Giovani «ecumenici» L’unità della Chiesa: un cammino che interessa tutti!

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i cristiani sono come ponti che permettono di attraversare luoghi diversi

*di don Gianfranco Calabrese*
La formazione dei giovani nelle nostre parrocchie e nelle associazioni deve lasciarsi sollecitare dalle parole di Gesù nell’ultima Cena: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perchè tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perchè il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv. 17, 20-21). Nella preghiera di Gesù al Padre è possibile ritrovare il cuore della missione della Chiesa: far crescere la comunione tra gli uomini, accogliendo come dono la stessa comunione che esiste in Dio e che Gesù con le sue parole e i suoi gesti ci ha manifestato. Non si può rimanere indifferenti di fronte alla forte richiesta di Cristo rivolta non solo ai suoi apostoli, ma a tutti i credenti. Gesù ci vedeva molto bene! Quante grandi e piccole divisioni hanno accompagnato la storia della chiesa : si è continuato a dividere le vesti di Gesù, come hanno fatto i soldati romani sotto la croce. La tensione e la ricerca dell’unità hanno continuato ad essere presenti nella vita della Chiesa, perchè non è stato possibile strappare la tunica del Signore. Non ci sono riusciti neppure i soldati romani: «I soldati, poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: “Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca”. Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così» (Gv 19, 23-24).

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Non dobbiamo avere paura di aprire le nostre porte, nè temere il progresso culturale

L’educazione all’unità e alla riconciliazione deve essere un cammino fondamentale per i gruppi giovanili e per ogni realtà ecclesiale, perchè la tentazione della divisione alberga nel cuore di ogni credente. Ciascuno crede di possedere la verità e condanna gli altri e li accusa di essere nell’errore. La tunica di Cristo, la Chiesa di Cristo, è una perchè è di Cristo. Nessuno può pretendere di gettare la sorte e di possederla. Solo se si elimina Cristo, si può tentare la sorte e appriopriarsene. L’ecumenismo tocca il cuore di ogni credente e lo chiama alla comunione, a vivere la stessa unità che Cristo ci ha rivelato e ci ha donato. È la vita di Dio partecipata agli uomini nella Chiesa. Per questo la carità deve animare la formazione dei gruppi giovani, renderli cenacoli di amore e di unità, di accoglienza e di ascolto, di comprensione e di conversione. Questi atteggiamenti sono possibili se si educano i giovani ad una mentalità ecumenica, si rendono aperti gli uni gli altri e si allontanano dal rischio dell’esclusione e del pregiudizio. L’ecumenismo interessa tutti, perchè sgorga dalla carità. Deve animare ogni azione dei cristiani e colorare il loro agire nella Chiesa e nel mondo. I cristiani sono come i ponti che permettono agli uomini di attraversare luoghi diversi. La Chiesa, attraverso i gruppi giovanili, può sperimentare la riconciliazione delle diversità e ricostruire l’unione dove c’è divisione .
Formare ad una mentalità ecumenica
Il Vaticano II nei suoi documenti ha seguito una regola d’oro: ciò che unisce viene prima di ciò che divide. Questa regola ha permesso di crescere nella comunione e di realizzare passi fondamentali nell’unità e nella condivisione. Ma non è né immediato né facile. È più facile vedere e sottolineare ciò che non funziona: i difetti, i limiti, le differenze e le mancanze. Il punto nero risalta immediatamente agli occhi su un foglio bianco. Un albero che cade – dice un famoso proverbio- fa più rumore di una foresta che cresce. Per questo la spiritualità ecumenica, che pone al centro gli elementi comuni e i doni condivisi, animando la formazione spirituale dei gruppi giovanili, aiuta a crescere nella comunione. Le contrapposizioni e le differenze che normalmente vengono accentuate dalla presunzione di essere nella verità, finiscono per giustificare non solo le divisioni, ma anche spezzare ogni dialogo e ogni possibile collaborazione. Il battesimo, la fede, la chiamata in Cristo a partecipare alla vita divina e alla comunione fraterna sono il cuore dell’annuncio evangelico. Questi doni non sono né una conquista né un premio, non sono il frutto di meriti personali, ma sono regali di Dio offerti a tutti coloro che si sono lasciati affascinare dalla croce di Cristo, dalle beatitudini e dall’amore del Padre. La mentalità ecumenica apre il cuore e la mente e permette di scoprire i segni di giovani30001_optDio che sono presenti nella vita e nelle azioni di coloro che ci sono vicino e che, anche diversi da noi, condividono la stessa passione per la salvezza, per la felicità e per la pace degli uomini e del mondo. Per questo educare al dialogo e alla conoscenza dell’altro è una strada maestra per superare gli inevitabili contrasti e prevenire i possibili scontri. Comprendere le ragioni degli altri e le radici della diversità è la via che conduce alla conversione personale e che aiuta a vedere gli altri non come pericolosi concorrenti, ma come amici e fratelli da accogliere.
Non il bianco e il nero, ma il grigio della vita
Ai superiori generali dei religiosi, riuniti in Assemblea nazionale, papa Francesco ha rivolto un pressante invito a crescere nel discernimento spirituale: «Non basta vedere il bianco e il nero. Il discernimento è andare avanti nel grigio della vita e cercare lì la volontà di Dio, non nel fissismo del pensiero» (Avvenire, 26 novembre 2016, p.17). Nella formazione dei giovani non si possono semplicemente trasmettere le verità e i principi religiosi e morali, occorre aiutare i giovani a vivere nella complessità della realtà, anche se ambigua e contraddittoria. È necessario condurre i giovani a scoprire i valori positivi che sono presenti, a condannare il male e a collaborare con tutti coloro che hanno come fine la giustizia, la felicità e la pace. Il bene e la bontà non hanno colore politico, né si identificano con alcun gruppo; non sono appannaggio esclusivo di nessuno, ma il terreno comune sul quale è possibile costruire la comunione nel rispetto vicendevole. Occorre far crescere il consenso intorno ai valori fondamentali e condividerli con la maggioranza dei fratelli, siano essi credenti o non credenti.

