiva: li sento tutti come amici.
• Quest’esperienza non solo mi dona gioia ma mi ha anche aiutato a superare la timidezza che avevo, e mi fa capire che aiutare i più poveri
è una cosa veramente importante.
• Ho capito meglio come vivono. Sono più consapevole.
• Grazie! Grazie Signore, perché ogni volta ci dai l’opportunità di incontrarti, di stringerti la mano e di tornare a casa più ricchi…non di cose, ma di qualcosa che si chiama gioia, senso della vita, dono ricevuto
• ci insegnano grandi valori quali: la pazienza; il coraggio nell’affrontare situazioni difficili; la riconoscenza e la capacità di essere felici per le piccole cose; la solidarietà tra di loro; l’affidamento la capacità di soffrire in silenzio che si esprimono nell’atteggiamento dignitoso dello stare lì seduti spesso senza neppure chiedere, ma pronti ad aprirsi nel dialogo con chi, fermandosi un poco, li fa sentire accolti come persone, vivi perché qualcuno si accorge di loro…
Alle 19.00 generalmente rientriamo e i sabati della Carità proseguono
con il momento di formazione in Chiesa e a seguire alle 19.45 la pizza e poi i giochi insieme. Questo è un punto di forza perché risponde al bisogno molto forte a questa età di parlare, di essere ascoltati e soprattutto di stare insieme.
San Vincenzo questo ce lo ha trasmesso e noi vogliamo ripeterlo a voi, lui aveva capito che Dio non lo attendeva nei libri o nelle contemplazioni estatiche, non lo attendeva nel silenzio di un monastero ma lo attendeva nell’uomo: nel piccolo, nel misero, nel carcerato, nello straniero, nel sofferente, nel peccatore e in ogni persona povera di amore, bisognosa di Dio stesso. Anche noi lo abbiamo trovato lì. Ciascuno di noi ha un luogo in cui il Signore lo aspetta, ciò che ci consente di trovarlo è il desiderio e la voglia di cercare, piegarsi, chiedere permesso, guardare negli occhi e lasciarsi trasformare.