Qual è lo scopo degli oratori? Molto spesso a questa domanda si risponde con affermazioni diverse, ma quali mai si pone l’attenzione su quello che è il centro di tutta l’attività oratoriale: Gesù Cristo.
Se manca questo scopo centrale “la sequela di Cristo”, possiamo avere bellissime attività o organizzazioni che però falliscono il loro impegno.
Riconosciamo quindi all’oratorio la funzione di primo annuncio cristiano e quindi è necessario che ogni animatore, responsabile o collaboratore dell’oratorio, viva prima di tutto la sua relazione con Cristo.
Dopo questa premessa necessaria, cerchiamo di vedere come vivere l’oratorio nella sequela di Cristo. Mostreremo un luogo necessario e due attenzioni da mettere in campo.
Il luogo è comprensibile, ogni oratorio deve avere una cappella del Santissimo Sacramento, anche se piccola deve essere centrale nella struttura e dovrebbe essere almeno capiente affinché almeno gli animatori di un gruppo possano pregare insieme. Essa deve essere il luogo davanti la quale ogni bambino o ragazzo o giovane può passare davanti o entrare per pregare.
Sembra superfluo in questa sede sottolineare che lo stesso progetto educativo deve avere come obiettivo l’annuncio e la sequela di Cristo, per cui non mi soffermo su questo aspetto. Ma è necessari mettere in evidenza due atteggiamenti da parte ci coloro che sono chiamati a formare (risposabili o direttori di oratorio) e da parte di coloro che sono gli animatori.
I formatori devono per primi vivere l’oratorio come luogo principale in cui stanno rispondendo alla chiamata di Gesù a seguirlo, in questo servizio di annuncio, la figura biblica che può essere accostata a questa figura è San Paolo, che vive per primo l’incontro trasformante con Cristo, diventa discepolo nella Chiesa e annunciatore nel mondo.
Gli animatori che svolgono il loro servizio in oratorio devono essere capaci di vivere la loro fede per primi ed essere aiutati a verificare la chiamata che il Signore fa loro per servire i fratelli. Quesito attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola e l’adorazione, non dico la Messa perché è un’ovvietà e viene prima di ogni cosa. Comprendiamo quindi che per vivere l’oratorio nella sequela di Cristo è necessario avere un rapporto con Lui personale e intimo, non sentimentalistico o fondato solo sull’aspetto della filantropia o del divertimento che portano spesso alla gratificazione di sé e non alla sequela di Cristo.
Più volte ho parlato di sequela e mi sembra opportuno specificare cosa intendiamo con questo termine. Faccio riferimento a un brano evangelico poco comune, citato spesso per la figura di coloro che sono chiamati al sacerdozio ministeriale. Il brano è quello di Gv 21 Gesù dice a Pietro tu quando eri giovane andavi dove volevi quando sarai vecchio un altro ti condurrà dove non vuoi1 poi aggiunse Seguimi!
Ecco in questo seguimi vedo la centralità della sequela, non è seguire e mettersi sulle orme del maestro soltanto, ma è rinunciare a se stessi per un bene maggiore Gesù. Noi vogliamo bene a Cristo e ai ragazzi dell’oratorio per i quali faremo tutto, ma attenzione quanto è vero? Dovrebbe essere sempre la domanda da farsi ogni volta che entriamo e usciamo dall’oratorio: oggi ho seguito Gesù? Che significa: mi sono comportato come avrebbe fatto lui, ho fatto si che chi mi ha incontrato ha visto Lui nei miei gesti, nelle mie parole, nei mie sguardi?
Questo comprendiamo che è possibile solo se ci nutriamo di lui, allora come si vive nell’oratorio, la sequela di Cristo: con la preghiera la Parola e l’Eucarestia.
Ma direte i bambini e i ragazzi non dovrebbero vivere anche loro l’oratorio nella sequela di Cristo? Certo ma questo sarà direttamente proporzionale alla misura in cui coloro che sono chiamati ad attuare il progetto educativo lo vivono.
Non servono maestri ma testimoni, diceva S. Paolo VI, e questo mi sembra la risposta più adeguata! Buona Sequela!
Don Fabio Menicagli