LA FORMAZIONE DEI GIOVANI
Nella formazione dei giovani non si possono semplicemente trasmettere le verità  e i principi religiosi e morali, occorre aiutare i giovani a vivere nella complessità  della realtà , anche se ambigua e contraddittoria. È necessario condurre i giovani a scoprire i valori positivi che sono presenti, a condannare il male e a collaborare per la pace e la giustizia.

Educare le persone ad essere aperte

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Non dobbiamo avere paura di aprire le nostre porte, né temere il progresso culturale

*di don Gianfranco Calabrese*
Non esiste la persona fuori dal mondo
Se si mette al centro dell’evento educativo la persona e il suo sviluppo psico-fisico e spirituale, si deve avere una particolare attenzione all’educazione dell’adolescente e del giovane nell’ambiente e nel mondo che lo circonda e dentro il quale vive e agisce. È necessario educare e formare sempre la persona nella relazione con gli altri e con il mondo, con la creazione e con il cosmo. Una persona cresce se resta aperta di mente e di cuore, capace di stupirsi, di  osservare e di apprezzare  ciò che lo circonda e di godere della vita e della natura . Non dobbiamo avere paura di aprire le porte della nostre chiese, delle nostre sacrestie e delle  sale dove si svolgono le nostre riunioni , per educare a correre sulle strade del mondo, per far conoscere la creazione, l’umanità sofferente,  la bellezza e la musica della vita, per far ascoltare  i lamenti degli uomini che abitano il nostro meraviglioso e drammatico pianeta. Non si deve temere il progresso culturale, scientifico e tecnologico. Infatti non è la scienza che rovina l’uomo, ma  la sete di denaro, di potere e di dominio assoluto dell’uomo può macchiare la bellezza, la verità e la bontà delle sue opere . Infatti, è proprio nel cuore dell’uomo che albergano i più pericolosi sentimenti che possono rovinare la creazione : la cupidigia, la violenza, l’odio …

 

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Solo se si esce e si apre il cuore si può educare

Educare il cuore per migliorare lo sguardo

Non bisogna lasciarsi ingannare dalla falsa  e pericolosa illusione  che gli adolescenti devono essere protetti e custoditi dal mondo, perchè non si cresce nel chiuso di un laboratorio asettico, ma sulla strada. Ciò che vale non è allontanare, ma educare il cuore nella realtà e nella consapevolezza che solo nella lotta maturano le scelte e si formano le persone. È essenziale educare il cuore all’amore di Dio e del prossimo. Per questo uscire significa andare lungo la strada che scende da Gerusalemme a Gerico e non passare oltre, né dall’altra parte, perchè non si ha timore di incontrare il fratello che tende la mano o pone le vere domande della vita. Dio stesso non ha avuto paura di farsi pellegrino e viandante per rispondere alle sfide e alle domande di ogni uomo e piegarsi per ascoltare, ungere, curare, prendere su di sé e condurre nella locanda dove si può offrire un po’ di ospitalità e di conforto. Per far questo Egli ha pagato con il suo amore il prezzo dell’uscire e dell’accogliere gli altri come sono e non come dovrebbero essere. Quest’atteggiamento divino ci ha permesso di conoscere il cuore di Dio: avendo amato i suoi, li amò sino alla fine. Solo se si esce e si apre il cuore  all’altro si può manifestare, educare e rivelare la profondità dell’amore che abita il segreto del cuore di Dio e dei nostri ragazzi.

Uscire per incontrare gli uomini in Dio e Dio negli uomini

Uscire senza paura e con gioia dai nostri ripetitivi programmi sclerotizzati, dalle nostre sicurezze dogmatiche e dalla cultura del venire a riunione, serve a liberare gli adolescenti e i giovani dal timore degli altri e dei loro coetanei e serve a spezzare il circolo chiuso dei gruppi autoreferenziali e iper-protettivi. E’ necessario  stare in mezzo ai compagni a scuola, al lavoro, nello sport , nonostante la fatica delle  dipendenze che legano drammaticamente molti ragazzi  contemporanei. I cristiani non fuggono i problemi della vita, ma vivono la lotta per la liberazione come un cammino insieme sotto la guida di Cristo e del Vangelo e nella forza dello Spirito Santo. Gli animatori del gruppo degli adolescenti e dei giovani devono avere la testa in cielo e i piedi ben radicati sulla terra, se vogliono educare a divenire testimoni della risurrezione di Colui che ha dato la vita per la salvezza di tutti gli uomini. I discepoli del Signore non cercano la tranquillità della casa calda e protetta, ma la polvere della strada e il freddo del cammino. I cristiani non fuggono il mondo. Anche se non sono del mondo, cercano la libertà e la salvezza nel tempo Essi sono radicati nel mondo di Dio, nel suo amore, amano il mondo degli uomini e in Lui tutti coloro che la provvidenza pone sul cammino della vita.

Sapersi stupire, nonostante le difficoltà e la lotta

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ascolta la canzone Buon viaggio di Cesare Cremonini  https://www.youtube.com/watch?v=1pRPXIC4Vtk

L’animatore del gruppo deve essere il primo che sa stupirsi e gioire nella fatica della lotta e nelle difficoltà del mondo presente. In questo modo sarà capace di far scoprire ai ragazzi e ai giovani, con realismo e senza ingenuità, il bello, il buono e il vero  della  vita . Tutto è un dono di Dio. Egli semina nei solchi della storia i carismi e le meravigliose  possibilità  che possono rendere più bello l’ambiente che ci circonda e la fraternità umana. Lasciarsi guidare dalla vita degli adolescenti, senza pregiudizi e con fiducia, significa convertirsi e credere che le loro potenzialità potranno fiorire in quanto doni di Dio. La primavera dell’adolescenza e della giovinezza fa finire l’inverno e l’autunno di chi pensa che tutto è perso e che il freddo ha ucciso la vita e il bene. Se si esce dai nostri pregiudizi e si osserva la vita quotidiana, ci si accorge che ci sono, insieme ai segni della crisi,  i segni della speranza e del Cristo nella storia, che continua ad operare nel suo Spirito. L’animatore del gruppo adolescenti e giovani educa i ragazzi a guardare fuori dalle finestre della sala delle riunioni  e come il profeta a saper osservare il mandorlo fiorito: Geremia 1, 11-2. Occorre uscire per condividere la gioia della vita con coloro che sono credenti , con coloro che lottano per vivere e per credere e con coloro che non credono, ma cercano di amare. Tutti sull’unica carovana che tra le soste, le buche, le corse e le ricadute , viaggia verso la meta, che è uscire da noi per entrare nel cuore di Dio, alla fine del nostro stupendo viaggio.

SAPERSI STUPIRE
L’animatore deve essere il primo che sa stupirsi e gioire anche nella fatica e nelle difficoltà. A volte occorre lasciarsi guidare dalla vita degli adolescenti, senza pregiudizi e credere alle loro potenzialità, perché essi sono doni di Dio e in quanto tali possono fiorire quando meno ce lo aspettiamo. L’animatore dovrà insegnare anche ai ragazzi questa capacità di guardare fuori…

 

Quanta pazienza … E perchè?

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La ragione della pazienza educativa

Una condizione fondamentale che deve caratterizzare l’animatore del gruppo degli adolescenti è la Pazienza . Si tratta di una virtù spontanea e naturale ma è anche il frutto di un lungo esercizio di preghiera e di crescita, di maturazione umana e cristiana. Infatti Continua a leggere “Quanta pazienza … E perchè?”

Educare alle vere relazioni nel gruppo

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Cristo Gesù è il centro, il cuore e il senso di ogni azione missionaria della Chiesa

*di don Gianfranco Calabrese*

Legati a Cristo e ai fratelli
Non bisogna mai dimenticare un principio fondamentale che caratterizza l’annuncio e l’evangelizzazione, valido per qualsiasi gruppo di persone  e per tutti gli ambiti di vita: Cristo Gesù è il centro, il cuore e il senso di ogni azione missionaria della Chiesa. È fondamentale non perdere di vista questa verità. Direi che questa è l’unica Verità. Se gli animatori della pastorale giovanile  avranno presente questo principio, nella programmazione e nell’attuazione di ogni attività, riusciranno a superare il rischio della ricerca del risultato immediato, dell’eccessivo attivismo, della preoccupazione per aspetti assolutamente secondari, delle  ansie dell’iperattività o del pessimismo frutto di  una falsa spiritualità che conduce al disimpegno e alla pigrizia. Incontrare Gesù significa educare al gusto sapiente della verità, della bellezza e della verità. Essere legati a Cristo rende liberi da ogni legame e da ogni idolatria, da ogni condizionamento che impedisce di correre verso il bene, di assaporare la bontà della vita e farsi riscaldare dal sole caldo della verità, che risplende in ogni realtà, nella creazione e nell’umanità. Il legame con Cristo non abbassa ma eleva. Quando si sale sulla mongolfiera, si è legati a tutto, ma si sale sopra tutto. Cristo è la nostra libertà liberante, la nostra verità illuminate, la bontà che ci rende buoni e benevoli.

 

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Il legame con Cristo fa crescere e unisce agli altri

Legati a Gesù, il Messia e il Cristo, per essere dono
Nessuna relazione umana può essere totalmente slegata dall’interesse, dalla ricerca del consenso e dal bisogno della risposta. Solo Cristo ci lega a sé senza chiedere nulla per sé. Con le nostre  attività dobbiamo riuscire a trasmettere questa verità profonda: non esiste nessuna legge che obbliga o lega al dovere, ma tutto è  dono, grazia, libertà di rispondere per il proprio Bene. L’uomo che diventa discepolo del Signore, che obbedisce al Padre e vive nel dono dell’Amore, dello Spirito Santo, non rende più buono Dio, né più benevolo il Padre, ma lui stesso diventa più buono, più vero e più bello. Il legame con Cristo fa bene. Fare il bene, fa bene! Tutto è un dono meraviglioso: l’amicizia con Gesù, diventare figli di Dio, entrare nel gruppo dei discepoli del Signore, nella Chiesa e nel regno di Dio. Questi doni fanno crescere la nostra umanità, ci rendono più liberi, ci sciolgono dai legami che ci rendono schiavi di noi stessi e dagli altri. Con i doni di Dio possiamo volare legati al filo rosso del suo Amore infinito. È l’amore di Dio, la vita di Dio, dono della Pasqua di Cristo, che ci permette di vivere e respirare nel mondo senza essere contaminati dallo smog delle tentazioni e dei peccati, che sono i veri lacci che ci legano. Il suo Amore è il vero legame che ci permette di salire in cordata verso le alte vette senza rischiare di precipitare nei crepacci o di cadere mentre scaliamo la montagna della nostra gioia, della nostra beatitudine, della realizzazione di noi stessi e della comunione con gli altri. Questa è la sfida alla quale è chiamata la pastorale con e per gli adolescenti, con e per i giovani: inventare la melodia dell’amore e della fede sulle note del dono, della grazia, della misericordia, della libertà, della gratuità, della responsabilità e della comunione.

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Tutto è un dono meraviglioso. Fare il bene fa bene!

Servire i fratelli, impegnarsi per il bene del prossimo, pregare e celebrare il giorno del Signore, sacrificare la propria vita, non sono obblighi, ma bisogni e necessità che nascono e fioriscono come gli alberi in primavera in virtù del sole e del calore dell’Amore. È il dono dell’Amore che feconda e attrae il cuore dell’uomo, lo rende capace di essere nella libertà come deve essere: generati nel dono e nella testimonianza di Cristo. Stare con gli altri significa camminare legati in cordata. Questa è l’unica condizione per vivere e per non morire, per camminare e per raggiungere, anche con fatica, la meta: la felicità.

 

Essere attratti dall’Amore
Per riuscire a far cogliere l’importanza del legame tra Gesù e la vita del ragazzo, l’animatore deve lasciarsi attrarre dalla persona di Gesù, dalla sua vita e dalla sua Parola,  e dalla persona e dalla vita dei ragazzi che è chiamato ad accompagnare e servire. È necessario conoscere, amare, apprezzare la vita dei ragazzi così come è, non come si vuole o si ritiene che debba essere. Allo stesso modo, è fondamentale conoscere, contemplare e amare la vita di Gesù così come è, non come si vuole o si ritiene che debba essere. Non si può essere innamorati di idee astratte, ma della realtà concreta, dell’altro e dell’Altro, senza false illusioni e senza pericolose delusioni. È la realtà il ponte che conduce Dio all’uomo e l’uomo a Dio. L’animatore deve servire la storia e far risplendere in essa ciò che c’è di bello, di buono e di vero, ciò che è stato seminato nei solchi e nella realtà del tempo.

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QUESTIONI DI CRESCITA Un gruppo cresce nella propria identità se ciascun ragazzo riesce, con l’aiuto dell’animatore, a creare un proprio personale rapporto con Cristo e contemporaneamente con ciascun componente del gruppo. Nella fede cristiana si non si può mai separare Dio dai fratelli e i fratelli da Dio: è questa la sfida dell’evangelizzazione.

In questo modo le riunioni non diventeranno una fuga ideologica, né un laboratorio asettico, ma il luogo dell’esperienza, del dialogo e del confronto tra la verità di Cristo e la verità dell’uomo. Senza questo realismo, che nasce dall’amore e dalla verità dell’altro e di Cristo, non si migliorano i legami e le relazioni tra le persone e con la persona di Gesù. Si costruiscono il gruppo e la fede sulle  false pretese degli adulti. Non si introduce la vita dei ragazzi nella vita di Dio e la vita di Dio nella storia degli uomini. Non si aiutano i ragazzi e i giovani a vivere il messaggio di Gesù nella quotidianità. Per evitare questi pericoli è necessario essere attratti da Gesù, dal suo Vangelo, dal ragazzo e dalla sua vita. Per organizzare riunioni interessati e programmare esperienze coinvolgenti,  non bisogna fissarsi sulla nostra idea di Dio, sul nostro programma, sulla nostra tabella di marcia e sui nostri risultati, ma tenere conto della realtà della storia e del progetto di Dio.

In questo modo è possibile creare legami significativi e veri tra i ragazzi. Questo avviene per la comune scelta di fede, per l’amicizia condivisa con Gesù e con il suo messaggio di Amore e di Pace.  Un gruppo cresce nella propria identità se ciascun ragazzo riesce, con l’aiuto dell’animatore, a creare un proprio personale rapporto con Cristo e contemporaneamente con ciascun componente del gruppo. Tutto questo è frutto dell’amore di Dio e del prossimo. Nella fede cristiana si non si può mai separare Dio dai fratelli e i fratelli da Dio, come ci ha rivelato Cristo Gesù, vero Dio e vero uomo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. La sfida della nuova evangelizzazione si vince se si riscopre Cristo nel dono dello Spirito Santo : il Vangelo del Dio Vivente.

 

 

Senza ascoltarsi non funziona niente

Good-ListenerFare, fare… e ancora fare: ma che cosa fare?

Gli animatori che operano nell’ambito della pastorale giovanile, soprattutto con gli adolescenti, rischiano di sottovalutare, nella programmazione degli itinerari di formazione e di animazione, l’attenzione all’ascolto di se stessi, dei ragazzi e dell’ambiente. Non è Continua a leggere “Senza ascoltarsi non funziona niente”

L’educazione alla fede? Cambia la vita!

calabrese2La fede non è un insieme di verità astratte, è un dono che cambia la vita
La pastorale giovanile, come percorso di educazione alla fede nella comunità dei credenti, ha come finalità l’incontro con la persona di Gesù Cristo, uomo e Dio. Quest’incontro permette l’iniziazione permanente dei discepoli alla vita cristiana e conduce alla Continua a leggere “L’educazione alla fede? Cambia la vita!”